Quando si decide di rottamare bisogna anche pensare alle risorse sulle quali ricostruire
Rottamare conviene solo se serve a costruire
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 24 agosto 2014
Il concetto di rottamazione mi ha interessato fin da quando ero ragazzo, proprio perché la prima fase dello sviluppo economico postbellico si è ampiamente fondata sulla rottamazione. L’enorme quantità dei residui militari lasciati dall’esercito americano è stata acquistata, smontata e ricomposta in modo da costituire il primo nucleo di una nuova elementare struttura produttiva. Da tre camion “Dodge” residuati di guerra se ne ricavava uno pienamente efficiente e si utilizzavano le parti ancora funzionanti degli altri due come pezzi di ricambio. Il guadagno del “rottamatore” consisteva proprio nell’utilizzare quanto più si poteva dei vecchi mezzi, vendendo una marmitta, una batteria, un argano o una gru a coloro che volevano intraprendere qualche iniziativa.
Innumerevoli sono le storie di imprese generate dalla rottamazione che tuttora prosperano, come la Fagioli o la Brevini, la prima costruita su un vecchio Dodge e la seconda smontando gli ingranaggi delle spolette delle bombe americane. E molti Paesi hanno fondato sulla rottamazione la propria rinascita economica.
Non si tratta naturalmente di un processo elementare perché il buon rottamatore non solo deve conoscere bene l’arte dello smontaggio ma deve anche sfruttare bene le risorse che questo processo gli riserva perché, e’ utile ripeterlo, proprio in questo sta il suo guadagno.
Con il progresso economico del Paese anche il concetto di rottamazione si è naturalmente arricchito, assumendo soprattutto il significato di anticipare in modo innaturale la morte di un prodotto, così da consentire alle aziende di venderne uno nuovo.
Anche in questo caso il guadagno è possibile solo se esiste un nuovo prodotto che sostituisce il vecchio. Se la produzione nazionale manca o è scarsa la rottamazione è evidentemente inutile. Per questo motivo essa era così popolare nel settore automobilistico quando la produzione italiana copriva un’elevata quota di mercato, mentre non lo è oggi perché la rottamazione giova soprattutto ai produttori stranieri.
La rottamazione è quindi un processo che, come tutti i processi razionali, deve essere fondamentalmente coniugato al futuro.
Quello che vale per le cose materiali vale anche per gli uomini. La rottamazione è utile e necessaria ma coloro che la decidono (che sono evidentemente le nuove generazioni) debbono compierla non solo conoscendo completamente cosa stanno smontando ma anche la necessaria riutilizzazione delle risorse che rimangono. Questo non è un compito semplice e identico in ogni caso perché, per fare un esempio, mentre un professore di storia nella maggioranza dei casi produce le cose migliori in età matura, un matematico teorico, arrivato ai quarant’anni, ha dato il meglio di se stesso. La sua intelligenza e la sua capacità creativa non saranno tuttavia disperse ma utilizzate per applicazioni pratiche o per l’insegnamento alle giovani generazioni.
Ancora più complesso è il problema della rottamazione delle idee, alla quale ci si dedica con passione in occasione di ogni cambiamento di regime o di congiuntura, salvo essere poi costretti a riprendere i pezzi di dottrina che si erano buttati via.
Per anni si sono rifiutate come eretiche (e quindi da rottamare) le dottrine economiche di Keynes sul ruolo dello Stato nello sviluppo economico, salvo chiedere soccorso a queste stesse idee in questi anni di crisi, nei quali le nuove dottrine fanaticamente liberiste e rigoriste non sono capaci di farci uscire dalla deflazione, che sta distruggendo i posti di lavoro e le speranze delle nuove generazioni.
Le cose non sono diverse se si guarda alla politica. Quando si decide di eliminare un dittatore, come si è fatto per Saddam Hussein in Iraq o per Gheddafi in Libia, bisogna anche pensare alle risorse sulle quali costruire il futuro di quei Paesi.
In ogni caso ed in ogni situazione il processo di rinnovamento deve essere forte ma deve anche essere costruttivo e durare nel tempo. Solo in questo modo il progresso e la necessaria rottamazione si presentano come sinonimi.