Tina Anselmi una vera riformista, ma l’Europa ha smarrito la sua visione di solidarietà e welfare
L’omaggio di Prodi “Una vera riformista la sinistra ha smarrito la sua idea di welfare”
“lei e Merkel, due visioni così distanti”
Intervista di Stefano Cappellini a Romano Prodi su La Repubblica del 2 novembre 2016
ROMA. Quando Romano Prodi fu nominato in corsa ministro dell’ Industria nel quarto governo Andreotti, al posto di Carlo Donat Cattin, correva il novembre del 1978. Al tavolo del Consiglio dei ministri trovò ad attenderlo una sola donna, Tina Anselmi, che era già alla sua seconda esperienza di governo. “All’ epoca – racconta Prodi a Repubblica – si parlò tantissimo della prima volta di una donna ministro. Ma quando entrai a Palazzo Chigi non ebbi tempo di pensarci troppo, anche perché in quel caso il novizio ero io…”. Ieri, dopo aver appreso la notizia, Prodi ha subito comunicato pubblicamente il suo cordoglio: “Sono profondamente addolorato per la scomparsa di Tina Anselmi alla quale ero legato da grande stima e sincero affetto”. Non sono parole di circostanza. L’ ex premier ammirava molto Anselmi: “Ho condiviso con lei alcuni degli anni politicamente più significativi della storia del Paese”
Il 1978 è l’ anno di Moro assassinato dalle Brigate rosse. La crisi econonomica. La disoccupazione. Erano anche quelli tempi difficili.
“Ma era un periodo di grandissima spinta riformista e in quel governo a spingere più di tutti per il cambiamento era proprio lei, Tina”.
La “signorina Tina”, la chiamava Moro.
“Aveva una formazione religiosa che la ispirava profondamente nelle convinzioni e nel modo d’ agire”.
Firmò la legge sull’ aborto, contro la quale aveva votato in Parlamento, affrontando le pressioni vaticane. Cattolica “adulta”?
Era una donna molto semplice e molto coraggiosa. Ma non voglio farne un santino astratto. Era anche capace di modi spicci. Le era rimasto un approccio popolare alle cose e alle persone. E alla fine otteneva quello che voleva“.
Cosa ottenne dalla politica?
“Una delle più grandi riforme mai varate in Italia, quella del servizio sanitario universale. Ricordo ancora l’ emozione profonda la mattina in cui ci vedemmo al Consiglio dei ministri con la certezza che ormai il consenso in Parlamento era larghissimo e quel provvedimento sarebbe diventato legge, con le sue importanti ricadute sulla vita delle persone “.
Anselmi fu accusata di aver ceduto a una legge dei comunisti.
“Accusa sciocca, in quella riforma c’ era un’ impronta politica trasversale “.
Ogni volta che si citano riforme davvero epocali bisogna tornare indietro almeno di trent’ anni.
“C’ era allora un’ attenzione alla protezione dei cittadini, soprattutto quelli più esposti agli imprevisti della vita, che è andata scemando nel tempo. Il Paese coltivava la fiducia, e Anselmi la incarnava perfettamente, che si potesse avanzare nell’ applicazione del welfare. Ancora nessuno pensava, come oggi, che la politica dovesse accettare come un fatale destino l’ arretramento dei diritti universali“.
Una critica alla nostra sinistra?
“Fosse solo un problema italiano, o di una parte politica, mi preoccuperei meno. Purtroppo è un fenomeno che attraversa tutta l’ Europa. Quando Angela Merkel snocciola dati e percentuali per caldeggiare la riduzione del welfare non posso non misurare la distanza tra questa visione e quella di Tina”.
Anselmi era il “volto buono” della Democrazia cristiana, ma il capo del governo era Giulio Andreotti.
“Certo, ma sulle sue riforme c’ era anche la firma di Andreotti”.
C’è speranza di rivedere una Anselmi in politica?
“Non ci credo molto, ma ci spero ancora”.