La saggezza figlia della paura: dal G20 un nuovo inizio

I ministri delle finanze dei G20

I ministri delle finanze dei G20

di Romano Prodi su Il Messaggero del 5 aprile 2009

ROMA (5 aprile) – Di solito i grandi vertici mondiali finiscono col deludere le aspettative che essi stessi avevano creato. Non nel caso del recente G20. La crisi economica che sta colpendo davvero tutti ha spinto infatti verso una saggezza collettiva che da qualche tempo non si vedeva. Questa volta la paura è stata una saggia consigliera. Non che siamo di fronte a decisioni già completamente operative, ma è certo cominciato un cammino nella giusta direzione. Cerchiamo ora di riassumere i passi di questo cammino.

Il primo passo è naturalmente l’impegno di operare con maggiore rigore nel riattivare la crescita e nel creare posti di lavoro. Anche se le cifre prospettate per questo obiettivo non trovano evidentemente ancora riscontro nelle decisioni concrete dei governi, l’impegno nel favorire una ripresa globale è chiaro e da tutti condiviso.

Il secondo passo, già più concreto e delineato in termini operativi, è quello dell’introduzione di nuovi interventi per la regolamentazione dei mercati finanziari. È stato infatti deciso di creare una struttura (chiamata Financial stability forum) con il compito di estendere a livello mondiale la regolamentazione e la sorveglianza dei mercati finanziari, a partire dagli strumenti che, con la loro incontrollata espansione, sono stati alla base della presente crisi.

Le nazioni aderenti al G20

Le nazioni aderenti al G20

Vi sono due corollari di questa decisione che, messi in atto seriamente, possono davvero rendere più difficili future crisi mondiali. Il primo corollario è l’azione contro i paradisi fiscali, che sono stati il combustibile che ha alimentato il fuoco della crisi finanziaria. Il secondo è l’azione per superare l’abitudine (comune anche ai Paesi europei sia al di qua che al di là del canale della Manica) di fare concorrenza agli altri adottando regole più permissive.

Questi due corollari potrebbero sembrare esclusivamente tecnici ma la concorrenza nel fisco e nella permissività delle regole ha avvelenato per anni il funzionamento dei mercati e reso impossibile accordi sulla trasparenza anche all’interno dell’Unione Europea.

Una terza decisione riguarda la comune volontà di tutti i Paesi del G20 di rinunciare alle misure protezionistiche e di impegnarsi a chiudere al più presto i negoziati di Doha sulle nuove regole del commercio internazionale. Anche questo può sembrare un fatto tecnico ma è invece un contributo di importanza enorme per uscire dalla crisi in modo ordinato. Ed è ancora una volta da sottolineare che questo è stato possibile perché intorno allo stesso tavolo sedevano sia i grandi Paesi ricchi che le nuove potenze emergenti come Cina, India e Brasile.

Era stato infatti soprattutto il conflitto fra Paesi ricchi e Paesi emergenti che aveva in passato bloccato questa trattativa. È inoltre di importanza vitale l’impegnarsi (come è stato solennemente dichiarato) a non ricorrere a svalutazioni competitive delle monete ma di agire in questo campo in modo cooperativo e responsabile. Come osservavo in precedenza non si tratta ancora di decisioni immediatamente esecutive ma dell’inizio di un processo di riforme veramente globali. A cui si aggiunge (in questo caso con una decisione già operativa) un ingente aumento di quattro volte delle risorse a disposizione del fondo monetario internazionale per l’aiuto ai Paesi in difficoltà e per ricostruire le condizioni di crescita nei Paesi emergenti. Ed è a questo proposito da rilevare la grande importanza che il comunicato del G20 ha riservato alla dimensione umana della crisi nei Paesi più poveri e all’impegno prioritario e specifico nei confronti dell’Africa Subsahariana. Speriamo che finalmente si faccia qualcosa nei tempi e nei modi dovuti.

Il summit di Londra

Un momento del summit a Londra

Non è semplice a questo punto stabilire a chi attribuire il merito di questi risultati migliori del previsto, perché essi non sono mai esclusivi di nessuno. Un paio di risoluzioni in materia sono tuttavia necessarie. In primo luogo Obama ha mostrato non solo una forte leadership personale ma una capacità di dialogo che mancava all’amministrazione precedente. E questa leadership si è puntualmente incontrata con una capacità di direzione e coordinamento insieme tecnico e politico che porta da parte di un Gordon Brown, in cui le capacità personali si fondono con una forte tensione etica.

L’ultimo e forse più importante aspetto da mettere in rilievo è che le decisioni (buone o cattive che siano) possono essere prese solo da un organismo, come il G20, che rappresenta davvero i vecchi e i nuovi protagonisti della politica mondiale. Posso infatti testimoniare che già da parecchi anni nelle riunioni del G8 emergeva in modo sempre più chiaro la difficoltà di prendere decisioni senza che attorno al tavolo sedessero la Cina, l’India e il Brasile. La riunione del G20 è una conferma, fortunatamente in positivo, di questo inarrestabile cammino della storia. Non resta che prenderne atto e trarne le dovute conseguenze.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
aprile 5, 2009
Italia