Serve una mobilitazione di tutta l’Europa per far fronte alle sanzioni USA
Il declino ONU: in fuorigioco e senza ruolo di arbitro
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 07 ottobre 2018
A fine settembre, come di consueto, si è svolta a New York l’annuale Assemblea generale delle Nazioni Unite. In passato un avvenimento di importanza fondamentale per i destini del mondo. Importanza che si è progressivamente affievolita con la progressiva perdita della sua rappresentatività universale. Dobbiamo ammettere con rammarico che la caduta è proseguita anche con l’Assemblea di quest’anno, caratterizzata dall’assenza di alcuni tra i principali protagonisti della politica mondiale, a cominciare dai leader dei due paesi più popolosi del mondo -Cina e India- e della Russia, potenza ormai determinante per gli equilibri del Medio Oriente.
Anziché appoggiarsi all’autorità universale dell’Onu, la Russia e la Cina hanno creato alleanze regionali che stanno progressivamente riscrivendo l’ordine internazionale. La Cina ha lanciato il progetto della Via della Seta, rivolto non solo ai paesi confinanti ma anche diretto a moltiplicare i legami economici e politici con l’Europa e l’Africa. E, se non bastasse, accanto alla Via della Seta, è stata creata la Banca Asiatica per gli Investimenti e le Infrastrutture, costruita in concorrenza alla Banca Mondiale, figlia prediletta delle Nazioni Unite e tradizionalmente presieduta da un americano.
Da parte sua la Russia, anche se su scala minore, sta costruendo una propria area di influenza regionale, coinvolgendo un crescente numero di paesi geograficamente prossimi.
Tra i grandi della terra l’unico a prendere la parola all’assemblea dell’Onu è stato quindi il Presidente Trump e lo ha fatto con un intervento totalmente agli antipodi rispetto ai principi delle Nazioni Unite.
Il presidente americano non solo ha ribadito l’unilateralismo degli Stati Uniti ma ha attaccato su tutta la linea perfino gli accordi presi in precedenza dal suo stesso paese, come quello sul nucleare iraniano. In questo modo Trump si è distaccato nettamente dagli impegni solennemente assunti dagli Stati Uniti che, insieme ai paesi europei di maggior peso, avevano firmato l’accordo con l’Iran. Trump ha annunciato non solo di volere ripristinare tutte le sanzioni nei confronti della Repubblica Islamica ma di rafforzarle e di imporne l’osservanza a tutti gli altri paesi.
Un’imposizione che sta causando conseguenze pesantissime non solo all’Iran: vengono infatti sanzionate anche le banche che trattano con quel paese, a qualsiasi nazione esse appartengano. Di conseguenza gli istituti di credito europei non hanno la possibilità di esercitare il loro necessario sostegno alle imprese che intendono operare in Iran.
Le banche europee non possono infatti permettersi di essere sanzionate dalle potentissime autorità federali americane. Come risultato le nostre imprese stanno progressivamente abbandonando l’Iran in conseguenza dell’esercizio di una sovranità extraterritoriale da parte degli Stati Uniti, di fronte alla quale le Nazioni Unite non hanno alcuna voce in capitolo. Così come non hanno voce nemmeno i governi dei due maggiori paesi europei dato che le più grandi imprese francesi e tedesche stanno abbandonando l’Iran.
Anche in questo caso l’unico strumento in mano alle banche e alle imprese per difendere i propri interessi è un’azione (in via di possibile organizzazione a Bruxelles) in grado di mobilitare tutta l’Unione Europea: solo un’azione congiunta di tutti i suoi paesi può infatti far fronte con successo alle sanzioni decise dal governo americano.
Un quadro quindi molto preoccupante per il futuro del nostro pianeta perché, fra le assenze e le prese di posizione unilaterali, l’Onu sta indebolendosi oltre ogni aspettativa. Il suo ruolo si manifesta efficace solo quando si tratta di discutere su principi generali o di intervenire nei conflitti dove non sono in gioco gli interessi delle grandi potenze. Si tratta ugualmente di una funzione di fondamentale importanza perché l’intervento dell’Onu riesce in questi casi ad evitare tragedie umane e a venire in soccorso di milioni di persone vittime di questi conflitti. Una grande opera umanitaria della quale dobbiamo essere tutti consapevoli e che deve suscitare la nostra gratitudine.
L’Onu non era tuttavia nata solo per questi obiettivi, anche se sacrosanti, ma per divenire un arbitro sempre più potente ed ascoltato da tutte le grandi potenze. L’Assemblea di settembre ha ancora una volta dimostrato che il mondo cammina nella direzione opposta e che le grandi potenze sono sempre più protagoniste dei nostri destini, senza un arbitro che possa intervenire mettendo in campo una supremazia da tutti riconosciuta.
Nel prossimo anno sarà trascorso un secolo da quando il Presidente americano Wilson concepì il disegno di fondare la Società delle Nazioni proprio perché vi fosse un arbitro in grado di risolvere con la sua autorità i conflitti del mondo. L’Assemblea dell’Onu dello scorso settembre ci ammonisce che siamo sempre più lontani da quest’obiettivo.