Il Piano Prodi per l’ investimento in infrastrutture sociali
Welfare, il patto europeo delle Cdp
Il progetto «New Deal per l’ infrastruttura sociale». Prodi: servono 150 miliardi
Articolo di Rita Querzè su Il Corriere della Sera del 24 gennaio 2018
Oggi in Europa (a 28) si spendono 170 miliardi di euro l’ anno per tre fondamentali capitoli di spesa: educazione continua, salute e cura, alloggi con canoni accessibili. Il problema è che questi 170 miliardi non bastano a soddisfare i bisogni dei cittadini. Lo stato sociale arranca (non solo in Italia). Il risultato è che per questi tre capitoli di spesa mancano all’ appello altri 150 miliardi.
Dove trovare questi soldi?
Alla domanda risponde il «Piano Prodi» per l’ investimento in infrastrutture sociali. Tutto è partito un anno fa, quando l’ Elti – l’ Associazione europea degli investitori di lungo termine di cui per l’ Italia fa parte la Cdp – ha chiesto al «professore» di presiedere una task force con un compito ambizioso: delineare i bisogni sociali insoddisfatti dell’ Europa e indicare una via per la loro soddisfazione.
Ieri lo studio è stato presentato a Bruxelles. La stima dei fondi mancanti sarebbe di per sé frustrante se non venisse indicato il modo per reperire queste risorse. E la via sta nella finanza a impatto sociale. In grado di mettere insieme fondi pubblici con risorse private. Dando però a queste ultime una remunerazione di mercato proporzionata al rischio.
I fondi potenziali sul mercato non mancano. Gli investitori istituzionali in Europa gestiscono 25 migliaia di miliardi, un centinaio se si ragiona a livello mondo. Parliamo di fondi d’ investimento, compagnie d’ assicurazione, fondi pensione. Che potrebbero considerare l’ opportunità di diversificare il loro portafoglio, se solo ci fossero proposte all’ altezza. «Ecco, il punto è che serve un’ offerta di progetti a impatto sociale. Il goal è supportare gli enti locali nello sviluppo di progetti credibili. Possibilmente in rete tra loro, in modo da raggiungere una massa critica che li renda appetibili per i grandi investitori», spiega Antonella Baldino, chief business officer Cdp e vicepresidente di Elti.
È chiaro che c’ è molta strada da fare. Anche se nel nostro Paese ci sono buone pratiche da cui partire. Cdp, in particolare, in Italia ha creato una infrastruttura finanziaria per l’ housing sociale tramite i fondi Fia con l’ obiettivo di creare 20 mila nuovi alloggi. La Cassa depositi ha mobilitato inoltre 2,5 miliardi tra 2007 e 2016 per l’ edilizia scolastica.
Un altro miliardo e 300 milioni arriverà per il periodo 2018 e 2020. Significativo anche il lancio a fine 2017 del primo Social Bond da 500 milioni per le pmi situate in regioni a minor tasso di sviluppo o colpite da calamità naturali come i terremoti. E questo ha raccolto richieste pari a 2,2 miliardi, di cui il 70% provenienti dall’ estero, in particolare dai Paesi del Nord Europa.
Oggi «oltre 1,2 miliardi di finanziamenti dell’ Efsi, il fondo del Piano Juncker, sono già stati approvati per il settore sociale, e questi dovrebbero mobilitare oltre 6 miliardi di investimenti», ha ricordato il vicepresidente della Commissione Ue per la crescita Jyrki Katainen, assicurando che l’ intenzione è «fare di più» con l’ Efsi 2.0 dove ci sarà una «enfasi» particolare sugli investimenti nel sociale.
Certo è che – secondo le stime del piano Prodi – da qui al 2030 servirebbero 1,5 migliaia di miliardi di euro solo per i tre capitoli di spesa monitorati dallo studio. E difficile sarà raggiungere questo target senza il coinvolgimento di capitali privati.
Scarica il rapporto: “Boosting Investment in Social Infrastructure in Europe“