Un cuore d’industria e lavoro nel futuro dell’Europa
Un cuore d’industria e lavoro nel futuro dell’Europa
Resoconto della conversazione fra Romano Prodi, già presidente della Commissione europea, e Gunter Verheugen, già Commissario all’allargamento Ue, economia e politica industriale.
Manifutura 2011; Bologna, 26 febbraio 2011
Moderatore: Orazio Carabini, vice direttore dell’Espresso
In Europa manca una politica industriale, fiscale e di bilancio comune a tutti i Paesi membri per uscire dalla crisi attuale. E questo accade proprio in un momento in cui la politica è tornata a contare molto. Questo è stato il tema centrale del confronto tra Romano Prodi e l’ex Commissario europeo Gunter Verheugen su “Un cuore d’industria e lavoro nel futuro dell’Europa” che si è svolto questa mattina al Teatro Manzoni di Bologna nell’ambito della convention Manifutura 2011.
UN CUORE DI INDUSTRIA E LAVORO NEL FUTURO DELL’EUROPA from NENS on Vimeo.
“L’Europa è ancora il numero uno al mondo per prodotto interno lordo, per produzione industriale e per esportazione. Ma non conta nulla sugli scenari internazionali perché non ha elaborato una politica comune e non è stata a livello della storia. Nelle grandi aree del mondo l’Europa è quella che va più adagio e si sta riprendendo meno in fretta: non abbiamo il ritmo asiatico né quello americano.
La crisi è stata generata dagli Stati Uniti ma scuote soprattutto l’Europa, proprio perché è mancato il processo decisionale della politica”: così ha esordito Romano Prodi nel dibattito moderato dal vice direttore dell’Espresso, Orazio Carabini.
A riprova di quanto detto, Prodi ha poi portato alcuni dati: arrivata la crisi, il governo americano ha varato un progetto di 800 miliardi di dollari, quello cinese di 585 miliardi di dollari, ma a livello europeo non è stato varato nessun intervento, anzi si è posto un freno a qualsiasi iniziativa. “Così, con la scusa di tutelare precari equilibri di bilancio si è attuata una politica conservatrice. In tutto il resto del mondo si è rivalutato invece il concetto di politica industriale – ha proseguito Prodi -. La stessa Cina ha fatto della politica industriale un baluardo sul lungo periodo finanziando grandi progetti di penetrazione nei mercati esteri. Siamo in un periodo in cui i governi contano molto, ma l’Europa e l’Italia in particolare, sconta un’assoluta mancanza d’iniziativa e di coordinamento”.
La mancanza di una strategia politica comune che supporti l’industria è un tema sul quale ha insistito anche Gunter Verheugen. “Parlo soprattutto per le grandi aziende che hanno bisogno di un aiuto programmatico per sostenere adeguatamente la competizione internazionale. Manca un programma per la formazione, la ricerca e lo sviluppo. Gli standard che tutti i Paesi europei si sono dati non devono essere un ostacolo per gli imprenditori ma devono agevolarli nella gestione aziendale e negli investimenti”, ha detto Gunter Verheugen. “Oggi il bilancio europeo investe nella
programmazione industriale solo lo 0,96% del prodotto lordo: con questi numeri non andiamo da nessuna parte, non si può fare una politica industriale – ha rincarato la dose Prodi – Il problema italiano è dovuto anche al fatto che l’Italia non ha molte grandi imprese come la Germania.
La sfida sarà costruire una politica che riduca la frammentazione e valorizzi le potenzialità delle singole imprese della filiera. Vero è che siamo in una situazione di ristrettezza ma in questi ultimi anni la Germania non ha tagliato dal suo bilancio il sostegno alle imprese e alle risorse umane, l’Italia invece sì”. Lo stesso Gunter Verheugen ha confermato che in Germania proprio in questi ultimi 15 anni i governi hanno messo in cantiere le grandi riforme economiche e sociali che hanno dato spinta adeguata alle imprese, così l’economia è diventata competitiva e la tecnologia è avanzata molto.
“Anche se la politica tedesca è diventata molto egoista e non aiuta gli altri Paesi della comunità europea nonostante che la Germania tragga molto vantaggio dall’Europa stessa”, ha ammesso l’ex Commissario europeo Verheugen. “La comunità d’affari tedesca sa benissimo di trarre vantaggio dall’area euro perché qui c’è un bacino di più di 300 milioni di abitanti e sa benissimo che senza euro la Grande Germania sarebbe una piccola Germania. Io non ho paura tanto dell’egoismo di un Paese, ma della stupidità di chi impedisce di progredire e frena la crescita per proprio tornaconto –
ha commentato Prodi – L’Italia comunque ha il problema di attrarre gli investimenti esteri: questo è il problema più scottante per il nostro Paese”. Un accenno finale, durante il confronto, è stato fatto anche alla crisi del Nord Africa.
“L’Europa ha completamente fallito in quest’area geografica, proprio perché ha sempre considerato i vicini di casa come dei fornitori potenziali e non come dei partner – ha denunciato Verheugen – E’ vergognoso che l’Europa accetti che in Egitto un apparto militare garantisca l’ordine sociale. Questo avviene perché noi non abbiamo mai costruito una seria politica internazionale”.
Prodi ha invece centrato l’attenzione sull’Egitto (80 milioni di abitanti) anziché sulla Libia (6 milioni): “Non so se ci sarà esodo dalla Libia o no. E’ certo invece che in Egitto ci sono le Università e dall’Egitto parte l’onda lunga dell’organizzazione sociale dei Paesi arabi. L’America ha stanziato 180 milioni di dollari per gli aiuti, l’Europa no.
Questo è il momento in cui i Paesi europei dovrebbero dimostrare di avere un ruolo internazionale”.