“Nuova Via della Seta”: occorre una strategia nazionale perchè l’Italia ritorni protagonista

silkroad0La Via della Seta. La rivalità USA-Cina un’occasione per l’Italia

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 17 maggio 2015

Le tensioni in Ucraina e le tragedie del Mediterraneo hanno giustamente allontanato la nostra attenzione dai rapporti fra Cina e Stati Uniti, che pure costituiscono e costituiranno il tema dominante della politica mondiale. Data la ormai cronica divisione dell’Europa e la fragilità russa, la primazia mondiale si materializza infatti sempre di più nella sfida fra questi due giganti. Una sfida che si estende in tutti i campi, da quello economico a quello scientifico a quello militare.

Per fortuna tale sfida, negli ultimi mesi, si è soprattutto concentrata nel settore economico, dove abbiamo assistito a mosse e contromosse destinate a cambiare in maniera sostanziale il futuro del pianeta.

Il tutto in presenza di un dibattito che tende a mettere in rilievo le debolezze dell’avversario, per cui da parte cinese si è con enfasi sottolineata la diminuzione del tasso di crescita dell’economia americana, mentre da parte americana si è dato un enorme rilievo alla minore velocità dello sviluppo cinese.

Entrambe le osservazioni hanno una certa validità ma non possono mettere in dubbio né il primato degli USA né la persistenza di una crescita cinese che da decenni desta meraviglia. Lo sviluppo del prevedibile futuro del paese asiatico non sarà a due cifre ma, presumibilmente, tra il sei ed il sette per cento. Questo rallentamento ha aperto il dibattito su un’ inevitabile crisi dell’economia cinese, dovuta alla fine di una fase di sviluppo spinta dall’illimitata offerta di mano d’opera a cui la nuova struttura demografica cinese porrebbe fatalmente fine. Da parte cinese si risponde invece che il 6-7% di crescita corrisponde alla “nuova normalità” di un paese che ha già raggiunto un ragguardevole livello di sviluppo.

silkroad1Fino ad ora vi sono tutti gli elementi per credere che questa “nuova normalità”, che ancora costituisce una crescita impressionante, possa prolungarsi in futuro, anche se ci sono pericolosi squilibri in alcuni grandi settori (ad es. la bolla dell’edilizia) e urgenti necessità di riforma nel campo bancario e nel debito delle comunità locali.

In questa grande sfida per il primato economico gli Stati Uniti hanno preso un’iniziativa di grande portata con la proposta di un grande accordo economico-commerciale (Trans-Pacific Partnership) con dodici paesi dell’area del Pacifico ma che, almeno per il presente, esclude la Cina. Non si tratta solo di una sfida commerciale ma di un disegno per costruire un’estesa area economica capace di costituire un’alternativa alla Cina nella produzione e nell’attrazione degli investimenti stranieri. I cinesi non si sono mostrati particolarmente turbati, anche se quest’accordo è evidentemente rivolto a mutare i rapporti economici di molti paesi che oggi hanno nella Cina il maggiore partner economico e commerciale. Non si sono turbati ma hanno preparato un contrattacco in grande stile, prima di tutto annunciando una serie di fusioni e concentrazioni che ridurranno da 116 a 40 il numero delle maggiori imprese pubbliche cinesi, trasformando cioè queste aziende che sono già  giganti in supergiganti capaci di dominare la sfida mondiale.

La risposta cinese si è poi materializzata in due importanti decisioni strategiche: in primo luogo nella creazione della Banca Asiatica per le Infrastrutture e gli Investimenti (AIIB) e quindi nel progetto della Nuova Via della Seta. La AIIB è una chiara alternativa alla Banca Mondiale e agli Stati Uniti che ne hanno sempre controllato la gestione. Essa si propone di  agire con criteri operativi più rapidi e più aderenti agli interessi dei paesi in via di sviluppo, al di fuori dei condizionamenti che hanno tradizionalmente guidato l’azione della Banca Mondiale.

silkroad3La forza della proposta cinese è stata tale che ad essa hanno aderito non solo la maggioranza dei paesi asiatici ma anche i grandi paesi europei, a cominciare dalla Gran Bretagna, che ha scelto di accettare la proposta di Pechino nonostante la durissima opposizione dell’amministrazione americana.

A questa prima mossa del governo cinese si è accompagnato il lancio della “Nuova Via della Seta” volta a legare Cina ed Europa con poderosi investimenti sia nella via marittima che in quella terrestre. Non è solo un messaggio verso l’Europa, che della Cina è il maggior partner commerciale, ma verso tutti i paesi dell’Asia Centrale e sopratutto della Russia, con la quale sono stati contemporaneamente siglati accordi di grande portata in tutti i campi, a cominciare da quello energetico per finire con quello militare. Il tutto reso più facile dalle rotture che si sono create fra l’Occidente e la Russia in conseguenza delle accresciute tensioni in Ucraina.

Si tratta quindi di una risposta alla strategia americana nel Pacifico con una rapidità, una estensione e un impiego di mezzi che hanno stupito tutti gli osservatori politici, anche se era in qualche modo atteso che la Cina si sarebbe affrettata a dare una risposta alla nuova politica americana.

silkroad4Senza volere entrare nelle previsioni sull’evoluzione dei rapporti tra Europa, Cina e Russia mi limito ad una breve riflessione sugli interessi italiani e sulle necessarie azioni da compiere. I rapporti fra Asia ed Europa in ogni caso aumenteranno ulteriormente. Già i primi treni viaggiano tra la Cina Centrale ( Chongqing ) e Duisburg, in Germania. Diviene quindi imperativo ed urgente che l’Italia costituisca un terminale importante sia del cammino terrestre che di quello marittimo. Il nostro grandioso potenziale marittimo è stato fino ad ora relegato in secondo piano rispetto a Grecia e Spagna sia dalle vicende del porto di Gioia Tauro sia dagli incredibili, incomprensibili e colpevoli intralci burocratici che hanno impedito il decollo del porto di Taranto nel commercio con l’Asia.

Oggi si apre un nuovo capitolo che prende perfino il nome dal legame che per secoli ha unito l’Italia alla Cina. Vogliamo di nuovo lasciare passare quest’occasione senza una strategia nazionale che ci renda di nuovo protagonisti attivi della Via della Seta ?

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
maggio 17, 2015
Articoli, Italia