Stark via dalla BCE subito, il governo tedesco non ripeta gli errori di quello italiano
La crisi e l’Europa
Gli errori comuni di Roma e Berlino
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 11 settembre 2011
La rigidità di Jurgen Stark non è un fatto nuovo. In tempi passati, nel ruolo di funzionario del ministero delle Finanze tedesco, non ha mai nascosto la sua opposizione all’entrata dell’Italia nell’euro e negli ultimi mesi, come membro del consiglio di amministrazione della Banca centrale europea, con altrettanta durezza si è pronunciato contro ogni acquisto di titoli di Stato dei Paesi in difficoltà.
Non credo che questo sia dovuto a una particolare antipatia nei confronti dell’Italia ma piuttosto alla sua radicata convinzione che l’unico nemico da combattere sia l’inflazione e che, di conseguenza, l’unico compito della BCE sia quello di combattere l’inflazione. Su questo punto sembra essersi duramente scontrato con il presidente Jean-Claude Trichet, anche se nessuno può certo accusare l’attuale numero uno della BCE di essere tenero nei confronti dell’inflazione. E’ stato quindi facile per Trichet, ricordare a Stark che mai l’inflazione è stata così bassa in Europa da quando esiste l’Euro e da quando la Banca centrale Europea ne è il vigile custode.
La divergenza era ormai giunta a un punto tale che le dimissioni, più volte minacciate, sono alla fine arrivate. Sono arrivate però nel momento sbagliato, quando massima era la pressione sui titoli italiani. E sono arrivate a Borsa aperta, iniettando ulteriore panico sui mercati. La Borsa di Milano è di nuovo crollata, e lo spread nei confronti dei Buoni del Tesoro Tedesco, è arrivato a 368, rendendo con questo ancora più pesante la già problematica gestione del nostro debito pubblico. La responsabilità del momento drammatico in cui ci troviamo, non la possiamo tuttavia imputare solo a Stark: le principali colpe devono essere attribuite al governo tedesco ed a quello italiano.
Il governo di Berlino, per motivi elettorali interni, ha rifiutato di intervenire sul caso greco quando questo era facilmente risolvibile, e poi, per lo stesso motivo, ha continuamente paralizzato i vertici europei, rinviando ogni decisione e rincorrendo i problemi solo quando si arrivava vicino al baratro e i problemi stessi stavano diventando ormai insolubili. Lo stesso atteggiamento ha avuto il governo italiano quando ha creduto di calmare i mercati con i pannicelli caldi e soprattutto quando, nelle ultime settimane, ha “zigzagato” tra proposte e cancellazioni, raggiungendo così l’incredibile risultato di renderci non credibili di fronte a tutti e di farci distaccare perfino dalla Spagna.
I prossimi giorni ci diranno se l’Italia avrà la forza di trovare finalmente una qualsiasi direzione di marcia ma ci dovranno soprattutto dire che cosa vuole fare la Germania, anche perchè la BCE non ha più i mezzi per continuare a sostenere i titoli dei paesi in difficoltà, avendone ormai in pancia più di 300 miliardi. Da quando la paura del disfacimento dell’Euro è diventata concreta, l’establishment tedesco ha finalmente cominciato a valutarne i danni per la propria economia, che grazie all’Euro ha accumulato un surplus che pone oggi la Germania in una posizione di forza unica nel mondo.
Una paura più grande sembra forse spingere Angela Merkel ad affrontare con coraggio le vecchie paure, anche se per ora si è sempre rifiutata di metere sul tavolo l’adozione dei nuovi indispensabili strumenti di politica economica, a cominciare dagli EuroBond. Un filo di speranza in questa direzione nasce dall’indiscrezione, uscita dagli ambienti del governo tedesco, secondo la quale il successore di Stark al comitato esecutivo della BCE sarebbe l’attuale sottosegretario alle Finanze Jorg Asmussen, molto più apero ad una politica di cooperazione europea. Questo non sarebbe da solo il segnale di un radicale cambiamento della politica tedesca ma costituirebbe certamente un elemento di maggiore serenità.
Sulla candidatura di Asmussen sono naturalmente iniziati gli scontri all’interno del governo tedesco e su questo non possiamo farci nulla. Quello che dobbiamo invece chiedere con forza è che la sostituzione di Stark avvenga subito e non alla fine dell’anno, secondo l’intenzione espressa dallo stesso Stark. La BCE non può infatti rimanere con un membro tedesco dimissionario e non in linea con il proprio governo in un momento così drammatico per il futuro dell’Europa.