La politica è una corsa a tappe. Purtoppo vedo in giro solo velocisti…
Intervista di Andrea Satta a Romano Prodi su L’Unità del 11 giugno 2010
«La politica è una corsa a tappe. Purtoppo vedo in giro solo velocisti…»
Quella che segue è la trascrizione fedele di una conversazione di bilancio sul Giro d’Italia tra Andrea Satta e Romano Prodi, ciclisti, con qualche cenno inevitabile alle rispettive altre passioni, occupazioni, mestieri, disillusioni e speranze.
Ore 19.45 Driiin!!!
Pronto presidente come stai?
Ci possiamo sentire tra mezz’ora perché sai, noi padani, stiamo già mangiando … noi della Lega…
Vedo che sei di buon umore, ti chiamo dopo
Fra mezz’ora…
Benissimo.
Ore 20.15 Ri-Driiin!!!!
Perché un padano va in bicicletta?
Perché la pianura è piatta.
E tu come l’hai visto questo Giro?
Bene, è stato meno veloce di altri, e spero dipenda dai meno additivi usati. Un Giro intelligente, con bei giochi di squadra, tranne la tappa de L’Aquila magari…
Basso che rinasce?
Interessante. Alla fine ha fatto quattro anni di purgatorio. Rinascere vuol dire avere grinta. Un buon presagio per il Giro di Francia.
Che effetto ti fa vedere in tv una corsa che passa sulle strade di casa?
È una delle cose che ti fa appartenere al Giro d’Italia.
Adesso Ivan deve confermarsi al Tour…
Sì, perché c’è una sola corsa al mondo che muove tutto, stampa e immagine più di ogni altra, il Tour de France.
Un lombardo e un siciliano che si aiutano e fanno squadra…
Sono stati bravi i manager e bravi loro due a capire che era interesse comune aiutarsi. Non succede spesso, una cosa così.
La salita della Raticosa, la tua salita, è una strada che attraversa la storia partigiana. Si può ancora dire?
Lo possiamo dire, guardando quei luoghi. Buttando un occhio, col senso della compassione, al cimitero tedesco della Futa, dove ovunque c’è scritto unbekannt (sconosciuto). Ma i giovani di tutto questo non sanno quasi niente.
Che ti viene in mente quando vedi un bambino in bicicletta?
Che ce ne sono pochi.
E uno che ha appena levato le rotelle?
Che è la parabola della vita.
E quando passa un vecchio col secchio della verdura ?
Di quelli se ne vedono di più.
E quando ci vedi su uno straniero nelle strade di campagna?
Eh, lì se ne vedon tanti. Mi ci ritrovo sai, in questo che mi chiedi, è una domanda che ho dentro. La bici come primo gancio…
Pensi davvero che Bartali abbia salvato l’Italia dalla guerra civile nel ’48? Credi che ora Nibali e Basso possano fare qualcosa di simile?
No, allora eravamo come gli emigranti e la bici era il primo passo.
Infatti la bici era così importante che c’era “Ladri di biciclette”. Veloce ora… La bicicletta è leggera e…?
È aria nei capelli e…?
Non c’è più, l’aria nei capelli. C’è il casco.
La bicicletta e l’Italia. Cominciamo da… Il telaio…?
Le relazioni fra la gente.
I pedali…?
Quelli che tirano, quelli che si alzano tutte le mattine alla stessa ora.
E la catena?
Sono le istituzioni, che spesso vengono deragliate apposta.
Il parafango italiano è…?
L’Europa.
Le luci?
I ragazzi.
La dinamo?
Un tempo erano le banche, ora non so.
I catarifrangenti?
Quelli che avvisano di un pericolo: beh, i carabinieri.
Le ruote?
Le ruote? In questo momento? Non so proprio.
Intravedi almeno un raggio?
Di raggi ce ne sono tanti, ma manca chi li tira, come si chiama quello che sa regolare i raggi delle ruote? Ecco, lui, quello che le tira a dovere, e le ruote, vedi, le ruote, restano storte.
Ma ci sono anche i freni… cosa rallenta un paese come il nostro?
La mancanza di etica.
Potrei chiederti «Per chi suona il campanello» invece ti domando… Siamo all’ultimo giro?
