Ciampi: il patriota delle ore difficili sognava una vera Europa
L’ uomo delle ore difficili sognava una vera Europa
Addio a Ciampi: l’ ex Capo dello Stato è morto a 95 anni
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 17 settembre 2016
Carlo Azeglio Ciampi ha speso la sua vita a servizio dell’Italia, sempre chiamato in circostanze drammatiche e mai spinto da personale ambizione.
Così è stato quando è stato nominato Governatore della Banca d’ Italia nel 1979, così quando ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio nel 1993, così quando gli ho chiesto (a lui che era già stato Presidente del Consiglio) di accettare di essere Ministro del Tesoro nel 1996, in un momento in cui l’ Italia aveva bisogno di una personalità singolarmente autorevole. Una personalità rispettata e quindi in grado di mantenerci fra i Paesi di riferimento dell’ Unione Europea.
L’ Italia (evento non frequente nel nostro paese) si è riconosciuta nelle sue virtù: per questo motivo si è stretta intorno a lui nell’eleggerlo Presidente della Repubblica al primo scrutinio, con una maggioranza plebiscitaria, accompagnandolo poi con approvazione ed affetto durante tutto il suo settennato presidenziale. Due sono stati i riferimenti nella vita di Carlo Azeglio Ciampi e, ancora più, nel tratto di strada nel quale abbiamo camminato insieme: Europa e Costituzione. L’ Europa come punto di riferimento indispensabile per mantenere l’ Italia nella modernità e la Costituzione come strumento per mantenere l’ Italia unita.
Per raggiungere questi due grandi obiettivi Ciampi aveva uno stile suo personale: non mancava mai di richiamare l’ obiettivo finale che l’ azione di governo si proponeva ma non lo faceva con dichiarazioni roboanti. Lo faceva con la consapevolezza che i grandi obiettivi si raggiungono solo con la fatica del giorno per giorno, mobilitando tutte le risorse disponibili a servizio della causa. Non posso dimenticarmi le riunioni quasi quotidiane a Palazzo Chigi, riunioni nelle quali, come gesto iniziale, toglieva dalla tasca un foglietto con le ultime cifre dei conti dello Stato, cifre che terminavano invariabilmente con il dato dello spread, cioè della differenza dei tassi di interesse fra titoli pubblici italiani e tedeschi, come segno del risultato dell’ azione di governo nei confronti dell’ obiettivo finale che ci eravamo proposti.
Questo era Ciampi: uno statista che sapeva che la politica era fatta di grandi ideali e di grandi obiettivi e che perciò teneva sempre diritto il timone verso l’ Europa e verso l’ unità d’ Italia ma, nello stesso tempo con la consapevolezza che, per raggiungere questi obiettivi, bisognava faticare ogni giorno, camminando passo per passo nella direzione intrapresa. Il foglietto dei numeri era il modo quotidiano di dimostrare che senza la fatica quotidiana e senza un’ idea concreta ed analitica del buon governo non si potevano raggiungere risultati duraturi. Anche nei difficili confronti internazionali Ciampi si comportava allo stesso modo: teneva fermi i nostri obiettivi e i nostri diritti ma li rendeva credibili ponendo sul tavolo l’ elenco analitico delle difficoltà, delle misure prese per superarle e dei progressi compiuti. Una posizione che si presentava forte per la singolare credibilità di chi la proponeva.
Una credibilità sostenuta dalla sua coerenza di vita, dalla sua serenità dei rapporti amicali e famigliari, che hanno sempre visto al suo fianco l’ inseparabile presenza della signora Franca, una presenza che ha accompagnato con il suo affetto e la sua vicinanza l’ intera vita di Carlo. Una vicinanza guidata dallo stesso rigore e dallo stesso senso di servizio, senza mai un’ interferenza negli affari dello Stato. Una presenza sempre affettuosa, intelligente, spiritosa ma mai ingombrante. Gli anni di responsabilità politica di Ciampi sono stati anni difficili, nei quali l’ Italia ha dimostrato troppo spesso divisioni e tensioni. Per questo motivo l’ ho sempre sentito insistere sulla necessità di rafforzare il senso di italianità, ritenuto indispensabile anche per ricoprire un degno ruolo in Europa. Questo è il motivo del suo continuo riferimento all’inno nazionale sentito e proposto come un canto di popolo, un canto che ancora trascina e commuove e conserva tutto intatto quell’amore «per un’ Italia libera e unita».
L’ inno nazionale è concepito come una battaglia per ridare voce al ritrovarci come italiani, attraverso l’ apprendimento di quel Fratelli d’ Italia che molti avevano quasi snobbato, dimenticando che, privi di simboli dove abitare, dove ripararsi e dove crescere, i sentimenti di appartenenza comune sono destinati a dissolversi. Per Ciampi il foglietto dei numeri rende credibili i principi ma i numeri assumono credibilità solo se accompagnati da forti principi. Forti principi che hanno accompagnato la vita di Carlo Azeglio Ciampi anche nel sempre complesso rapporto fra politica e religione. Ciampi era fermamente religioso e fermamente laico. Laico, ma non laicista: in questo campo educato dai padri gesuiti, che hanno guidato la sua formazione giovanile al senso della distinzione fra fede e politica, fra Stato e Chiesa. Una formazione che gli ha permesso di essere per tutti noi italiani un punto di riferimento che ci sarà da guida anche nelle difficili scelte del nostro futuro.