La luce in fondo al tunnel è il TIR tedesco fermo in mezzo alla galleria
La crisi e l’Europa
In mezzo al tunnel c’è il TIR tedesco
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 5 agosto 2012
Come ci si aspettava, il mese di Agosto ci sta ogni giorno riservando qualcosa su cui riflettere. Lo spread e la borsa vanno su e giù, le dichiarazione dei responsabili politici e dei banchieri si sprecano mentre le previsioni sul futuro diventano sempre più incerte. Uno scenario davvero non tranquillizzante ma tuttavia ampiamente prevedibile a causa delle tensioni della politica europea e delle incertezze della politica nazionale.
E’ inutile perciò lasciarsi andare a commenti euforici quando gli spread diminuiscono e le borse salgono, così come conviene restare calmi quando le cose vanno in senso opposto.
L’incertezza continuerà fino a che non si chiarirà il quadro politico europeo e questo non potrà avvenire fino a quando, il 12 settembre, non si leggerà la sentenza della Corte Costituzionale tedesca e fino a quando non si comprenderà meglio la dinamica del complesso gioco fra la Bundesbank e la cancelleria germanica.
Sul primo punto resta ancora difficile capire perché si sia caricata la Corte di una decisione che ha contenuti sostanzialmente politici. Perché cioè la Corte tedesca si sia sostituita ad un ruolo che è proprio del governo e del parlamento che l’ha eletta. Ancora più difficile da comprendere è come mai una sentenza, che tutti aspettavano rapida e immediata, sia stata posticipata di due mesi, ben sapendo quali problemi e quali drammi questa lunga incertezza sia in grado di provocare.
La risposta più maliziosa a questo interrogativo è che forse il governo tedesco, di fronte alla contrarietà di molta parte dell’opinione pubblica nei confronti di ogni forma di solidarietà europea, si aspetta che i mercati, mettendo definitivamente in crisi l’Euro, siano in grado di prendere le decisioni che il governo fa fatica a prendere. Il rinvio della sentenza della Corte sarebbe perciò lo strumento per permettere ai mercati di formulare una rapida e definitiva sentenza sull’Euro al posto del governo.
Altrettanto intrigante è il rapporto fra il governo tedesco e la Bundesbank. In teoria nelle ultime settimane la Cancelleria ha giocato un ruolo conciliante mentre la Bundesbank è stata il simbolo del rigore e dell’intransigenza. Non è facile tuttavia essere convinti della presenza di un conflitto reale quando si riflette sul fatto che il presidente della Bundesbank è stato insediato in questa carica proprio in quanto fidato e fedelissimo consigliere economico della Cancelliera Merkel. Al di là delle indubitabili capacità personali non posso dimenticare quando riflettevo con i miei collaboratori su cosa sarebbe successo se avessi imposto il mio consigliere economico, certamente di non minore valore rispetto a Weidmann, come governatore della Banca d’Italia. Il meno che mi sarei aspettato sarebbe stato quello di essere appeso sul più alto pennone dell’Amerigo Vespucci.
Dati questi precedenti mi riesce difficile immaginare un ruolo davvero indipendente della Bundesbank. Il paragone che mi viene più spontaneo è quello del gioco fra poliziotto buono e poliziotto cattivo, in attesa che gli eventi chiariscano definitivamente le decisioni da prendere. Questo eterno rinvio non danneggia ma favorisce la Germania, il cui Tesoro e le cui imprese continuano a pagare tassi di interesse pari allo zero o addirittura negativi, e non nuoce nemmeno alla Francia, che viene trattata allo stesso modo dai mercati, pur avendo un deficit superiore al 6% e pur non prevedendo alcuna azione di correzione del deficit paragonabile a quella decisa dal governo italiano.
In questo quadro le dichiarazioni del governatore della Banca Centrale Europea vanno nella direzione giusta, nonostante talvolta venga accusato di spingersi al di là degli stessi poteri riconosciuti alla BCE. Draghi , inoltre, non ha potuto esercitare questi limitati poteri fino in fondo perché, pur disponendo della maggioranza dei voti nel consiglio della BCE, non è in grado di imporre una linea politica in contrasto con la volontà tedesca.
In questo terribile mese di Agosto, pur in presenza di questi limiti, la BCE rimane tuttavia l’unico punto di forza che impedisce alla speculazione di dare un colpo definitivo all’Euro e quindi alla stessa Unione Europea.
La BCE, con la sua risolutezza, è in grado di guadagnare tempo ma, senza un decisivo cammino verso una sovranità condivisa, nemmeno questo sforzo potrà avere risultati duraturi.
Le cose da fare, in termini d’integrazione politica, economica e fiscale sono ormai note. Il primo passo deve essere però quello di costruire robuste alleanze politiche dedicate a raggiungere quest’obiettivo. Sappiamo che questo può avvenire solo con un patto di ferro tra Francia, Italia e Spagna ma ci rendiamo conto di quanto questo patto sia difficile da sottoscrivere con una Francia che, pur essendosi avvicinata ai suoi confratelli mediterranei, ritiene ancora di essere immune dal contagio della speculazione e conserva profonde riserve rispetto ad ogni ipotesi di cessione di sovranità.
Per tutti questi motivi il mese di agosto ci porterà ancora molte sorprese mentre, da parte italiana, si continuerà a vivere nella contraddizione di avere messo il bilancio in ordine con pesanti sacrifici ma di vedere i nostri tassi di interesse disastrosamente elevati e, in più, di sentirci declassare dalle società di rating perché la nostra economia cala invece di crescere.
Se le cose continuano in questo modo, la luce che ci sembra di vedere in fondo al tunnel non segnerà certo la fine della crisi ma sarà solo il segnale della presenza di un TIR tedesco fermo in mezzo alla galleria.