Resa dei conti nella Lega: via libera per Draghi e Letta
Resa dei conti Lega – Il voto nelle città che rafforza il governo
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 10 ottobre 2021
Giunti alla metà fra il primo e il secondo turno elettorale, si possono fare ragionate riflessioni sul quadro politico che si sta determinando, anche se il ballottaggio, visto che riguarda ben dieci capoluoghi di provincia, potrà portare qualche aggiustamento. L’interpretazione dei dati è tuttavia già abbastanza chiara per fare alcune considerazioni, a partire dal buon risultato del Partito Democratico e di Fratelli d’Italia, a cui si contrappongono le evidenti difficoltà della Lega e di 5Stelle.
La prima conseguenza riguarda la Lega, dove si è ovviamente aperta la discussione se la sconfitta elettorale sia dovuta alla Lega di lotta o alla Lega di governo.
Da questo semplice dilemma nascono due ipotesi sul futuro del partito, la prima impersonata soprattutto da Salvini e la seconda che vede come protagonista Giorgetti.
L’inevitabile dibattito sul futuro del partito mantiene ancora un tono moderato e senza il pronunciamento di molti leader, data la necessità di presentarsi con un atteggiamento unitario di fronte agli elettori che si recheranno alle urne fra una settimana. Diventa quindi naturale l’insistente richiamo al tema che è sempre stato il principale campo di battaglia della Lega, cioè il fisco. Salvini sta quindi suonando l’allarme su ogni proposta del governo che riguarda questo settore: essa viene interpretata come un intollerabile aumento del peso fiscale, anche quando si tratta di interventi tecnici universalmente attesi e richiesti da decenni.
Tuttavia, dopo la fine della tregua in attesa del ballottaggio, lo scontro tra le due linee sarà inevitabilmente destinato ad approfondirsi e ad estendersi, fino a coinvolgere i leader regionali della Lega. Ho molti dubbi che, per essa, sia facile e nemmeno conveniente rompere col governo perché, nel frattempo, il rafforzamento del Partito Democratico rende maggiormente possibile la coalizione che comprende la quasi totalità dei partiti e dei movimenti di centro-sinistra.
Della debolezza della Lega si è ben accorto Draghi che, alle esternazioni di Salvini, ha semplicemente risposto che l’azione di governo non può essere condizionata dal calendario elettorale, anche se poi ha prudentemente provveduto a rendere più sistematico il dialogo con la Lega.
Pur tenendo sempre conto che si tratta soltanto di elezioni locali, è evidente che il primo turno ha favorito il Partito Democratico non solo in termini di voti, ma anche nel rafforzamento del ruolo del suo segretario, uscito con un risultato superiore alle previsioni nel difficile collegio di Siena.
Un rafforzamento che gli può permettere di portare avanti il suo disegno di fare del PD il centro di un’alleanza abbastanza estesa da potere competere con la destra con qualche possibilità di successo nelle prossime elezioni politiche, anche se Fratelli d’Italia ha migliorato le proprie posizioni, soprattutto nei comuni di minore dimensione, che sono stati oggetto di scarsa attenzione da parte degli osservatori politici, ma che raccolgono una parte sostanziale della popolazione italiana.
Naturalmente qualsiasi ipotesi riguardante le prossime elezioni dovrà tenere conto di quale sarà la legge elettorale con cui si andrà a votare. Tenuto conto del fatto che i risultati di domenica scorsa hanno creato una situazione per cui una coalizione di destra e un raggruppamento di sinistra nutrono entrambe la speranza di prevalere nelle future elezioni politiche, diventa meno probabile che il Parlamento sia incline a votare una nuova legge elettorale di stampo totalmente proporzionale.
Anche se nulla di definitivo si può dire riguardo a questa delicata materia, andremo quindi presumibilmente a votare con il sistema misto esistente, battezzato col nome di Rosatellum. In ogni caso, pur tenendo sempre conto del limitato significato delle elezioni locali, il buon risultato elettorale del PD pone questo partito come il naturale punto di riferimento di una coalizione con qualche possibilità di successo in una competizione che sembrava fino a ieri fuori dalla sua portata.
La sua capacità di attrazione è quindi maggiore di prima nei confronti dei partiti o raggruppamenti che possono presentarsi come potenziali alleati nei futuri confronti elettorali, anche se l’estensione e la solidità delle alleanze dipenderà evidentemente da confronti e accordi non ancora definiti e non certo semplici da portare in porto.
Tenendo conto di tutti questi elementi si può convenire che Draghi esce complessivamente rafforzato da questo turno elettorale: qualsiasi siano le future decisioni della Lega, il governo potrà infatti disporre di una maggioranza rassicurante e rassicurata.
Si tratta naturalmente di riflessioni che riguardano la prima tornata elettorale, ma che difficilmente saranno radicalmente mutate dopo il secondo turno, anche se l’ultima parola verrà pronunciata dallo spoglio finale delle schede.
Le dichiarazioni di Calenda, vera sorpresa delle elezioni romane, porteranno infatti una prevalente parte dei suoi elettori a votare per Gualtieri, mentre non si prevede che tutto questo possa essere bilanciato da un’analoga preferenza degli elettori di 5Stelle nei confronti del candidato di destra.
A Torino la battaglia è forse più aperta, ma l’inatteso vantaggio del candidato di centro-sinistra gli attribuisce una prospettiva che non era certamente prevista prima di domenica scorsa. È quindi assai probabile che il messaggio del voto del primo turno, che ha complessivamente rafforzato il governo Draghi, si confermi con l’esito del ballottaggio di domenica prossima.