Fine della tutela tedesca – La Merkel costretta a cambiare gioco nella UE

Fine della tutela – La Merkel costretta a cambiare gioco nella UE

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 24 settembre 2017

Finalmente è arrivato il giorno delle elezioni tedesche: da mesi l’Europa trattiene il fiato in attesa di un evento quasi scontato.

Per la cancelliera Merkel non vi dovrebbero essere sorprese anche se si fanno mille ipotesi sul tipo di coalizione che ne risulterà. Se cioè continuerà l’alleanza con i socialdemocratici o se la crisi di questo partito spingerà verso una coalizione con i liberali e i verdi.

Sulle possibili alleanze e sulle conseguenze si discuterà a fondo nei prossimi giorni ma sembra certo che, in caso di un probabile quarto mandato, la Cancelliera cercherà di proseguire nella linea che le ha dato tanto successo in passato. Una linea che ha consolidato le positive conseguenze dell’unificazione tedesca e che ha portato la Germania ad essere l’indiscusso leader dell’Unione Europea.

Tutto questo è stato ottenuto attraverso il raggiungimento di un peso progressivamente più forte all’interno e all’esterno dell’Unione. All’interno dell’UE la Germania è diventata il perno e il motore dell’economia di un sempre più vasto numero di paesi che hanno fondato la loro straordinaria crescita su un rapporto di cooperazione e dipendenza dalla Germania stessa. Ne risulta un sistema robusto che aggiunge  all’alta qualità della produzione tedesca una formidabile capacità competitiva derivante dai bassi costi del lavoro e da una crescente efficienza di paesi come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e i paesi baltici.

Il connubio delle virtù germaniche e di questo sistema satellitare si traduce in un surplus commerciale tedesco superiore a quello cinese che, se da un lato accresce il peso dell’Europa, dall’altro ne aumenta gli squilibri interni.

La Germania ha assunto un ruolo nuovo anche nei rapporti extra-europei. La Cancelliera Merkel ha compreso che la sua leadership nell’UE poteva essere mantenuta e consolidata solo attraverso un legame stretto e privilegiato con l’alleato americano. E così è stato. La Germania, soprattutto durante il periodo della presidenza Obama, ha sostituito la Gran Bretagna nel ruolo di partner affidabile e preferito del grande alleato d’oltreoceano. Per meritarsi il sigillo americano, condizione necessaria per consolidare il primato europeo, la Cancelliera ha perfino sacrificato consistenti interessi tedeschi, rendendosi ad esempio paladina delle sanzioni nei confronti della Russia, salvo naturalmente aggirarne il contenuto firmando con la Russia stessa l’accordo per la costruzione del grande gasdotto sottomarino che dovrebbe dare alla Germania il sostanziale monopolio del trasporto del gas russo in Europa.

Per riassumere: una robusta crescita e la costruzione di una leadership economica  e politica durante i tre precedenti mandati hanno permesso alla Cancelliera di presentare il proseguimento di questa linea come la proposta più sicura e tranquillizzante per il futuro.

Il tutto però  non tiene conto di un fatto nuovo, e cioè l’arrivo del ciclone Trump. Il presidente americano non garantisce più quel ruolo di protettore-amico che l’America ha sempre fornito nel dopoguerra. Gli attacchi, anche se solo verbali, che Trump ha rivolto nei confronti dell’Europa e soprattutto della Germania per il suo surplus commerciale e per l’insufficienza delle spese militari, rendono più complesso il proseguimento della precedente politica tedesca.
Il compito fino ad ora esercitato non potrà quindi essere portato avanti nello stesso modo ma dovrà fondarsi sempre di più su una maggiore cooperazione europea. Soprattutto nel campo della politica estera e della difesa il ripristino di un più forte ruolo della Francia sarà quindi necessario per dare all’Europa quella chiarezza di prospettive che è ora messa in dubbio dall’imprevedibilità della politica americana.

Anche se da sempre un costruttivo rapporto fra Germania e Francia è stato condizione per la costruzione di una solida Europa, ora bisognerà vedere come questo necessario rapporto verrà messo in atto. Sarà un rapporto aperto ad un contributo paritario di altri paesi o sarà un rapporto esclusivo? Questa scelta non dipende soltanto dalla Germania perché la Francia ha la possibilità di condividere con la Germania il ruolo di costruttore di una nuova Europa solo se saprà aggregare altri paesi. Nonostante sia rimasto l’unica nazione in possesso dell’arma nucleare e del diritto di veto al Consiglio di Sicurezza (immediate conseguenze della Brexit) la Francia può rafforzare il suo peso nei confronti della Germania solo collaborando con gli altri. Finora non abbiamo precisi segnali di questa consapevolezza. Anzi i messaggi fino ad ora pervenuti sembrano propendere verso un asse quasi esclusivo fra Francia e Germania.

Nessuna decisione concreta è stata ancora presa proprio perché tutto è rimasto fermo in attesa delle elezioni tedesche. Fra poche ore avremo quindi qualche idea più chiara su queste prospettive. Anche se il partito della Cancelliera sarà con ogni probabilità vincente, bisognerà  vedere se i risultati delle urne la spingeranno verso un’alleanza più filo-europea con i socialdemocratici o verso un governo con i più euroscettici liberali. In ogni modo da domani comincerà un complesso gioco che dovrà finalmente trarre le conseguenze dei grandi cambiamenti avvenuti. Mi auguro solo che l’Italia sia capace di assumere un ruolo attivo in questa nuova fase della politica europea.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
settembre 24, 2017
Articoli, Italia