L’Europa vince con la testa degli italiani
L’Europa che vince nella ricerca con la testa degli italiani
Articolo di Romano Prodi su Il Sole 24 Ore del 19 luglio 2014
Il 6 agosto il satellite europeo Rosetta è pronto a entrare nell’orbita della cometa 67PCG. Nella missione europea anche tante eccellenze italiane.
È di questi giorni la notizia che, dopo 10 anni di viaggio fin nello spazio più profondo, la sonda spaziale europea, Rosetta, è arrivata in prossimità della cometa sulla quale Philae, la sua «navicella, robot di atterraggio» andrà a depositarsi ai primi di novembre.
Si tratta di una missione straordinaria per la lunghezza e la complessità del viaggio e per la ambizione del suo obiettivo: atterrare su una cometa e studiarne natura e storia.
Al di là della descrizione degli aspetti tecnici, balzano agli occhi due realtà che sono motivo di orgoglio per chi ama l’Europa: la capacità di programmare e realizzare in modo unitario progetti complessi a lungo termine, e quella di ricorrere alla innovazione agile e coraggiosa per risolvere gli imprevisti. Come corollario di queste realtà un fatto che potrebbe anche apparirci straordinario: ai vertici gestionali di questa missione ci sono due italiani che, con grande intelligenza, competenza e rigore, da quasi vent’anni l’hanno vissuta nella sua progettazione ed esecuzione.
Gli esempi da imitare qui, per l’Europa e per l’Italia, in materia di cooperazione e capacità di gestione, sono molto importanti. A volte, per vedere che esistono, bisogna però andarli a trovare in prossimità di Giove, ai confini dello spazio profondo. Ma ci sono …e quando arrivano possono lasciare il segno. Speriamo che l’Italia ritrovi la capacità di applicare queste energie e questi talenti anche sulla Terra.
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La sonda Rosetta ridisegna lo spazio
Articolo di Alessandro Ovi su Il Sole 24 Ore del 19 luglio 2014
Rosetta è il satellite europeo destinato entro l’anno a depositare il suo lander Philae sul nucleo della cometa 67PCG (il nome completo è 67P/Churyumov-Gerasimenko). Si tratta della missione più innovativa e “singolare” della Agenzia spaziale europea (Esa).
Le comete, ci dice Berndt Feuerbacher, presidente della Federazione astronautica internazionale, sono relitti dell’origine del nostro sistema solare, tenuti in una sorta di congelatore cosmico ben al di là dei pianeti esterni e rimasti invariati per oltre 4,5 miliardi di anni. Quando un simile reperto viene deviato in prossimità del Sole, ci è possibile raggiungerlo. Si tratta di un’opportunità unica per imparare cose nuove del nostro Sole, della Terra, dei pianeti e persino dell’inizio della vita.
A guidare operativamente la missione, dal centro di Darmstadt, due italiani: Paolo Ferri, direttore di tutte le missioni Esa, e Andrea Accomazzo di Domodossola, capo di un team di 15 persone ad altissimo livello per le operations di Rosetta. Entrambi coinvolti nella missione Rosetta fin dai primi anni: Ferri nel ’96 e Accomazzo nel ’99. «Una missione che sta durando una vita – dice Ferri – ma che è passata in un baleno per le tante emozioni, che ha fornito».
Lanciata il 2 marzo 2004 da un Ariane 5, Rosetta ha viaggiato su una rotta molto precisa che l’ha portata una volta a ruotare attorno a Marte e tre volte attorno alla Terra per usare la loro gravità come fionde ed essere lanciata verso Giove all’incontro con la cometa che stava arrivando verso il Sole. Attraversando la fascia degli asteroidi, Ferri e Accomazzo hanno dovuto eseguire un passaggio molto delicato: quello di ibernare tutti gli apparati di Rosetta tranne un computer e un orologio, perché ormai il Sole era troppo lontano. Per capire il rischio e la complessità di una simile procedura, bisogna ricordare che, a quelle distanze, un comando da terra impiega circa 20 minuti.
L’orologio avrebbe dato la sveglia a Rosetta 31 mesi dopo, quando si sarebbe riavvicinata al Sole.
C’era aria di attesa il 20 gennaio di quest’anno, giorno previsto per il risveglio a Darmstadt, nella sala Controllo di Esoc (European space operations control).
Rosetta doveva essere pronta a mettersi nella scia della cometa che sarebbe passata da quelle parti, avvicinarsi, girarle attorno e trovare l’assetto giusto perché Philae, il lander a tre zampe, potesse andare a depositarsi sulla sua superficie.
Mentre il segno del risveglio tardava a comparire dopo il momento atteso, il nervosismo cresceva. Berndt Feuerbach racconta che c’era silenzio in sala e che, dopo 20 minuti dal momento previsto per il risveglio di Rosetta, gli era arrivato un sms di Thomas Reiter, il più famoso astronauta europeo, che con un’aria apparentemente distaccata gli chiedeva: «Siamo un po’ in ritardo Berndt?». «Aspettiamo, Thomas, aspettiamo. È così lontana e ha tante cose da fare prima di dirci che è sveglia. Aprire i pannelli, scaldarsi un po’, puntare verso la Terra la sua antenna, provare a trasmettere, e magari non ci riesce al primo tentativo…».
Ascolta l’intervista di Giovanni Minoli ad Alessandro Ovi sulla missione spaziale Rosetta
Mix 24 del 29 ottobre 2014
(6’51” dall’inizio della puntata)
Scarica lo speciale di MIT-Technology Review