Riprendere il dialogo con la Cina per la pace in Ucraina

I nuovi equilibri: la sponda cinese che manca alla Russia

Editoriale di Romano Prodi su Il Messaggero del 18 settembre 2022

L’incontro fra Putin e Xi Jinping a Samarcanda non ha detto nulla di nuovo ma, proprio per questo, costituisce un evento molto importante.

Dal punto di vista formale non si registrano novità rispetto a quanto Xi aveva sempre dichiarato riguardo alla posizione cinese nei confronti della guerra di Ucraina. Una posizione che si è espressa nell’affermazione che l’amicizia fra la Russia e la Cina è forte e duratura, ma che la Cina è contraria a ogni cambiamento di confine.

Affermazione contraddittoria: da un lato essa ribadisce che l’alleanza fra i due paesi in un fronte unito contro l’Occidente è la linea-guida di una comune politica estera ma, dall’altro, afferma che la Cina si mantiene estranea e prudente riguardo alla guerra di Ucraina.

Di fatto, negli ormai duecento giorni di durata del conflitto, i rapporti politici ed economici fra Cina e Russia si sono intensificati e la Cina ha guidato il fronte che, nell’ambito dell’ONU, si è opposto alla condanna della Russia. Non risulta tuttavia che, da parte cinese, vi sia stato alcun invio di armi o un sostegno militare di qualsiasi tipo a difesa del paese amico.

Questo per tanti motivi. Si può infatti sottolineare che fra Cina e Ucraina esistono rapporti amichevoli di lunga data: basti ricordare che la prima portaerei della marina cinese è nata dal riadattamento di una nave acquistata di seconda mano proprio dall’Ucraina.

La posizione di attesa cinese era tuttavia fondata soprattutto sul fatto che la guerra avrebbe danneggiato l’economia con un aumento dell’inflazione, un rallentamento del commercio internazionale e, quindi, una caduta del tasso di crescita.

In effetti, anche se non esistono recenti dati ufficiali, la crescita cinese è ora ben lontana dal pur non esaltante 5,5% che si prevedeva all’inizio del conflitto.

Mentre la crisi edilizia sta colpendo duramente uno dei settori che era stato protagonista dello sviluppo precedente, sta ora entrando in difficoltà un’altra locomotiva dell’economia cinese: il commercio internazionale, con un crescente segno meno sia nell’export che nell’import con gli Stati Uniti.

Il pur fortissimo aumento dei rapporti commerciali fra Cina e Russia non compensa certo le difficoltà sopravvenute nei commerci cinesi con l’Occidente che, anche oggi, rimangono oltre dieci volte superiori a quelli con la Russia.

Non ultima ragione della prudenza di Pechino è dovuta al fatto che Xi Jinping non voleva e non vuole complicazioni politiche e militari prima del prossimo congresso del Partito Comunista, che si svolgerà esattamente fra un mese. Un congresso che, proprio se non si verificheranno eventi imprevisti, lo confermerà presidente per una terza e inedita volta.

A Samarcanda Putin e Xi hanno quindi ripetuto gli stessi legami di amicizia, ma con rapporti di forza totalmente mutati, soprattutto per le crescenti e inattese difficoltà russe sul fronte militare.

Forse è per questo motivo che, diversamente da ogni vertice di questo tipo, non è stata esibita alcuna fotografia ufficiale e non vi è stata nessuna solenne stretta di mano. Da parte cinese esiste solo una scarna nota sull’avvenuto incontro, senza alcun accenno all’Ucraina. Da parte sua Putin ha dichiarato che “i nostri amici cinesi sono negoziatori molto duri” e, pur non specificandone le ragioni, ha ammesso che “Pechino ha domande e preoccupazioni sull’Ucraina”.

Formalmente quindi niente di nuovo, ma con rapporti di forza ulteriormente cambiati in favore della Cina. Anche se nessuna conclusione della guerra è per ora vicina, la Russia si trova quindi di fronte a difficoltà del tutto inattese rispetto a quando il conflitto è cominciato e Xi Jinping, pur evitando di fare dichiarazioni sulla guerra, ha utilizzato il summit di Samarcanda per rinforzare la propria leadership nella SCO (Organizzazzione della Cooperazione di Shanghai) che comprende la Russia, l’India e un forte nucleo di paesi asiatici.

Un’organizzazione che, nel campo della sicurezza e della difesa, è concepita dalla Cina come un grande strumento di politica estera che si affianca all’iniziativa della Via della Seta, prevalentemente proiettata verso iniziative di carattere politico-economico.

Quindi nessun mutamento di alleanze, nessun intervento diretto nella guerra di Ucraina, ma un’ancora più chiara riconferma che la pace potrà arrivare solo con il dialogo fra Stati Uniti e Cina, un dialogo che non potrà certo iniziare prima dei due avvenimenti politici di fronte ai quali i due paesi si trovano: il congresso del Partito Comunista cinese di ottobre e le elezioni politiche americane di novembre.

Nel frattempo, tuttavia, le distanze fra Cina e Stati Uniti non fanno che aumentare e l’alleanza fra Cina e Russia, anche se non si trasforma, come sperava Putin, in un comune sforzo militare, si regge ancora sulla condivisa inimicizia nei confronti delle democrazie occidentali.

Questa crescente tensione non solo sta mettendo pericolosamente a rischio la futura pace del mondo, ma sta già aggravando la situazione economica di tutto il pianeta. Non ci resta che sperare che, una volta assestati i loro equilibri interni, le due grandi potenze convergano sul fatto che la pace sia oggi un obiettivo di comune interesse. Questo nella speranza che un accordo sull’Ucraina sia seguito da quel dialogo globale che, nell’era atomica, è condizione necessaria per la sopravvivenza di noi tutti.

 

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
settembre 18, 2022
Articoli, Italia