Draghi deve iniettare al Paese vaccino e fiducia nel futuro “whatever it takes”
Vaccini e fiducia, la ricetta per ripartire
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 14 febbraio 2021
La nascita del governo Draghi è stata accompagnata dalla pubblicazione delle previsioni economiche della Commissione Europea per i prossimi mesi. La riflessione sui dati emersi mette ancora più in rilievo la grandezza del compito e le difficoltà che il nuovo governo ha di fronte per allineare l’Italia al comportamento degli altri paesi europei.
Dall’ormai lontano inizio della crisi finanziaria, il nostro tasso di crescita ha sostanzialmente oscillato tra l’ultimo e il penultimo posto tra tutti i paesi dell’Euro. Dopo avere trascorso un lontano periodo in cui il nostro reddito pro-capite era al di sopra della media europea, siamo scivolati paurosamente verso il basso.
Lasciando da parte il passato, sono le previsioni per il futuro che più preoccupano. La nostra economia, dopo la caduta record dell’8,8% dello scorso anno, è prevista crescere solo del 3,4% nell’anno in corso, per effetto della ripresa della pandemia. Gli uffici di Bruxelles concludono quindi che l’Italia non recupererà prima del 2023 il terreno perduto durante lo scorso anno, anche se le loro previsioni non tengono ancora conto dei possibili effetti positivi del Recovery Fund, che si manifesteranno pienamente soprattutto nel lungo periodo.
Non vi è dubbio che il governo Draghi sia nato con la priorità di impiegare in modo tempestivo ed effettivo questi fondi e di produrre tutte le riforme necessarie perché questo possa avvenire.
La fiducia che ciò sia possibile è profondamente condivisa dai nostri partner, così come positiva è la reazione dei mercati finanziari. Credo però che l’Italia abbia bisogno del segnale che, già a partire dai prossimi mesi, si possano correggere verso l’alto le non favorevoli previsioni nei nostri confronti.
Non sarà certo facile, perché il peggioramento dell’economia italiana negli ultimi mesi è correlato direttamente alla recrudescenza del virus, sul cui comportamento futuro e sulle cui mutazioni non è facile fare previsioni.
E’ tuttavia condivisa la convinzione che la velocità della ripresa sia direttamente legata al ritmo delle vaccinazioni, ora limitate non certo dalla loro messa in atto, ma dal forte e imprevisto calo delle forniture da parte delle imprese produttrici: come scrive il Financial Times, si erano impegnate a produrre 800 milioni di dosi entro la fine dello scorso anno e ne hanno consegnate solo tra i venti e i trenta milioni.
Mi rendo conto che questi eventi sono purtroppo da mettere in conto quando si opera all’avanguardia della scienza, ma credo anche che il nuovo governo debba fare tutto il possibile (Whatever it takes) per concludere accordi di acquisto, licenza e fabbricazione con tutti i produttori del mondo, alla sola condizione che il vaccino sia garantito dalle nostre autorità sanitarie.
E’ chiaro che non si tratta di un problema solo italiano perché, per essere al sicuro, bisogna vaccinare tutto il mondo, ma è certo che alcune delle nostre imprese sono nettamente in grado di inserirsi nei diversi ruoli di questo necessario progetto di crescita della produzione del vaccino.
Come si vede non è facile accelerare la messa in sicurezza dell’Italia, anche se da questo dipenderà, in misura maggiore rispetto agli altri paesi, la rapidità della ripresa, data l’importanza del turismo per la nostra economia.
La prima domanda che mi pongono in questi giorni i miei interlocutori stranieri, con i quali discuto di economia, è infatti se saremo o meno in grado, nella prossima estate, di ricevere i turisti.
Mi è facile rigirare la domanda chiedendo se loro saranno o meno in grado di farli partire ma, nello stesso tempo, mi rendo conto di come sia importante una forte strategia comune fra il ministro della Salute e il ministro del Turismo (opportunamente resuscitato dall’attuale governo) per dare, all’interno e all’estero, il messaggio che si sta facendo ogni sforzo per accelerare il nostro ritorno a una normalità rispettosa della sicurezza.
Un messaggio importantissimo anche per il fatto che, a partire dagli inizi della pandemia, i consumi degli italiani sono calati molto più del loro reddito disponibile.
In conseguenza dell’aumentata incertezza sul futuro, dovuta proprio a un evento così straordinario, il nostro comportamento è stato infatti l’opposto a quello che generalmente avviene nelle crisi economiche, nelle quali si tende a fare crescere i consumi a scapito dei risparmi, in conseguenza di una spontanea tendenza a cercare di mantenere inalterato il proprio tenore di vita anche in situazione di difficoltà.
Abbiamo quindi nel nostro arsenale munizioni di riserva che l’attuale incertezza ci ha impedito fino ad ora di utilizzare.
Credo che questo governo, a cui tutti riconoscono la massima capacità di impiegare in modo ottimale i futuri fondi europei, abbia anche la possibilità di iniettare rapidamente nel paese non solo un’accresciuta dose di vaccino, ma anche la dose di fiducia necessaria per iniziare presto il cammino di ripresa che da tanti anni attendiamo.