Un compito impossibile per la Commissione d’inchiesta sulle banche
Il caso banche – La commissione che farà male soltanto al Paese
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 17 settembre 2017
Entro un mese sarà chiamata ad operare concretamente la Commissione di Inchiesta sul Sistema bancario e finanziario. Si tratta di un organismo di rilevante importanza, composto da 20 deputati e 20 senatori. Una Commissione con un mandato e con poteri molto ampi perché dovrà indagare sulla politica creditizia e finanziaria italiana, sulle sue regole e sul suo funzionamento, compreso il ruolo ricoperto dalla vigilanza non solo da parte della Banca d’Italia ma anche della Banca Centrale Europea che, negli ultimi anni, ha assunto un ruolo decisivo anche nel controllo del sistema bancario italiano. Una Commissione la cui competenza non è limitata agli ultimi anni ma che può indagare sia sugli sconquassi bancari del lontano passato come sugli eventi più recenti. Una Commissione che ha tutti i poteri della magistratura, salvo quello di procedere all’arresto immediato.
Le Commissioni parlamentari hanno già avuto in passato un ruolo molto importante nel correggere (e anche migliorare) il funzionamento del nostro sistema bancario. Basti ricordare la Commissione Sindona che, attiva dal 1980 al 1982, ha fornito materiale prezioso per adeguare almeno parzialmente il funzionamento del mercato finanziario italiano agli standard internazionali dopo il grande scandalo che aveva avuto come protagonista il ben noto banchiere siciliano.
Esempi ancora più evidenti li possiamo trovare in altri paesi, a cominciare dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna dove i pur insufficienti miglioramenti nella disciplina dei mercati finanziari e bancari sono stati sempre preceduti da lunghi e memorabili lavori di commissioni parlamentari.
Se esaminiamo tutti questi precedenti troviamo ovunque caratteristiche e comportamenti comuni.
Prima di tutto una profonda e lunga analisi preparatoria svolta dagli stessi uffici parlamentari con un massiccio contributo da parte di studiosi ed esperti anche esterni al sistema parlamentare stesso. Studi approfonditi che, nella maggior parte dei casi, rendono ancora oggi utile la lettura delle migliaia di pagine che li compongono.
Partendo da queste basi l’attività di tutte le diverse Commissioni si è dedicata ad un’amplissima serie di audizioni, con l’intervento di un copioso numero di “testimoni” appartenenti non solo agli operatori del settore ma alle associazioni che li rappresentano, alle autorità di vigilanza e a tutti coloro che hanno avuto un ruolo attivo o una particolare influenza nei confronti del mondo bancario.
In tutti i casi (compresa la citata Commissione Sindona) la complessità del lavoro di queste commissioni ha richiesto una durata superiore ai due anni, perfino nei paesi dove le procedure parlamentari sono meno complesse delle nostre.
Per questo motivo sono perplesso sulle possibilità operative della Commissione recentemente decisa dai nostri due rami del parlamento dato che la sua durata non potrà in ogni caso superare il limite massimo dei pochissimi mesi che ci separano dalla fine della legislatura. Un periodo di tempo così breve da non permettere le analisi, le riflessioni e i dibattiti necessari a rendere costruttivo l’operato di una commissione parlamentare.
Di fronte a questa impossibilità lo scenario che si prepara è quello di una Commissione che si trasforma fatalmente in una continua rissa pre-elettorale, con accuse incrociate, senza regole e senza limiti.
Anche nell’ipotesi della nomina di un presidente autorevole e sopra le parti non possiamo aspettarci di meglio, dato che non solo la campagna elettorale è già cominciata ma siamo alla vigilia di scadenze di fondamentale importanza, a partire dalla nomina del Governatore della Banca d’Italia.
Non credo che queste mie osservazioni possano essere accusate di eccessivo pessimismo perché la rissa è iniziata prima dell’insediamento della Commissione stessa: i rappresentanti dei vari partiti già litigano su chi dovrà essere convocato per primo a testimoniare. Questo ancora prima del necessario approfondimento sui contenuti, sulle modalità e sulle procedure delle testimonianze stesse.
Questo scontro senza regole cadrà inevitabilmente sotto osservazione da parte di tutta l’opinione pubblica internazionale e si riaccenderà quindi un’interessata campagna di discredito nei confronti del sistema bancario italiano proprio nel momento in cui esso sta faticosamente recuperando solidità e reputazione dopo tanti anni di crisi.
Vedo quindi il prodursi di un danno certo per l’Italia, senza che la Commissione abbia alcuna possibilità di raggiungere l’obiettivo che le è proprio, cioè di approfondire l’esame degli errori del passato e suggerire i rimedi per il futuro.
Ho paura perciò che siamo destinati a farci del male anche quando mettiamo in uso gli strumenti propri di una seria democrazia parlamentare. Speriamo solo che questo danno venga almeno alleggerito dalla saggezza del presidente e dei quaranta membri di una Commissione alla quale viene affidato un compito sostanzialmente impossibile. Tuttavia il danno mi appare inevitabile.