Giubileo della Misericordia: un messaggio di apertura verso il nuovo mondo globale
Un cammino di pace per tutti (e di riscatto per Roma)
Articolo di Romano Prodi sul supplemento de Il Messaggero del 6 dicembre 2015
A partire dal 1300 l’Anno Santo porta a Roma milioni di pellegrini che cercano un intervallo di riflessione e di spiritualità per meditare sulla propria vita e sul proprio destino oltre la vita.
Si tratta quindi di un cammino eminentemente spirituale, ma pur sempre un cammino, con tutte le implicazioni umane e materiali che questo cammino comporta. Già Dante Alighieri descrive stupito il grande numero di uomini e di donne che “vanno a santo Pietro” nel primo giubileo della storia, sottolineando con questo la centralità della città di Roma nel pellegrinaggio senza fine dell’umanità. Da allora ogni cinquant’anni, e poi con frequenze più ravvicinate, come nel caso del presente giubileo, Roma ritorna ad essere al centro dell’attenzione del mondo cattolico. Lo è stato nei momenti in cui la città eterna era un punto di riferimento anche terreno, lo è stato anche da quando Roma è divenuta periferica rispetto al potere e alla ricchezza di un mondo in continuo cambiamento.
La sorprendente decisione di Papa Francesco riaprirà la porta Santa per un giubileo diverso dagli altri, un giubileo che ha come elemento centrale di riflessione la Misericordia di Dio. Quindi un giubileo inatteso anche nei suoi contenuti. Con esso la Chiesa si pone come punto di riferimento non solo di una fede ma di un modello di convivenza che deve comprendere tutta l’umanità. È certo un giubileo della Chiesa Cattolica: esso tuttavia non si rivolge solo ai cattolici ma a tutta l’umanità. Un giubileo che ha per riferimento Roma ma che cerca di interpretare le attese di tutto il mondo.
Esso non è stato tanto preparato dalla mobilitazione di risorse materiali o organizzative ma da una predicazione pontificia che ha incessantemente insistito sulla necessità di combattere le ingiustizie e le disparità e di mettere fine ai conflitti e alle tragedie provocate dalle guerre, dalla corruzione e dalla criminalità organizzata.
Un’umanità dedicata a distruggere se stessa e l’ambiente in cui essa vive, in una spirale a cui solo la Misericordia può indicare una via d’uscita.
Per questo motivo la solenne apertura della porta Santa di San Pietro è stata preceduta da una cerimonia analoga nella Cattedrale di Bangui, una delle città più disgraziate del mondo, nella quale la miseria materiale si unisce alla guerra civile. Una guerra in cui l’odio religioso gioca un ruolo dominante.
Dopo Bangui e Roma in tante altre chiese del mondo molte porte sante si apriranno per ricordare a tutti il significato del Giubileo.
Non credo quindi di forzare la realtà delle cose affermando che siamo di fronte al primo giubileo del mondo globale.
Prima di tutto perché l’invito alla Misericordia è rivolto a tutti gli uomini, a qualsiasi religione essi appartengano. In secondo luogo perché ogni punto del globo diventa ugualmente importante ed ugualmente centrale per la Chiesa. Il messaggio di Bangui e delle altre porte sante che si apriranno nel mondo è quindi un messaggio universale.
Questa inattesa evoluzione non diminuisce certo il ruolo di Roma, che diventa la sede di una Chiesa che non guarda con occhio particolare all’Europa ma che si orienta con uguale intensità verso tutto il mondo. Dalle novità di questo Giubileo nasce una Chiesa realmente universale e più decentrata, con un forte accento sugli incontri interculturali ed ecumenici, in conseguenza della volontà ripetutamente espressa da Papa Francesco di non escludere nessuno dal dialogo.
Roma non sarà quindi solo il punto di arrivo dei pellegrinaggi e della richiesta di perdono (anche se tutto questo rimarrà un punto fermo del Giubileo) ma avrà il grande compito di mostrarsi all’altezza di questa nuova sfida, che è insieme una sfida di fede e di civiltà.
Fino ad ora si è molto discusso sulla necessità di attrezzare materialmente la città di Roma all’evento del Giubileo, un obiettivo di grandissima importanza perché i pellegrini che arriveranno hanno il diritto di essere accolti con i necessari conforti, con la garanzia della sicurezza e con la cortesia che si deve agli ospiti che qui giungono con tante aspettative.
È tuttavia necessario sottolineare come il contenuto religioso ed il messaggio di apertura umana e culturale verso il nuovo mondo globale avranno la prevalenza sull’aspetto semplicemente turistico.
Questo non significa che avremo meno pellegrini a Roma: la personalità ed il messaggio del Pontefice hanno già moltiplicato l’attenzione di decine di milioni di persone nei confronti del Giubileo.
La difficile sfida del Vaticano e della Città di Roma è di accompagnare questo evento di fede e di devozione con una capacità di dialogo con tutto il mondo.
Non è certo facile essere in grado di sostenere questo dialogo perché esso esige una grande cultura e una altrettanto grande capacità di comprensione dei problemi dell’uomo contemporaneo.
Si tratta tuttavia di una sfida che può veramente aiutare la città di Roma a superare le tensioni e le difficoltà nelle quali si è trovata e si trova: da queste difficoltà si esce solo con un profondo rinnovamento etico. Il Giubileo della Misericordia può quindi significare un cammino di rinnovamento per la città di Roma affinché essa possa ritornare ad essere un punto di riferimento per tutto il mondo. Questa volta è Roma che chiede in qualche modo perdono per rinnovarsi.