La bandiera europea il 21 marzo: l’inizio di un grande cammino – #uneuropapernoi
«Il 21 marzo esponete tutti una bandiera dell’Europa»: l’appello di Romano Prodi
L’Europa è di tutti gli italiani e serve un nuovo Risorgimento contro il nazionalismo che attacca i valori liberali anche in Italia.
Intervista di Marco Damilano a Romano Prodi del 14 marzo 2017
«Serve un nuovo Risorgimento. La bandiera dell’Europa, da affiancare a quella italiana. Nel mondo che non era ancora globale per difenderci bastava la bandiera italiana, ora ne servono due, c’è bisogno dell’Europa».
Romano Prodi rilancia sull’Espresso in edicola da domenica 17 marzo e già online su Espresso+ la sua proposta: appendere nelle case la bandiera dell’Europa il 21 marzo, l’inizio della primavera. L’idea è partita in sordina, adagio adagio com’è nello stile del Professore, ma poi è decollata, ha raccolto il consenso di associazioni laiche e cattoliche, di numerosi sindaci del centro-sinistra, da Beppe Sala a Leoluca Orlando, ma anche del centro-destra.
La riconquista di uno spazio simbolico, lasciato sguarnito, abbandonato rispetto agli apparati dell’immaginario dei sovranisti, con il loro carico di date storiche, stendardi, rosari di riparazione, santi nazionali e oscuri richiami al passato.
«L’Italia viene usata per indebolire l’Europa.
E c’è chi ha interesse per questa debolezza»
L’importanza di allargare il Pd, l’idea di esporre la bandiera europea, il giudizio sul governo gialloverde.
Dialogo a tutto campo con Romano Prodi
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«È solo l’inizio», spiega Prodi, «il processo continuerà fino alle elezioni europee di maggio. Sentivo il bisogno di un momento che scaldasse i cuori e che non fosse di parte, perché l’Europa è di tutti gli italiani. I gruppi dirigenti politici, economici, intellettuali hanno pensato che l’Europa fosse stata conquistata una volta per tutte. Invece non era così. E questa errata convinzione ha messo a rischio la democrazia liberale in alcuni paesi. Oggi la democrazia è di fatto esclusa in Polonia e in Ungheria ed è fortemente minacciata in Italia».
Sta dicendo che in Italia c’è un rischio democratico?
«Non mi riferisco a una deriva autoritaria. Parlo di una diminuzione forte di ruolo dei pilastri della democrazia liberale, il Parlamento e il governo che si riuniscono e discutono solo in modo sporadico. La mia è un’analisi oggettiva: c’è un indebolimento dei principi liberali e democratici, l’Italia si va orientando verso modelli diversi, in linea con quanto avviene in altre parti del mondo, nelle Filippine, in Brasile, in Turchia, in Russia e negli Stati Uniti.
Ovunque è forte il desiderio di autorità. Anche per questo spero che alla guida della futura Commissione non sia chiamato un politico di secondo piano, ma un leader vero che conosce il mondo: Angela Merkel, ad esempio. Potrebbe essere lei la nostra Thomas Becket: da uomo di potere alla corte del sovrano a vescovo convertito. Era considerata la custode degli interessi nazionali della Germania e la nemica dell’Europa, oggi ne può incarnare lo spirito».
Le elezioni sono alle porte. Il Pd ha appena eletto il suo nuovo segretario, Nicola Zingaretti, sulla costruzione della lista per il Parlamento europeo c’è il primo banco di prova, gli incontri con +Europa di Emma Bonino non sono andati bene, Carlo Calenda scalpita, il padre fondatore dell’Ulivo e del Pd come la vede?
«La manifestazione di Milano e le primarie della domenica successiva hanno dimostrato che l’unica alternativa a questa maggioranza di governo è il Pd», risponde il Professore. «Ora deve finire il folle mito dell’autosufficienza e deve cominciare un’altra stagione. O c’è un Pd allargato, più pluralistico, aperto nelle liste a figure europeiste non di partito, oppure può esserci la nascita di un nuovo movimento o di una lista che affianchi il Pd, potrebbe essere un’iniziativa utile per allargare il perimetro di consensi potenziali. L’importante è che cambi l’ispirazione, mi sembra che stia avvenendo».
Prodi chiederà al suo rivale giurato degli anni Novanta-Duemila, Silvio Berlusconi, di sventolare la bandiera europea?
«Io lo chiedo a tutti gli europeisti, di centro sinistra e di centro destra. La bandiera è per tutti. Il presidente del Parlamento Antonio Tajani la esporrà, penso che anche Berlusconi lo farà. Su questa partita si gioca il nostro futuro dei prossimi secoli, non il piccolo futuro dei partiti italiani nel prossimo scontro elettorale».