L’inverno sta arrivando: tagliare i consumi energetici
Taglio ai consumi – La sfida che si vince cambiando le abitudini
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 04 settembre 2022
La guerra dell’energia è cominciata prima della guerra di Ucraina, ma i due conflitti si intrecciano sempre più fra loro.
Un intreccio ancora più stretto da quando l’Occidente, pur con tanta fatica, sta cercando di mettere in atto nel campo energetico la stessa compattezza che ha raggiunto nel fronte militare.
Il più forte segnale di un’azione comune è proprio di questi giorni e riguarda la proposta dell’imposizione del tetto al prezzo del petrolio. Nelle nostre analisi dimentichiamo infatti troppo spesso che l’introito maggiore per il bilancio russo non proviene dal gas (che pure ricopre grandissima importanza), ma dal petrolio i cui ricavi sono più del doppio di quelli del gas.
La decisione occidentale di mettere un limite al prezzo del petrolio (oltre che aiutare il Presidente Biden nelle prossime elezioni interinali di novembre) è quindi degna del massimo interesse, anche se non facile da essere messa in pratica. Il petrolio viene infatti soprattutto trasportato dalle navi e i controlli sul rispetto delle regole sono assai difficili, anche perché esistono molti paesi che hanno interesse a violarli.
Il tetto ha tuttavia una maggiore probabilità di essere rispettato oggi di quanto non lo fosse qualche mese fa. Oggi il ripiegamento del prezzo del petrolio è anche, e soprattutto, causato da un’ormai concreta prospettiva di un forte rallentamento di tutta l’economia mondiale, inclusa la Cina. I prezzi del petrolio hanno infatti già risentito della debolezza della domanda, passando dalle punte di 124$ al barile del mese di giugno ai 92$ del primo settembre (per il greggio Brent).
La risposta russa all’accordo sul tetto al prezzo del petrolio è stata però immediata e, naturalmente, si è espressa nel campo in cui noi siamo più deboli, e cioè nel gas, che ci lega alla Russia con il “ferreo” sistema dei metanodotti.
Gazprom ha subito annunciato che le forniture attraverso il Nord Stream1, che dovevano essere interrotte per tre giorni, lo saranno invece a tempo indefinito.
E questo sta avvenendo a costo di bruciare una parte del gas dei pozzi russi nell’atmosfera, spreco necessario per non danneggiare il funzionamento dei giacimenti. Il tutto adducendo problemi tecnici del gasdotto, problemi che tutti gli esperti ritengono inesistenti.
Questo dietro-front della Russia, tra annunci e fatti, costituisce l’ennesimo tentativo di Mosca di giocare al gatto col topo, tanto più che il topo europeo ha già adottato qualche imprevista contromisura, come l’aumento degli stoccaggi a un livello superiore all’80%, con un anticipo di due mesi riguardo al tempo previsto.
La durezza della reazione russa deriva quindi dal fatto che Mosca pensa, non senza ragione, che anche le maggiori scorte non saranno sufficienti a farci passare la stagione fredda, dato che il consumo invernale di gas è più del doppio di quello estivo.
D’altra parte, nonostante i sei mesi di discussioni, non vi è alcuna prospettiva di accordo concreto sul se e sul come mettere il tetto al prezzo del gas.
Sembra quindi molto, molto difficile che, nell’incontro straordinario dei ministri dell’energia previsto per il prossimo 9 settembre, si possa raggiungere la necessaria unanimità da parte di tutti i 27 paesi europei.
Spero proprio di sbagliarmi ma, di fronte alle possibili (e forse probabili) difficoltà di approvvigionamento per il prossimo inverno, abbiamo quindi il dovere di preparare la sola risposta possibile: ridurre nel modo più razionale e meno dannoso il consumo del gas e dell’elettricità in Italia e prepararci da subito ai comportamenti necessari per raggiungere quest’obiettivo.
Si può eccepire che l’impressionante aumento del prezzo del gas e dell’elettricità è di per se stesso sufficiente per ridurre i consumi. A parte la crudeltà delle conseguenze degli aumenti, questo non sembra essere il nostro caso in quanto, dall’inizio dell’anno, i consumi italiani di gas ed elettricità si sono ridotti solo del 2%.
In Germania, paese che ha una dipendenza dal gas russo simile all’Italia, i consumi sono calati del 15% nello stesso periodo di tempo, proprio per effetto di misure che hanno scoraggiato il consumo di energia dove non è di importanza prioritaria.
D’altra parte la stessa Arera, l’Autorità pubblica di regolazione e controllo nel campo dell’energia elettrica e del gas, ha dichiarato che, nonostante i ripetuti messaggi di ottimismo da parte del nostro governo, vi sono elevate probabilità di gravi difficoltà nella disponibilità di energia per il futuro inverno.
Indipendentemente dal risultato del prossimo vertice europeo, ci attendiamo quindi un complesso di istruzioni e raccomandazioni sui tempi e sui modi per risparmiare energia nel campo domestico e nel settore pubblico e ci attendiamo un parallelo accordo fra il governo e i diversi settori produttivi, comprese le imprese produttrici di elettricità.
E’ importante, ma non sufficiente, arrivare all’inverno con le riserve piene ed è doveroso abituarci, fino da ora ed in modo progressivo, a comportamenti che potranno essere in futuro dettati dalla necessità.
Queste ricette, riguardanti l’immediato, non esauriscono certo il dovere di arrivare il più presto possibile all’indipendenza energetica.
Di questo dovremo parlare a lungo e in modo approfondito in seguito: il raggiungimento di quest’obiettivo implica infatti un mutamento radicale tanto nella nostra strategia produttiva, quanto nei nostri modelli di vita.