Libia: non si esce dall’emergenza senza ricomposizione dello Stato
L’appello di Prodi: “la libia è cruciale per i migranti e per il petrolio”
“Il futuro della Libia ci riguarda da vicino”. la Fondazione di Romano Prodi mercoledì ospita un incontro sul Paese nordafricano
Intervista di Federico del Prete a Romano Prodi su Il Resto del Carlino del 12 novembre 2018
“Alla conferenza di Palermo l’Europa si gioca tantissimo: se si riuscisse a mettere le basi per una Libia pacificata, sarebbe di un’importanza colossale per controllare la questione migratoria”. Romano Prodi non poteva immaginare un tempismo migliore: mercoledì 14 novembre, alle 17.30, infatti, la Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli ospita un incontro proprio sulla Libia, all’indomani del summit internazionale chiamato a disegnarne un futuro di pace.
Professore, come si articola il lavoro della Fondazione?
“Abbiamo sempre cercato di avere uno sguardo ampio sul mondo. In questa seconda parte di conferenze del ciclo “Dialoghi sul mondo“, avviato all’inizio di quest’anno, ci concentriamo sul Mediterraneo. Dopo la Libia seguirà infatti, il 13 dicembre, l’incontro dedicato alla Turchia”
Perché la Libia deve interessarci cosi tanto?
“Innanzitutto perché ne siamo i più grandi importatori di petrolio, così come anche molto gas passa da questa nazione. In Libia, l’Italia ha sempre avuto interessi economici molto forti e una presenza importante di piccole e medie imprese, a dimostrazione che anche dopo la fine del colonialismo e nonostante gli scontri, alla fine si è mantenuto un rapporto di convivenza solido“.
E poi c’è la questione migratoria.
“E’ il tema più importante di tutti ed è strettamente legato alla situazione attuale. L’immigrazione non si era mai tramutata nelle attuali tragedie finché non è iniziata la guerra in Libia, che è stata la causa di una situazione fuori controllo. Di certo, se non ci fosse stato il conflitto, oggi avremmo una politica migratoria condivisa, più pacifica e costruttiva”.
Che cosa dobbiamo aspettarci dalla conferenza di Palermo?
“Una prima fase verso un lungo processo di pace. Oggi la Libia è molto frammentata, divisa in tribù, in clan e milizie che o partecipano tutte a questo tavolo o la pace non sarà mai raggiunta. Ecco, la conferenza deve lavorare in prima linea per questo processo”.
“In modo prudente. Ma è importante capire che il successo della conferenza non si misurerà dal comunicato finale, ma dalle conseguenze future che sarà in grado di produrre”.
Servirebbe anche una forte politica europea condivisa.
“Assolutamente. E’ una condizione indispensabile: i paesi europei devono smetterla di agire da soli, perché così si aumentano conflitti e scontri. Ma se si troverà un accordo tra Francia e Italia credo che tutti avranno l’interesse ad accoglierlo”.
Beh, viste le ultime settimane non sarà semplice.
“Esatto, questo è il punto centrale. Ma è un banco di prova fondamentale: senza ricomposizione dello stato libico, non si esce da questa emergenza”.