La sfida di una moneta unica mondiale
La sfida di una moneta unica mondiale
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 16 Luglio 2009
Negli anni nei quali in Europa si stava costruendo l’Euro, gli incontri bilaterali che ogni anno avevano luogo fra l’Unione Europea e la Cina si svolgevano in un modo abbastanza particolare.
Nella prima parte della riunione veniva sbrigata con una certa rapidità l’agenda programmata. In seguito il Presidente Jang Zemin iniziava un analitico bombardamento di domande molto semplici e dirette.
Chiedeva se davvero sarebbero scomparse le vecchie monete nazionali come il marco tedesco o il franco francese (nulla mi domandò riguardo alla lira) e poi se sarebbe stata creata una carta moneta comune e, infine se, a mio parere, sarebbe stato opportuno per la Cina immettere l’Euro fra le riserve monetarie del Paese
La mia risposta a tutte queste domande era evidentemente positiva e cercava anche di essere rassicurante nelle motivazioni.
L’Euro divenne poi una realtà e, come sappiamo, nei primi mesi di vita il suo valore si indebolì fortemente nei confronti del dollaro, provocandomi una certa preoccupazione riguardo alla validità dei pareri che mi ero permesso di esprimere in precedenza.
Nell’incontro successivo fui tuttavia rapidamente tranquillizzato dallo stesso presidente che mi disse che la Cina era ancora interessata a comprare Euro sia perché il suo valore sarebbe aumentato (e ci prese in pieno) sia soprattutto perché la Cina desiderava vivere in un mondo in cui non vi fosse uno solo al comando e che un maggiore equilibrio fra le monete di riferimento avrebbe costituito un ulteriore passo per ottenere questo risultato. E che quindi era un obiettivo di lungo periodo della Cina avere in portafoglio Euro e dollari in misura tra di loro paragonabile.
Una visione chiara e lucida di come gli aspetti economici, politici e monetari sono profondamente legati fra di loro. Per quanto mi posso ricordare nessun riferimento fu fatto allora ad un potenziale ruolo della moneta cinese in questo nuovo ordine mondiale.
Sono passati poco più di cinque anni e il governatore della banca centrale cinese Zhou, in occasione del G20 e poi del G8, ha proposto la costituzione di una “valuta globale” di riserva per sostituire il dollaro come valore di riferimento degli scambi mondiali.
Non un semplice affiancamento dell’Euro al dollaro ma un quadro in cui i nuovi rapporti di forza si esprimano anche nel campo monetario ed includano perciò i nuovi protagonisti della vita economica mondiale a partire dalla Cina.
Pur sapendo tutti quante volte (a partire da Keynes nel lontano 1944) questa proposta sia stata ripetuta e pur conoscendo bene quali difficoltà si frappongano e quanto sia lontano questo obiettivo, non possiamo tuttavia esimerci da due riflessioni.
La prima riguarda l’indebolimento della leadership americana in un così breve spazio di tempo.
Gli Stati Uniti restano di gran lunga il più potente Paese del mondo. Tuttavia l’errore politico della guerra in Iraq, la debolezza della bilancia commerciale e la quantità di dollari giacenti nei forzieri delle banche centrali degli altri Paesi hanno reso molto più complesso e difficile l’esercizio di questo potere. Gli Stati Uniti non possono cioè esercitarlo da soli sia nel campo della forza militare che della moneta.
Ci vorrà ancora tempo perché si possa parlare di unica moneta di riferimento mondiale ma il problema è ormai sul tavolo e, se i nuovi membri del G20 faranno fronte comune, le loro richieste non potranno essere per sempre ignorate. Perché il mondo è veramente cambiato.
La seconda riflessione riguarda l’Euro. Questa moneta è una grande positiva realtà che, nella presente crisi, ha salvato l’Europa da disastrose svalutazioni competitive. L’Euro, tuttavia, costituisce solo il 26% delle riserve monetarie mondiali, che sono ancora per il 65% basate in dollari e la Cina stessa, nonostante il suo obiettivo politico di diversificare le proprie riserve, ha continuato a comprare soprattutto buoni del tesoro americani. E le transazioni internazionali, nonostante ripetuti annunci e ripetute minacce e nonostante la grande forza dell’economia della zona Euro, continuano a svolgersi in dollari.
La spiegazione è semplice: perché una moneta possa affermarsi come punto di riferimento nel mondo non basta la forza economica rappresentata dalla moneta stessa. Occorre una forza politica che guidi le grandi scelte che dalla moneta verranno sostenute e rafforzate. Un’unione monetaria non sorretta da una comune politica economica non può essere un punto di riferimento per l’economia mondiale.
Se questa è la situazione credo che sia interesse dell’Unione Europea appoggiare apertamente i tentativi in corso per arrivare alla costruzione di una moneta unica mondiale.
Ci vorrà un enorme lavoro e tantissimo tempo ma sarà un altro passo in avanti per rendere meno probabili le ricorrenti crisi dell’economia mondiale.