Prodi in Africa per l’Onu – Presiederà il “peacekeeping”
L’ex premier torna sullo scenario internazionale per occuparsi degli interventi militari di pace
Di Marco Marozzi – La Repubblica
10 Settembre 2008
ROMA – Romano Prodi torna sullo scenario internazionale. E’ stato scelto dall’Onu per presiedere il “panel” sugli interventi di peacekeeping in Africa. A nominarlo è stato il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki Moon, che ha voluto il professore emiliano per guidare una missione di cui fanno parte uno statunitense, un cipriota, un giapponese, un designato dalle Isole Mauritius.
A lanciare la candidatura Prodi è stata in prima battuta l’Unione africana, che guarda a lui per l’esperienza accomulata cone presidente della Commissione europea, oltre che come premier italiano. Ban Ki Moon ha subito cavalcato la scelta: una conquista “personale” di Prodi, legata alla sua storia, e non da designazioni di nazioni (nemmeno l’Italia, dove nessuno, in qualsiasi schieramento, sapeva davvero cosa bolliva nella pentola del Palazzo di Vetro) e tantomeno di aree politiche.
L’incarico avrà una validità semestrale, anche se tutto il futuro è da giocare. Prodi e la sua squadra devono trovare i modi per organizzare in un sistema per quanto possibile collegato i vari interventi di peacekeeping in Africa. Ora la situazione è disarticolata, con perdite di denaro ed efficienza negli aiuti e nei tentativi di pacificare le molte zone e le molte cause di conflitto.
Il panel dell’Onu deve non solo pianificare gli interventi finanziari che giungonodalla comunità internazionale, ma organizzare la logistica: depositi, personale, armi, soccorsi. Un’esperienza che Prodi ha cominciato a Bruxelles, quando con il suo capo di gabinetto, Stefano Manservisi (ora alla guida della Direzione Ue che si occupa di Africa e di aiuti allo sviluppo: 450 milioni di interventi nell’ultimo quinquennio, 600 milioni stanziati per il prossimo), mise in piedi l’African Peace Facility. Prodi adesso si dividerà fra un suo ufficio al Palazzo di Vetro e la sede dell’Unione africana, ad Addis Abeba.
L’Ua punta a rafforzare il suo rapporto con la Nazioni Unite e il suo peso internazionale tentando di stabilire insieme con il Palazzo di Vetro una linea unica per le molte crisi e un’agilità di intervento e di collegamenti. Dal Darfur (dove il contingente Onu-Ua è stato rinnovato con l’astensione degli Usa, critici verso il Sudan) allo Zimbawe, dalla Somalia alla Mauritania, al Sahara occidentale, dove l’inviato Onu Peter van Walsum è appena stato richiamato dopo l’ennesimo insucesso nel tentativo di risolvere il conflitto Marocco-Fronte Polisario. “Con l’Africa – dice – c’è una saldatura lavorando con i leader di un continente che pur fra mille difficoltà sta crescendo”.