Germania: non c’è luce in fondo al tunnel

A Berlino non c’è luce in fondo al tunnel

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 01 febbraio 2025

Fra poche settimane, con precisione il prossimo 23 febbraio, si svolgeranno le elezioni in Germania, come conseguenza dell’anticipata caduta del governo di coalizione fra Socialisti, Liberali e Verdi.

Le continue tensioni fra questi tre partiti, insieme alla crescente distanza nelle relazioni con la Francia, hanno fortemente indebolito il ruolo della Germania nel quadro europeo.

Olaf Scholz – SPD

A questo si aggiunge la lunga crisi dovuta al crollo dei rapporti con Russia e Cina, paesi con i quali la Germania manteneva legami particolarmente forti nel campo energetico e industriale.

Il nuovo governo si trova perciò di fronte a una crisi senza precedenti e tutta la campagna elettorale si sta infatti concentrando su come preparare la possibile ripresa sia sul fronte politico che su quello economico. Anche se il risultato delle elezioni è per definizione incerto, è molto probabile che il prossimo cancelliere sarà il candidato designato dalla CDU/CSU, partito che viene accreditato intorno al 30% dei voti.

Friedrich Merz – CDU/CSU

Sarà quindi Friedrich Merz che ha alle spalle una carriera politica da parlamentare europeo e membro del Bundestag e, a partire dal 2009, da uomo di successo nel campo finanziario. Un politico che ha sempre avuto rapporti assai difficili con Angela Merkel, rapporti che non sono amichevoli nemmeno oggi, come dimostrano le recenti divergenze sull’apertura al partito di estrema destra.

In caso di vittoria, è assai probabile che Merz stringerà un rapporto di stretta collaborazione con la Presidente della Commissione Europea, a cui il prossimo cancelliere è legato non solo da un’affinità politica, ma da una convergenza di obiettivi e di interessi.

Robert Habeck – Die Grünen

Altrettanto buoni sono inoltre i suoi rapporti personali, rafforzati da un regolare dialogo politico, con il presidente francese Macron e il Primo Ministro polacco Donald Tusk. Nella strategia di Merz questa è l’alleanza a tre che dovrà governare l’Europa nel prossimo futuro. Non si tratta di ipotesi, ma di un obiettivo manifestato in più occasioni nelle quali egli ha ribadito che, allo stretto accordo fra Francia e Germania nella politica europea si deve aggiungere il ruolo determinante della Polonia. Si richiama cioè il noto triangolo di Weimar, che prevedeva una collaborazione particolare fra questi tre paesi, soprattutto nel campo della sicurezza e della difesa. Si tratta di una prospettiva di grande rilevanza e delicatezza per l’Italia dato che, in passato, nessuna grande decisione nell’ambito europeo è mai stata presa se, all’asse franco-tedesco, non si aggiungeva il decisivo apporto dell’Italia.

Christian Lindner – FDP

Per completare questo quadro, bisogna naturalmente avere presente che ogni accordo fra paesi europei deve tenere conto del fatto che Trump intende costruire rapporti solo con i paesi europei presi uno per uno, in modo singolo ed esclusivo, dividendo i loro interessi e i loro obiettivi. La prospettiva dell’accordo a tre che si andrebbe profilando dopo le elezioni tedesche, renderebbe meno semplice la messa in atto di questo disegno americano che, tuttavia, può essere contrastato solo da un accordo fra tutti i paesi europei e non solo fra questi tre.

Se la Germania riuscirà a formare una robusta coalizione, avrà comunque la possibilità di giocare un ruolo di particolare primazia in Europa, dato che il Partito Popolare, a cui il probabile futuro cancelliere tedesco appartiene, non solo può contare sulla vicinanza della Presidente della Commissione, ma si trova in posizione maggioritaria fra i capi di stato, fra i commissari e fra gli alti funzionari che sono oggi al vertice delle istituzioni europee.

Alice Weidel – AfD

Gli ostacoli che si oppongono a questo visibile disegno della nuova cancelleria non sono trascurabili, non essendo ancora garantito che il risultato elettorale permetterà di formare una coalizione di governo in grado di costruire una politica sufficientemente robusta e condivisa, soprattutto nei confronti della politica economica.

Non si deve infatti dimenticare che proprio il problema dell’austerità del bilancio federale ha messo in crisi il governo precedente e che, nella prossima coalizione, dovranno in ogni caso convivere democristiani e socialisti (e forse i verdi) che non hanno un’identica posizione in materia. D’altra parte l’austerità di bilancio, sancita dalla Costituzione e condivisa da una grande parte dell’opinione pubblica tedesca, non è facilmente compatibile con l’obiettivo di dare impulso alla ripresa e con la necessità di impiegare risorse aggiuntive per gli obblighi assunti nel campo della difesa.

Jan van Aken & Heidi Reichinnek – Die Linke

A questo si aggiungono le indifferibili spese nel campo delle infrastrutture, fortemente penalizzate dagli scarsi investimenti del passato.

Si tratta di problemi non facili da affrontare anche perché le decisioni macroeconomiche fondamentali debbono essere approvate da una maggioranza dei due terzi del Bundestag, una maggioranza non garantita per il fatto che all’estrema destra della AfD, accreditata oggi oltre il 20% dei voti, si deve aggiungere il nuovo partito di estrema sinistra, BSW, che fortemente si oppone ad ogni aumento delle spese militari, per indirizzare maggiori risorse al miglioramento delle dissestate infrastrutture.

Queste difficoltà nel costruire una politica condivisa sono addirittura esplose nei scorsi giorni, in occasione del dibattito parlamentare sull’inasprimento delle norme sull’immigrazione. Le proposte della CDU/CSU sono state approvate solo con il voto favorevole della destra estrema.

Sahra Wagenknecht – BSW

All’ira della Merkel e di altri appartenenti alla CDU/CSU, si è infatti aggiunta, come era prevedibile, l’opposizione dei socialisti e dei verdi che proprio ieri è addirittura riuscita a prevalere. Anche se rimane probabile che Merz riuscirà a ricomporre questi dissidi interni e a formare il nuovo gabinetto, è evidente che la sua azione di governo sarà fortemente condizionata dalle già manifeste divergenze tra i partiti che comporranno la futura coalizione.

D’altra parte questo è l’ostacolo che, non solo in Germania, frena l’azione dei governi di coalizione che non si dotano di un programma condiviso e coeso.

 

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Dati dell'intervento

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Categoria
febbraio 1, 2025
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