Olimpiadi 2024 in Italia? Non in una città ma nell’intero Paese
La proposta. La terza via per le olimpiadi mare in Italy
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 29 dicembre 2013
Si sta aprendo la sfida per l’assegnazione della sede dei giochi olimpici del 2024 ed è bene prepararsi in tempo. Dopo Rio e Tokyo le probabilità di un ritorno in Europa sono forti e, ovviamente, crescono anche le aspettative di un paese come l’Italia che ospitò le ultime olimpiadi a Roma nel 1960, cioè ben 64 anni prima della data dell’Olimpiade in gioco.
Ospitare un’olimpiade ha tanti pro e tanti contro. A favore vi sono naturalmente l’enorme impatto mediatico mondiale e l’occasione per modernizzare le infrastrutture necessarie, mentre giocano in senso negativo gli alti costi e l’impatto che l’enorme sforzo organizzativo ha sulla città ospitante per molti anni.
Penso però che l’Italia sia l’unico Paese al mondo che possa offrire una terza via, presentando al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) non l’Olimpiade di una città ma di un intero paese, facendo tesoro delle diverse radici culturali e sportive e utilizzando le infrastrutture esistenti nelle sue cento città.
Premesso che il punto di riferimento e il centro di coordinamento organizzativo non possa che essere nella Capitale, le competizioni si dovrebbero svolgere nelle città che, per le caratteristiche elencate in precedenza, rappresentano la sede naturale più adatta.
Mi vengono in mente alcune idee per fare capire, a puro spirito esemplificativo, lo spirito dalla mia proposta, dato che le decisioni dovranno essere prese dalle competenti autorità politiche e, soprattutto dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
Immaginate ad esempio che impatto avrebbe in tutto il mondo assistere alle gare di lotta greco-romana nel teatro di Taormina o che influenza positiva avrebbe sulla nostra immagine produttiva svolgere la sfida di tiro al piattello a Brescia, dove è da sempre la sede della Beretta, non solo notissima fabbrica di armi ma la più antica azienda manifatturiera del mondo appartenente alla stessa famiglia da oltre cinque secoli.
Gli esempi che ho in mente possono essere naturalmente moltiplicati, immaginando che le gare dei tuffi possano tenersi a Bolzano, dove una moderna attrezzatura si aggiunge ad una lunga e gloriosa tradizione sportiva.
La lista si può allungare quanto è lungo lo stivale e non sarà certo facile stabilire se la scherma possa attrarre maggiore interesse in una città che annovera antiche tradizioni come Milano o in una cittadina da cui hanno preso il volo tanti campioni nei tempi più recenti come Jesi, ma sono sicuro che il tiro con l’arco parlerebbe certo al cuore degli atleti e degli spettatori lontani o vicini se si svolgesse in una delle nostre meravigliose città medievali e certamente le gare di pallanuoto, canottaggio o vela troverebbero un uguale invidiabile scenario in una qualsiasi delle città marinare. Mi fermo qui con gli esempi perché, nell’ambito di questa proposta ancora preliminare, sarebbe assurdo cercare di individuare una specifica localizzazione per l’infinito numero di specialità che ormai caratterizza un’olimpiade moderna, specialità che vanno dalla ginnastica all’equitazione, dal pugilato all’hockey, dal calcio al beach-volley.
Non è naturalmente un compito facile comporre le aspettative e gli interessi delle diverse città nei confronti delle singole specialità ma questo compito potrebbe essere certamente facilitato dal tenere in considerazione che, in Italia, l’interesse nazionale lo si raggiunge solo con l’armonizzazione degli interessi delle sue diverse componenti.
Mi sembra inoltre che un’olimpiade con queste caratteristiche offrirebbe vantaggi indiscussi.
In primo luogo dal lato dei costi, utilizzando le strutture e le infrastrutture esistenti sia per lo svolgimento delle gare che per l’ospitalità degli atleti e degli spettatori, fruendo anche delle nuove possibilità di collegamento che l’Alta Velocità può offrire a una sempre più larga parte del Paese.
Le critiche quasi universali sulla scarsa utilizzazione degli impianti costruiti esclusivamente per i giochi olimpici è una dimostrazione di quanto acuto sia il problema del rapporto costi-benefici ed un paese come l’Italia non può permettersi il lusso di investire nei giochi olimpici nulla più dello stretto necessario.
Ancora più vantaggiosa e assolutamente impagabile è l’occasione di mostrare a tutti l’immagine di un paese che è unico al mondo proprio per le infinite straordinarie diversità che esso contiene.
Naturalmente non dobbiamo nasconderci le difficoltà di questo progetto, anche se penso che gli organismi olimpici internazionali non potrebbero che apprezzare un progetto innovativo, spettacolare e, nello stesso tempo, sobrio. Le obiezioni possono nascere soprattutto dagli sponsor e dai media che si troverebbero di fronte a problemi per loro inediti, ma sono problemi facilmente risolvibili se alla necessaria fantasia progettuale si sarà in grado di unire una forte autorità centrale di coordinamento da parte del CONI.
Alla fine di queste ancora incomplete riflessioni penso come sarà bello assistere, nell’estate del 2024, all’arrivo della maratona lungo i fori imperiali dove sessantaquattro anni prima tutto il mondo si commosse all’arrivo scalzo di Abebe Bikila.
Data la mia età non è statisticamente probabile che io possa essere presente in quel giorno, ma chi avrà l’avventura di esserci non potrà fare a meno di commuoversi, sotto lo sguardo di tutto il mondo ugualmente commosso.