La virata tedesca per la leadership militare in Europa
La virata tedesca – Gli equilibri che la guerra sta cambiando in Europa
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 22 agosto 2022
La guerra di Ucraina non solo continua a provocare tragedie umane e materiali ma, pur nell’incertezza di quale sarà il suo esito finale, sta già producendo profondi mutamenti politici sia a livello mondiale che nel quadro europeo.
L’aggressione russa ha causato un’inedita corale risposta dei membri europei della Nato nel fornire armi e supporti all’Ucraina, e ha spinto Finlandia e Svezia ad aderire ad un’alleanza alla quale erano stati tradizionalmente vicini, a cui però non avevano mai voluto appartenere.
Ritengo tuttavia che il mutamento per noi più importante riguardi il nuovo ruolo che la Germania si appresta oggi a giocare nell’ambito dell’Unione Europea.
Sappiamo tutti come la Germania abbia esercitato una crescente leadership nell’economia europea fin dall’inizio dell’esperienza comunitaria e come questo ruolo sia diventato ancora più importante dopo l’unificazione del paese.
Siamo anche consapevoli che, ad una costante politica fortemente europeistica culminata nella costruzione dell’Euro, sia poi seguita una politica di opposta direzione nella gestione della grande crisi finanziaria dello scorso decennio. Una politica che ha messo a rischio non solo la sopravvivenza dell’Euro, ma le stesse fondamenta dell’Unione.
E’ stata tuttavia la stessa Germania a ricostruire il suo ruolo di leadership, promuovendo il grande progetto del PNRR, che ha ridato all’Europa il senso di una rinnovata solidarietà.
A questo ruolo tedesco nel campo economico si è storicamente affiancata la leadership della Francia (per molti anni affiancata dalla Gran Bretagna) nel settore della politica estera e della difesa.
La Germania non solo ha sempre dedicato a questi problemi un’attenzione certamente inferiore al proprio peso economico, ma il mondo politico germanico ha costantemente giudicato con una certa diffidenza ogni ipotesi di una sostanziale crescita delle spese militari, anche quando questa crescita era stata duramente e apertamente richiesta dal presidente americano.
Il conflitto ucraino ha prodotto in pochi giorni quell’aumento dell’impegno militare tedesco che era stato rifiutato per molti decenni. Un cambiamento di rotta che, a prova di un pragmatismo che non alberga certo nella politica italiana, è stato portato avanti dalla coalizione governativa tradizionalmente più contraria all’aumento delle spese militari e con il sostanziale appoggio dell’opposizione democristiana.
Eppure si tratta di un aumento cospicuo, destinato a mettere subito sul tavolo 100 miliardi di Euro e a prospettare un aumento della spesa annuale per la difesa da 50 a 80 miliardi.
Con questa decisione il bilancio tedesco della difesa, almeno in termini nominali, diverrebbe il terzo del mondo, dopo quello americano e cinese e molto superiore a quello russo.
Questi dati non solo mettono in rilievo come, purtroppo, la guerra spinga fatalmente all’aumento delle risorse destinate alla difesa ma, nel caso della guerra di Ucraina, produrrà un cambiamento di leadership nel campo della politica militare all’interno della stessa Unione Europea.
Se non si procederà rapidamente ad una politica comune, la Francia è infatti destinata a perdere progressivamente il ruolo che ricopre in questi settori in quanto titolare del diritto di veto al Consiglio di Sicurezza e unico paese dotato di armamento nucleare.
Non ho alcun dubbio nei confronti della maturità della democrazia di un paese come la Germania, che non solo ha accolto un milione di immigrati siriani, ma che sta oggi organizzando l’accoglienza di 150 mila giovani ucraini nelle sue scuole.
Tuttavia ho sempre pensato che l’Unione europea debba essere un’Unione di Minoranze e che questo obiettivo non sia raggiungibile con il dominio di un solo paese. Un’eccessiva superiorità spinge infatti a ritenere, come è avvenuto in Germania in alcune sentenze della Corte Suprema, che la legge nazionale prevalga su quella europea, distruggendo con questo i fondamenti dell’Unione. Anche se non si arriverà mai ad una parità effettiva fra i diversi paesi, un certo equilibrio fra essi è quindi assolutamente necessario.
La tacita divisione dei compiti fra Francia e Germania (nell’ambito della quale l’Italia ha sempre giocato un ruolo di attiva e essenziale mediazione) è sempre stata una garanzia di valore inestimabile per mantenere gli equilibri necessari per la costruzione di un’Europa capace di esercitare il suo necessario ruolo nella politica mondiale.
L’accelerazione dei cambiamenti che la guerra di Ucraina ha provocato non avviene certo nel momento a noi più appropriato: il Presidente francese si trova infatti indebolito dal modesto risultato delle recenti elezioni parlamentari e l’Italia è di fronte ad un appuntamento elettorale nel quale, per la prima volta, vengono messe in dubbio le fondamenta stesse della nostra appartenenza all’Unione.
La guerra di Ucraina ha tuttavia reso urgente quello che è stato sempre rinviato negli anni. E’ quindi necessaria una risposta europea all’altezza delle tragiche circostanze che stiamo vivendo.