Partito Democratico: la quantità c’è. E’ il momento di cercare la qualità
Articolo di Francesco Alberti su Il Corriere della Sera del 26 ottobre 2009
Prodi: la quantità c’è. E’ il momento di cercare la qualità
MILANO «Adesso per bisogna partire davvero, ci vuole una nuova ripartenza!». L’italiano all’estero Romano Prodi, «felice per la vittoria dell’amico Pier Luigi», guarda dagli States i 2 milioni e passa di votanti alle primarie e vi scorge soprattutto due segnali: «Voglia di partecipazione e di politica-alta».
Come dire: superato l’esame «quantità» grazie ad un’ affluenza di tutto riguardo in questi tempi di vacche magre, ora occorre alzare un’altra asticella nel Pd: quella della «qualità» dell’azione politica, sia sotto il profilo dei contenuti che della trasparenza e della democrazia. E’ un Prodi felice e impaziente quello che recupera voce e cellitlare all’aeroporto di New York dopo aver superato la gimkana dei controlli doganali. Un Prodi che incassa «con enorme soddisfazione la voglia di politica che queste primarie hanno dimostrato: non era affatto scontato che votassero in tanti e questo è la conferma che quando dai alla gente la possibilità di esprimersi, la gente si esprime».
Ma è anche un Prodi che ha fretta, che vuole finalmente vedere crescere questo Pd al quale ha dedicato progetti e lavoro negli ultimi tre lustri. Per questo non esita ad incalzare, da lontano, «da semplice iscritto», ma sapendo di avere ancora qualcosa da spendere di fronte alla base, coloro che da domani saranno chiamati a reggere le sorti del partito: «E’ il momento di agire dice al telefono, in costante contatto con la portavoce e parlamentare Sandra Zampa : con forza, coraggio, lucidità, onestà. Le primarie, per come si sono svolte, daranno al nuovo segretario l’autorevolezza sufficiente per impostare la propria azione politica: la si utilizzi, questo è il momento di dare tutto!». Il momento, aggiunge, di «dare risposte concrete a quei tanti italiani che, recandosi ai gazebo delle primarie, hann pubblicamente dato al Pd la patente di vera altemativa di governo». La strada è lunga, «tensioni e difficoltà sono da mettere in conto». Ma il Professore, intanto, qualcosa cambierebbe subito: «Lo Statuto va semplificato», dice. A cominciare da quel cervellotico ballottaggio davanti all’assem blea nazionale previsto nel caso nessuno dei candidati raggiunga la maggioranza assoluta.
Afferma Prodi: «Le primarie sono un istituto normalmente utilizzato per scegliere l’aspirante premier. Nel caso per , come nel Pd, si decida coraggiosamente di servirsene per una carica di partito, e pu anche essere giusto farlo, allora le primarie devono divenire il momento cruciale: è da esse che deve uscire il nome del futuro segretario».
Sul piano dei contenuti, il Professore batte sul tasto «della legalità e della trasparenza», oggi pi che mai. E sulla necessità, come ha scritto ieri sul «Messaggero», di un riformismo «coraggioso» che metta in cima alla propria agenda la questione «della distribuzione del reddito in un mondo in cui le differenze tra ricchi e poveri sono sempre pi aumentate». Una frontiera che Prodi ritiene fondamentale: «I riformisti stanno perdendo elezioni ovunque: il motivo è perché forse hanno perso il coraggio di essere riformisti».
Oggi l’ex premier sarà al Consiglio di sicurezza dell’Onu per occuparsi di Africa. In Italia in tanti lo vorrebbero presidente del Pd. Lui quasi si scusa: «Mi dispiace. Mi pare di aver dimostrato che, quando faccio una scelta, poi non torno indietro. Ma ci sono, seguo, rifletto…»