Dobbiamo a Giuseppe Dossetti molto di ciò che di buono sappiamo essere
Messaggio di Romano Prodi al Presidente della Camera dei Deputati in occasione della commemorazione del centenario della nascita di Don Giuseppe Dossetti
Caro Presidente,
i miei impegni ONU mi portano proprio oggi lontano dal mio Paese e mi impediscono di prendere parte alla celebrazione in Parlamento della figura di Giuseppe Dossetti a cento anni dalla sua nascita.
A don Giuseppe mi legano ricordi personali, affetti, e la condivisione di una profonda passione per gli equilibri del mondo e per il ruolo dell’Europa e dell’Italia al riguardo. La sua attività, i suoi interessi, la sua passione per Chiesa, il suo amore per gli uomini, sono oggetto ancora oggi di ricerche storiche e studi teologici.
Ne è prova la straordinaria quantità di iniziative e incontri che la Fondazione per le scienze religiose, fondata nel 1956 dallo stesso Dossetti, e oggi guidata con intelligenza da Alberto Melloni, ha programmato per celebrarne il centenario. Decine di appuntamenti con il pensiero, la parola e persino la gestualità espressiva di un uomo che ha messo tutto se stesso e tutte le forze a sua disposizione al servizio degli altri.
Ricordare Dossetti, che gli amici chiamavano Pippo, evoca le pagine più nobili della storia contemporanea: dalla lotta partigiana per la Liberazione alla Costituzione, dal Concilio Vaticano II alla fondazione di una comunità monastica che vive ed opera ancora tra le montagne dell’Appennino bolognese dove ebbe luogo una delle più efferate stragi naziste e dove, per questa ragione, Dossetti scelse di avere sepoltura, e la Palestina, terra amatissima e tribolata, dai contributi alla cultura giuridica a quelli volti a promuovere e diffondere la conoscenza della storia degli uomini e della Chiesa.
Dossetti ha vissuto con un’intensità straordinaria ogni dimensione della propria complessa e ricca personalità alimentandosi ad una spiritualità ed ad una fede antiche e totali. Ci lascia doni e insegnamenti grandi sul piano etico e civico. Gli dobbiamo tutti e tanti molto di ciò che di buono sappiamo essere. Abbiamo il dovere di trasmetterlo nella forma più autentica a chi non ha avuto la gioia di conoscerlo.
Romano Prodi