Obama ha suscitato speranze eccessive, ma non fa miracoli
Quanto dista Betlemme da Washington
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 4 novembre 2010
Nonostante io abbia una certa esperienza della rapidità con cui si può perdere il potere politico nelle moderne democrazie, tuttavia durante il mio recente soggiorno americano, sono rimasto impressionato dal constatare come velocemente e senza spiegazioni convincenti sia crollato il mito di Obama. Persino in un ambiente universitario del New England, filo-democratico per definizione e due anni fa entusiasta del nuovo Presidente, si respirava un clima di rassegnata accettazione dell’imminente sconfitta. Ancora più sorprendente era constatare come quest’insoddisfazione non fosse quasi mai accompagnata dalle spiegazioni razionali che i professori, se non altro per il proprio mestiere, sono soliti dare. Ben pochi si ritenevano attratti dalle ragioni dei repubblicani, tutti ritenevano inadeguate ad una società moderna le tesi del Tea Party ma, nonostante questo, la sconfitta del Presidente appariva come un evento inevitabile, un fatto contro cui non si poteva fare nulla.
Di fronte alle mie insistenti domande qualcuno rispondeva che Obama era andato troppo a sinistra, altri che era andato troppo a destra e altri che era stato indeciso se andare a destra o a sinistra. Tutti erano tuttavia concordi a rimproverargli di non avere vinto la lotta contro la disoccupazione. Cioè gli rimproveravano di non avere raggiunto un obiettivo impossibile.
E la cosa più sorprendente era che questo giudizio così severo veniva proprio da coloro che dopo avere pronunciato questa condanna, entravano in aula a spiegare che, dopo ogni grande crisi economica, l’occupazione comincia a riprendere solo dopo alcuni trimestri e solo dopo molti anni può raggiungere il livello precedente la crisi.
Da parte mia ritengo che Obama sia stato pesantemente mancante in politica estera, dove alle parole non sono seguiti i fatti, ma ritengo che abbia combattuto contro la crisi in modo positivo, prendendo le giuste decisioni. Eppure è caduto proprio sull’economia. Non voglio a questo punto commettere l’errore di cercare spiegazioni analitiche e razionali a questo paradosso.
L’unica spiegazione è forse nel fatto che le speranze che Obama aveva suscitato in un momento di drammatico sconforto degli Stati Uniti erano state eccessive . Nonostante egli avesse ripetuto più volte che non era nato a Betlemme, gli americani avevano creduto che potesse fare miracoli. Con la mancanza dei miracoli è mancata la fiducia. Adesso, prima delle elezioni presidenziali, si aprono due anni di normale vita politica. Speriamo che Obama ne sappia approfittare.
Romano Prodi