Ed ora spalanchiamo il Pd
Intervista di Luciano Nigro a Romano Prodi su La Repubblica del 28 gennaio 2020
Il padre dell ‘Ulivo: basta con il partito delle tessere, aprire a Sardine e società civile.
“Nei momenti di crisi i partiti si devono aprire. Perciò ora Zingaretti vada avanti con la riforma e spalanchi le porte del Pd”. Nell’ intervista a Repubblica , Romano Prodi guarda al futuro del centrosinistra. All’ indomani del voto regionale in Emilia-Romagna e della vittoria di Bonaccini, l’ ex premier invita a “non dare per scontato che a un successo ne seguiranno altri”.
“La lezione che viene dall’ Emilia-Romagna è una sola: nei momenti di crisi i partiti si devono aprire. Perciò ora Nicola Zingaretti vada avanti con vigore con la riforma e spalanchi le porte del Partito democratico. Convochi una grande assise aperta a tutti, dove discutere in modo libero, su come la politica deve interpretare i grandi cambiamenti della società”. Guarda al futuro del centrosinistra Romano Prodi. Ora che il timore di una disfatta lungo la via Emilia ha lasciato il posto ai sorrisi, l’ ex presidente della Commissione europea e due volte premier si rallegra per il risultato ma invita a “non dare per scontato che a un successo ne seguiranno altri”.
Professore, è sorpreso dal risultato in Emilia?
“Ero fiducioso della vittoria e l’ ho detto più volte, ma questa ha dimensioni enormi: non mi aspettavo una differenza così netta, nell’ ordine di tante decine di migliaia di voti”.
Mai avuto paura di una sconfitta in casa?
“Negli ultimi giorni è inevitabile temere di perdere, ma analizzando a freddo la situazione mi sentivo tranquillo”.
Cosa è scattato secondo lei?
“È prevalsa una caratteristica tutta emiliana, quella di non farsi affascinare dall’ apparenza e di guardare alla concretezza delle cose. In un paese di scandali, la giunta emiliana non ne è mai stata neppure sfiorata, emergono i buoni dati sulle imprese, cala la disoccupazione… tutto mi faceva pensare che sarebbe andata bene.
E poi qui la gente non ama le esagerazioni”.
La citofonata?
“Un amico mi ha detto, ‘la prossima volta non vorrei trovarlo direttamente in camera da letto’.
Nei due luoghi dove ha portato al massimo l’ esasperazione, il Pilastro e Bibbiano, Salvini è stato duramente sconfitto. Non si può, anche di fronte a fatti gravi, criminalizzare una comunità”.
Un autogol del leader della Lega, insomma?
“Anche. Io spesso lo ascolto, quasi affascinato, perché Salvini è davvero un grande prestigiatore e quindi colpisce. Ma quando provo a riassumere, restano sostanzialmente degli insulti”.
Chi ha vinto? Bonaccini, le Sardine o Zingaretti?
“Il gioco di squadra. Bonaccini ha goduto del risultato del suo lavoro, dell’ appoggio incondizionato del partito e del cambiamento di clima che hanno portato le Sardine”.
Quanto hanno contribuito Santori & c.?
“Le Sardine hanno avuto un doppio effetto. Hanno creato un nuovo clima e hanno riempito le piazze, lasciando alla Lega il ruolo di numero due: e chi lo ricorda il secondo arrivato al giro di Francia?”.
C’è chi insiste nel vedere le Sardine come una sua creatura. Prodi il grande burattinaio che si apre la strada per la presidenza della Repubblica.
“Quanta fantasia. Al Colle no. Tutti sanno che mi piace restare nella pianura padana. Quanto ai pesciolini, purtroppo io non c’ entro. Però ci aiuta di più essere attenti alle Sardine che non a noi, ormai aringhe affumicate”.
Cosa chiede ora a Bonaccini?
“Che continui a governare bene rafforzando nella sua giunta la già decisiva presenza di persone competenti, anche esterne ai partiti. Tra questi ci dovrà probabilmente essere il suo successore: è ora di rendersi conto che l’ esperienza è importante”.
E il governo ha guadagnato tempo dopo il voto?
“Questo risultato rafforza l’ esecutivo, ma come al solito la robustezza dei governi dipende soprattutto dagli equilibri interni ai partiti”.
I rischi maggiori vengono dalla crisi dei Cinque Stelle o da Renzi?
“Su queste cose non riesco a dare un giudizio perché nella mia esperienza ho sempre avuto delle sorprese”.
Negli ultimi tempi è mai tornato a parlare con Grillo?
“Non ci parliamo da quando ero al governo, cioè prima di Cristo”.
Nel Partito democratico cambierà qualcosa?
“Spero che nessuno pensi che questo successo automaticamente ne produrrà altri. Anche l’ Emilia- Romagna, come tutta l’ Italia e tutto il mondo, è divisa tra chi sta al volante e chi si sente solo un passeggero con la paura di essere lasciato per strada. Per questo Zingaretti deve andare avanti con il progetto di riforma del partito con forza e al più presto, perché tutti si sentano con il volante in mano”.
Cosa si aspetta?
“Una grande assise aperta che coinvolga esperti e raccolga intelligenze e proposte. La politica deve ricominciare a pensare al futuro, rispondere alle nuove domande, coinvolgere personalità. Bisogna uscire dalla logica della nomenclatura e della cooptazione che attualmente domina il partito democratico. Nel Pd debbono avere potere coloro che sono capaci di raccogliere consenso e non di accumulare tessere”.
Lei ha detto che spesso ci si parla in dieci.
“Forse sono stato generoso, anche se il problema riguarda tutti i partiti. Salvini sotto questo aspetto batte ogni record: è un ventriloquo, perché parla solo a se stesso. La lezione per il futuro che ci viene anche dal voto del 26 gennaio è che la politica ha successo quando cerca un contatto forte con la società”.
Pensa a un convegno come quelli della Dc a San Pellegrino quando venivano scoperti e lanciati giovani studiosi come Andreatta e Prodi?
“Tutti i grandi partiti, quando si trovavano in difficoltà, si aprivano. Cercavano analisi e soluzioni nuove che poi diventavano patrimonio comune di tanta gente. Oggi dobbiamo tornare a spalancare le porte e chiamare persone che riflettano sui grandi problemi del nostro tempo. Pensiamo ai temi affrontati solo negli ultimi 15 giorni a Davos e Assisi. Chi indica le priorità, come affrontare la crescente ingiustizia sociale, i cambiamenti climatici, come offrire una prospettiva ai giovani qualificati? E chi affronta in modo sistematico due problemi giganteschi come l’ evasione fiscale e la criminalità che impediscono all’ Italia di stare al passo con il mondo che cambia?”.
E lei pensa che i partiti di oggi siano attrezzati per farlo?
“Non lo sono, ma se non cambiano e non cercano energie nuove, la distanza dalla società diventa incolmabile. So bene che la crisi dei partiti non è solo italiana, ma mondiale. È in crisi la stessa democrazia. Perciò il dibattito deve essere così profondo da coinvolgere ogni parte del Paese”.