Per Sassoli il Recovery Plan non era una parentesi ma l’inizio di una svolta
Prodi: “All’ultima cena con Zuppi, David mi disse: vedrai, ce la faremo”
Intervista di Eeleonora Capelli a Romano Prodi su La Repubblica del 12 gennaio 2022
L’ultima cena insieme a Bologna, lo scorso autunno, con il compagno di liceo e amico di sempre, il cardinale Matteo Zuppi. Poi il professor Romano Prodi e David Sassoli hanno continuato a sentirsi al telefono, per Natale e per progettare nuovi incontri nella città dove studia anche il figlio minore del presidente del parlamento europeo, Giulio. Ora rimane il vuoto di una personalità che secondo Prodi “sarebbe stata una risorsa per il futuro della politica italiana e europea”. E che partecipò al gruppo di intellettuali che piantò il primo seme dell’Ulivo.
Professor Romano Prodi, in che modo era legato a Sassoli?
“In modo profondo e da un comune sentire. Ci parlavamo spesso, ci “confessavamo” sull’Europa. Quando è stato meglio, dopo la polmonite, sotto Natale, ci siamo accordati per la chiusura di un ciclo di conferenze, in febbraio. Nessuno pensava che potesse succedere una tragedia simile.
Sento perfetto, per ricordarlo, il passo del Vangelo: “I miti possiederanno la terra”. La mitezza non è debolezza, era invece la sua grande forza. Con la sua mitezza, David ha convinto tutti della bontà delle sue idee”.
Lei quale momento sceglierebbe per ricordarlo?
“Pochi mesi fa, l’11 luglio, eravamo insieme in una giornata di sole a Fossoli, in quel terribile luogo di smistamento dei deportati italiani verso i campi di concentramento nazisti. C’era da un lato la presidente della commissione europea, Ursula Von der Leyen, tedesca . Dall’altra Sassoli, presidente del parlamento europeo, italiano. Non si è trattato solo di un momento di riconciliazione, già costruita nel tempo, ma un momento che esprimeva, anche con una forte emozione, la ferma volontà di chiudere per sempre con il passato.
C’era la consapevolezza che l’Europa si fonda sulla riconciliazione non solo dei vertici, ma delle persone. Anche se si commemorava qualcosa di profondamente doloroso, l’atmosfera era gioiosa e David è stato il punto di riferimento di quella giornata nella quale, io credo, vi sia racchiusa la sintesi del pensiero politico e dell’impegno sociale di Sassoli: riconciliazione profonda, unità, solidarietà e giustizia sociale.
Sassoli, uomo del dialogo, aveva scelto di fare un passo indietro sulla ricandidatura al parlamento Europeo, ne avevate parlato?
“Abbiamo parlato molto di questo, la situazione era singolare. La sua presidenza era stata talmente conciliatrice che un numero di persone non piccolo pensava valesse la pena rompere la tradizione che vede l’alternanza, alla presidenza del Parlamento, tra socialisti e democristiani. Sarebbe rimasto volentieri, ma mi disse: “lo farò solo se ci sarà unanimità, non voglio portare nessuna rottura, non voglio una battaglia che rompa gli schemi e gli accordi che reggono il filo della solidarietà europea”. Ma non vi era nelle sue parole, posso assicurarlo, nessuna amarezza.
Il valore del dialogo era stato uno dei fondamenti dell’esperienza intellettuale e politica che vi ha visto insieme, dal 1975 al 1987, nella Lega Democratica, con suo fratello Paolo Prodi, Achille Ardigò, Ermanno Gorrieri e Pietro Scoppola. Un movimento cattolico che fu il primo seme dell’Ulivo, secondo alcuni studiosi, lei è d’accordo?
“Assolutamente sì. L’iniziativa partì da un gruppo di cattolici apertissimi, assetati di capire i cambiamenti che si stavano verificando. Era un gruppo molto attento ai valori ereditati dalla tradizione, ma che guardava al futuro.
Debbo molto anche io a quella formazione, soprattutto rispetto alla creazione dell’Ulivo: veniva da quella esperienza l’idea di mettere insieme eredità diverse, ma con valori comuni.
Allora non si pensava alla costruzione di un partito, ma c’era il desiderio di un clima culturale che interpretasse i segnali nuovi e il futuro che si stava preparando, per costruire un riformismo più ampio, che unisse cattolici e non cattolici”.
Lei crede che nel Next Generation Eu, il piano per la ripartenza dell’Europa dopo la pandemia, si ritrovi questa lezione?
“Sassoli ha portato con sé, al Parlamento Europeo, proprio questa formazione politica . Il Recovery Plan era per lui una via intrapresa da cui non sarà possibile tornare indietro: la solidarietà europea non come un episodio, o una parentesi, ma come l’inizio di una svolta verso una via nuova per l’Europa.
Facevamo lunghe discussioni su questo, sulla doverosa presa di coscienza da parte dell’Europa di un cambiamento che sarebbe dovuto durare nel tempo. E le ultime parole che ci siamo detti, con quel tono pieno di volontà e di fiducia che lo contraddistinguevano, sono state: “Vedi che ce la facciamo”.