Riavviare il processo costituente europeo, attraverso vera legittimazione democratica e forte partecipazione popolare
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 30 giugno 2012
Da tempo eravamo abituati a vertici europei che molto promettevano e poco mantenevano. Siamo perciò contenti di potere concludere che questo vertice ha mantenuto più di quanto sembrava promettere. Forse perchè i gol di Balotelli hanno dimostrato che nemmeno la Germania è infallibile, si sono ieri allentate molte rigidità e si è finalmente accettato il principio di una ricapitalizzazione diretta delle banche e di un meccanismo per diminuire la pressione della speculazione sul debito italiano e spagnolo. E’ stata data una prima risposta concreta all’emergenza.
Occorre ancora definire i dettagli operativi che saranno all’ordine del giorno della riunione dell’Ecofin del 9 luglio e il successo di questa riunione non è certamente scontato. Tuttavia l’avere affermato il principio per cui la zona euro deve assicurare la propria solidarietà nel difendere dalle oscillazioni ingiustificate dello spread quei Paesi che intraprendono un percorso virtuoso di riforme e di risanamento dei conti pubblici è un passo in avanti molto importante.
Con le decisioni di ieri si è recuperato quel minimo di solidarietà e di flessibilità che erano mancati durante la crisi. Questo anche perchè i lavori preparatori del vertice erano stati finalmente compiuti in modo più approfondito, affrontando in anticipo e con la dovuta attenzione i problemi che dovevano essere messi sul tavolo. La stessa iniziativa per la crescita – anche se non ancora basata su riforme strutturali e anche se in buona parte utilizzando fondi già stanziati – è un segno concreto. E’ il segno concreto che l’Unione Europea ha finalmente capito che il solo rigore non basta. Le politiche di austerità senza nuovi strumenti di crescita deprimono l’economia, creano ingiustizie sociali e rendono impossibile lo stesso risamento dei conti pubblici.
Ci sono poi alcune lezioni specifiche che dobbiamo trarre dal vertice. La prima è che l’Italia ha confermato di essere oggi tra i protagonisti principali della scena europea; Monti ha saputo tessere (finalmente insieme a Parigi e a Madrid) una forte rete di alleanze attorno alla Germania, senza tuttavia aprire un conflitto aperto con Berlino. Questa nuova alleanza è stata decisiva per l’esito positivo dei negoziati. Lungo questa via, che abbiamo più volte indicato con insistita frequenza su queste colonne, dobbiamo ancora proseguire. Occorre infatti una massa critica, politica ed economica, per superare le resistenze di Berlino e costruire su base paritaria la nuova Unione.
La seconda lezione è che rispondere all’emergenza è necessario ma non sufficiente. Dobbiamo scrivere una nuova pagina nella storia dell’integrazione europea, attraverso tre unioni: bancaria, fiscale e politica. Il rapporto Van Rompuy costituisce una prima base di lavoro, ma il percorso della sua realizzazione va delineato con più precisione e le tappe meglio scadenzate, per arrivare a prendere le decisioni complete al più tardi al vertice di dicembre.
La parte meno concreta del rapporto è quella sull’unione politica, questa mancanza di concretezza vale come un forte richiamo ai leader europei, ma anche al parlamento europeo, ai parlamenti nazionali e alle forze politiche, ad assumere pienamente le loro responsabilità, a tornare ad essere con coraggio protagonisti per l’avvio di un nuovo processo costituente.
E’ l’unico modo per recuperare sovranità. Oggi al mondo ci sono solo due governi veramente sovrani, gli Stati Uniti e la Cina. Ritroviamo il senso della storia; solo attraverso l’Unione Europea potremo esistere come soggetti politici nel mondo di domani. O l’Europa si mette insieme condividendo non solo le politiche monetarie, ma anche quelle economiche e industriali, oppure è condannata a scomparire dalla carta geografica del XXI secolo. La nuova unione può avvenire attorno alla Germania, non contro; ma neppure solo con la Germania, che forse è troppo grande per un’Europa incompleta, ma è sicuramente troppo piccola per affrontare da sola le nuove sfide, soprattutto asiatiche.
I successi dell’Europa si sono sempre basati su una visione, un progetto e un percorso per realizzarlo. E’ insostenibile pensare di poter realizzare un’unione fiscale senza controllo democratico. Ma è altresì impensabile una mutualizzazione del debito senza controlli reciproci. E gli stessi controlli sui bilanci , e quindi sull’azione dei parlamenti nazionali, sono possibili e accettabili solo in un’Unione federale.
Chiudiamo la fase delle diffidenze reciproche, dei capri espiatori, degli spauracchi, degli idraulici polacchi, una fase che ha portato l’Europa alla paralisi. Fissiamo il nuovo abiettivo 2014, usiamo le elezioni europee per riavviare il processo politico e costituente europeo, attraverso una vera legittimazione democratica e una forte partecipazione popolare.