Quando l’Africa e i capi tribù libici chiedevano Prodi come mediatore

Quando l’Africa e i capi tribù libici chiedevano Prodi come mediatore

Articolo di RIccardo Barlaam su Il Sole 24 Ore del 30 ottobre 2013

L’Occidente e anche l’Italia non possono permettersi il caos libico. La stabilizzazione politica conviene a tutti. Un ruolo centrale potrebbe giocarlo l’Onu e la comunità internazionale attraverso una mediazione politica fattiva tra le parti per facilitare il processo verso una effettiva stabilizzazione del Paese. Nel 2011, nel pieno della guerra civile, due mesi prima della caduta di Gheddafi ci fu un tentativo per nominare Romano Prodi mediatore Onu.

L’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, che presiedeva il Forum africano dei capi di stato e di governo africani, in una missiva “confidenziale” al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, datata 15 agosto 2011 , invitava l’Onu «a fare dei passi urgenti per facilitare il processo di passaggio della Libia e la fine della guerra civile, per salvare la Libia dalle violenze che potrebbero produrre una catastrofica situazione».

Nella lettera, Mbeki suggerisce a Ban Ki-Moon di nominare Prodi mediatore internazionale sotto la bandiera dell’Onu, per facilitare una soluzione politica della crisi libica. Il professore, secondo Mbeki, sarebbe stata la persona giusta. Per diversi motivi. «Perché conosce i principali attori coinvolti nella crisi a Tripoli e Bengasi. Perché conosce i leader delle principali tribù, che anche hanno fiducia in lui. Perché conosce da vicino la situazione libica, di cui si è occupato per molti anni da primo ministro italiano e da presidente dell’Unione europea». E, in ultimo, «perché è riconosciuto da tutte le parti coinvolte dal conflitto libico come una importante personalità capace di una azione indipendente».

Qualche giorno dopo la lettera di Mbeki, si svolse un Forum africano degli ex capi di stato e di governo del continente nero. La crisi libica, ovviamente, era il principale punto all’ordine del giorno. Il 20 agosto 2011, a fine Forum, sulla scia della lettera inviata da Mbeki, 25 ex presidenti e primi ministri africani firmano un documento in cui chiedono al segretario Onu di nominare Prodi mediatore internazionale «per cercare una soluzione politica della crisi e avviare un fattivo processo di stabilizzazione» e per fare «ogni sforzo nella direzione di una riconciliazione».». Il documento è firmato dai rappresentanti di Botswana, Nigeria, Burundi, Sud Africa, Mozambico, Mauritius, Benin, Capo Verde, Malawi, Principe, Tanzania, Zambia, Namibia, Ghana, Liberia e dagli ex segretari di Uneca (Un Economic Commission for Africa), Unione africana, Commonwealth e African Development Bank.

Oltre all’endorsement dei capi di stato africani, qualche mese dopo la caduta di Gheddafi, il segretario della potente Associazione delle tribù libiche, Ali Alahwai, scrisse un altro appello in favore del professore, in una lettera indirizzata sempre a Ban-Ki-Moon, a Jean Ping, allora presidente della Commissione dell’Unione africana e all’Alto commissario per gli Affari esteri Ue, Catherine Ashton.

Scriveva il capo delle tribù libiche (a nome di tutte le principali tribù: Warfala, Awageer, Arifahm, Tripoli, Seaan, Hrabah, Mgarha e Ashraf Garian): «La nostra grande preoccupazione è la esclusione di centinaia di migliaia di persone dal processo politico e dalle elezioni politiche. Abbiamo inviato una lettera al presidente Romano Prodi chiedendogli il suo aiuto per iniziare un dialogo di riconciliazione, perché lui ha fatto tanto per il popolo libico durante la sua presidenza della Commisione europea e anche come primo ministro italiano, mantenendo sempre una posizione realmente indipendente nelle relazioni con tutte le fazioni politiche durante il conflitto e anche perché egli ha sempre mantenuto contatti con le Tribù libiche, soprattutto durante il triste periodo del processo contro le infermiere bulgare e il dottore palestinese. Per queste ragioni noi crediamo che il presidente Prodi possa essere la persona giusta per giocare un ruolo di mediatore e facilitare il dialogo all’interno del nostro paese». Prodi, nel frattempo – com’è noto – ha svolto un ruolo di mediazione internazionale per risolvere la crisi del Mali, avviato ora verso una stabilizzazione.

Le lettere dei capi di stato africani e dei capi delle tribù libiche a Ban Ki-Moon sono rimaste senza risposta. Ma quell’iniziativa non potrebbe essere più attuale.

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Dati dell'intervento

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ottobre 30, 2013
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