Prodi a Expo: “ecco come prevenire una catastrofe ecologica in Africa”
Romano Prodi a Expo Milano 2015 per una conferenza del CNR su come salvare il lago Ciad
Resoconto sul sito ufficiale di EXPO Milano 2015 del 20 ottobre 2015
Boom demografico, cambiamenti climatici, insicurezza alimentare e instabilità geopolitica: il bacino del lago Ciad è un simbolo di tutte le più grandi sfide che l’umanità deve affrontare nel prossimo futuro, a loro volta sintetizzate nel Tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Per questo il CNR ha deciso di organizzare a Expo Milano 2015 un’importante conferenza sul futuro di quest’area, cruciale non solo per l’Africa, ma anche per il Mediterraneo e l’Europa. Ospitato dal Biodiversity Park mercoledì 14 ottobre, l’evento ha riunito i principali esperti europei e africani: Marina Bertoncini (Università di Padova), Mana Boubakari (Capo Divisione per la Cooperazione e i Progetti, CBLT), Diana Bracco (Presidente di Expo Milano 2015), Giampaolo Cantini (Direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo, MAECI), Emilia Chiancone (Presidente di Genetica Agraria, Accademia Nazionale delle Scienze), Lucio Caracciolo (Direttore “Limes”), Michel Dimbele-Kombe (Direttore dell’Osservatorio del Bacino del Lago Ciad), Esoh Elame (Università di Padova), Jacques Lemoalle (Istitut de Recherche pour le développement), Francesco Loreto (Direttore Dipartimento di Scienze Bio-agroalimentari), Luigi Nicolais (Presidente CNR), Giorgio Pacifici (TG2), Giuseppe Palmisano (Direttore Istituto di Studi Giuridici Internazionali – CNR), Maria Giuditta Politi (Presidente Confederazione Italiana degli agricoltori Ancona), Enrico Porceddu (Professore di Genetica agraria, Accademia Nazionale delle Scienze), Romano Prodi (Presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli), Paolo Sannella (Presidente Centro Relazioni con l’Africa, Società Geografica Italiana), Dino Scanavino (Presidente della Confederazione Italiana degli agricoltori).
Il Lago Ciad si sta prosciugando
Dagli anni Sessanta a oggi la superficie del lago Ciad si è ridotta di 10 volte per la mancanza di coordinamento nella gestione delle acque tra i Paesi del bacino, aggravata dai cambiamenti climatici. Una vera catastrofe ecologica che ha travolto gli abitanti delle rive, principalmente pastori, agricoltori e pescatori. Quello della popolazione è un altro capitolo della crisi, poiché l’area è fra quelle a più forte crescita demografica al mondo: se nel 1991 gli abitanti del bacino del Ciad erano 21 milioni del 1991, oggi sono 45 milioni e nei prossimi anni cresceranno ancora più rapidamente. Una situazione esplosiva anche geopoliticamente, poiché povertà e mancanza di futuro alimentano gruppi terroristici come Boko Haram.
Riportare pace e stabilità politica
Le cause della crisi attorno al Lago Ciad sono così vaste e profonde che le soluzioni dovranno essere altrettanto forti. “La realtà è che questa popolazione in fortissima crescita non potrà essere sostenuta dall’agricoltura tradizionale e nemmeno dall’agricoltura in se’ e per se’ – ha spiegato Prodi – serve una grande spinta verso lo sviluppo economico e sociale, i Paesi del bacino devono superare le divisioni e elaborare un discorso unitario in grado di coinvolgere la comunità internazionale, perché per risolvere la gestione delle acque del Ciad è necessario mobilitare enormi investimenti nelle infrastrutture. Ma prima di tutto bisogna riportare pace e stabilità politica – ha aggiunto Prodi –attualmente Boko Haram ha completamente paralizzato ogni progetto di sviluppo”. Gli aspetti geopolitici sono stati sottolineati anche dal direttore di Limes Lucio Caracciolo: “I Paesi dell’area purtroppo hanno istituzioni deboli, mentre le organizzazioni terroristiche sono forti e traggono profitto da traffici illegali, anche di esseri umani. Per dare pace e sviluppo serve un’autorità solida, se non c’è controllo del territorio non si può intervenire.”
La cooperazione europea in Ciad
Per salvare il Lago Ciad, la sua biodiversità e la vita di milioni di persone serve un piano d’azione deciso, che sappia superare le storiche divisioni politiche tra Paesi ed etnie e innescare uno sviluppo reale e sostenibile. “La crisi del Lago Ciad è all’origine di un grande flusso di profughi verso altri Paesi africani e verso l’Europa, in fuga da povertà, disastro ecologico e violenza terroristica – ha spiegato il Direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo Giampaolo Cantini – per cominciare ad affrontare la situazione, l’Unione Europea sta lavorando a un trust fund specifico per il Sahel e in particolare per il lago Ciad, finanziato da Fondo Sociale Europeo, da Paesi europei e terzi e da altre fonti. Si tratta del primo tentativo di intervenire sulle cause strutturali dei grandi flussi migratori, con interventi mirati ad aumentare la resilienza delle popolazioni locali”.