Caro Mario, l’Italia rafforzi il governo dell’Euro
Caro Mario, l’Italia non molli su un governo dell’euro
Articolo di Romano Prodi e Giuliano Amato su Il Sole 24 Ore del 6 dicembre 2011
In mancanza di azioni rapide e forti, la crisi dei debiti sovrani si sta trasformando nella crisi dell’euro e minaccia le stesse basi della costruzione comunitaria. Ma la crisi è ben più che un tornado finanziario con conseguenze economiche e sociali devastatrici.
I cittadini europei, e in particolare i giovani, dubitano del loro avvenire, scossi fra esigenze del rigore e speranza nella crescita.
A medio termine, noi auspichiamo la nascita degli Stati Uniti d’Europa fra tutti i Paesi ed i popoli europei che vorranno partecipare a quest’impresa.
Creare un’Unione politica, economica e fiscale sviluppando uno spazio pubblico europeo: ecco le tappe necessarie per trasformare l’Unione di oggi negli Stati Uniti d’Europa garantendo in tal modo il nostro ruolo nel mondo.
Noi siamo convinti che la scelta alla quale sono chiamate oggi le istituzioni europee ed in particolare il Consiglio europeo del 9 dicembre non è fra una zona euro a 17 e un’Unione a 27 o ancor più Stati membri, ma investe il rafforzamento dell’Eurozona, evitando le derive intergovernative attuali per preservare delle prospettive comunitarie più ampie. Alcune misure specifiche per l’Eurozona sono indispensabili immediatamente. Se l’Eurozona fallisse, tutta l’integrazione europea sarebbe minacciata. In questo contesto, la questione prioritaria è la preservazione della legittimità comunitaria di tutte le decisioni prese a sostegno della moneta unica.
Noi siamo convinti che è possibile ed urgente rafforzare il governo della moneta unica utilizzando l’articolo 136 e la clausola di flessibilità del Trattato di Lisbona. Per far questo devono essere immediatamente attivate le procedure comunitarie di decisione che implicano il coinvolgimento della Commissione e del Parlamento europeo ed escludono soli accordi fra i governi. Se necessario Parlamento, Commissione e Consiglio potrebbero sottoscrivere fra di loro un accordo interistituzionale che preluda alle future modifiche del Trattato.
Sarebbe un errore dimenticare l’urgenza e la necessità di applicare il trattato – tutto il trattato – nei settori che non richiedono una sua modifica, come la tassa sulle transazioni finanziarie, la piena realizzazione del mercato interno ivi compresa la sua dimensione sociale ed un bilancio europeo fondato esclusivamente su risorse proprie per garantire beni comuni a dimensione europea (infrastrutture, ricerca, ambiente, mobilità dei giovani e dei ricercatori, inclusione….) e rafforzato dall’uso dei Project Bonds.
Parallelamente alle misure di disciplina di bilancio noi chiediamo alle istituzioni europee di adottare delle decisioni di sostegno ad una crescita sostenibile e di mutualizzazione temporanea del debito degli Stati membri al di là del 60% del Pil con l’obiettivo di una riduzione progressiva dello stock e nella prospettiva della creazione di un Fondo monetario europeo.