Non c’è mai un ultimo giro, per fortuna. Vedi, dopo il Giro, c’è il Tour de France…
Aldo Moser una volta m’ha detto che aveva così tanta sete in una Cuneo-Pinerolo che chiese acqua a Jaques Anquetil, che era pur un avversario, questo gliela porse (gliela aveva passata sua moglie …) ma aggiunse “occhio che dentro c’è champagne …” Dobbiamo solo aver paura noi di questa generazione, o potremmo anche trovare champagne dentro una borraccia per l’acqua?
Eh, ma qui chi ce lo mette lo champagne nella borraccia?
Seduto In cima ad un paracarro ad aspettare… tu ci sei mai stato?
Mah… era il modo classico di… però, però, a proposito, che genio quello del Museo dei Paracarri di…
Pergine Valsugana, (un museo di centocinquanta paracarri, ognuno dedicato ad un ciclista ed estratto dalle strade delle sue imprese e delle sue fatiche, ndr).
Bravo sì, li della Valsugana, c’è la storia d’Italia là dentro!
Eh… sì sono amici miei, il Pegoretti e l’Osler. Lui era un gregario, ha fatto il ciclista, ha vinto anche una tappa al Giro, sai? Chi aspettavi sul paracarro allora?
Non aspettavo nessuno, mi sedevo perché ero morto, morto di fatica.
Un flash sul Tour. Credi che Armstrong possa ancora vincerlo?
Difficile, ma lui è un ragioniere, anzi uno scienziato del ragionare. Non mi sembra il favorito, ma se lo corre, vuol dire che ne ha le possibilità.
Dammi i primi tre…
Contador, Basso e Armstrong, non ci vuole mica un genio!
Però negli ultimi anni gli ordini d’arrivo sono stati stravolti dal doping che è diventato il nemico della passione per il ciclismo. Cosa c’è dietro?
Gli anni del doping sono stati una tragedia. Se questa è una fase chiusa, si riparte e si riparte in modo molto interessante. Le corse son diventate corse del mondo. Kazaki, australiani, americani. Il ciclismo ha delle potenzialità enormi. Se non è così, se non ne siamo usciti, è finita. Tu pensa che una squadra straniera, una delle più forti, si chiama Astana … Quanti italiani sanno che Astana è la capitale del Kazakistan? Ti rendi conto dove ci può portare il ciclismo? Che mondi può mettere in comunicazione?
Tu mi hai detto che le piste ciclabili sono un rilevatore di civiltà. Be’ ne sono state fatte poche anche nelle giunte di centro sinistra. Perché?
Perché le nostre città sono cresciute in modo incivile. O auto o bici, è difficile convivere. Le periferie dagli anni cinquanta alla metà degli anni settanta hanno vissuto una degenerazione continua che pagheremo per tantissimo tempo, dove il bulldozer ha sovrastato l’intelligenza. Ora è difficilissimo recuperare. Però si può inventare qualcosa. Lavorare sulle ferrovie dismesse, sugli argini dei fiumi…
Quanto è lunga questa curva?
È proprio molto lunga. È più un problema etico. C’è stato un cortocircuito fra etica e politica. La gente fa finta di volere politici migliori, invece è felice quando vede in un politico i propri difetti.
Eppure anche oggi, da qualche parte, un bambino ha imparato ad andare in bici, il primo equilibrio dopo quello del camminare. Sarà più libero, da oggi. Il mondo davanti. Digli una parola…
Attento! Anzi, attento, ma vai.
Sulla Raticosa, passeresti una borraccia piena a Berlusconi?
Perché no, certamente. Sulla Raticosa, in cima, lassù, qualche volta mi son detto… ecco ora vorrei vedere Berlusconi… però, dai… sono sicuro: il problema non si pone!
E la prenderesti da lui?
Certamente (e ride di gusto), anche se sono sicuro che … il problema non si pone!
Perché ridi? Ascolta, a chi farebbe bene la bicicletta tra i politici di oggi?
A tutti (e torna serio).
Un velocista?
Tutti troppo velocisti i politici.
Uno scalatore?
Andrea, ci vogliono i passisti in politica, quelli da corse a tappe. La politica è una corsa a tappe.
Uno che credevi un campione e invece si è rilevato un bluff?
Lascia perdere, è una lista molto lunga. Il problema più grave, la cosa più grave è che si pensa solo alla volata, alle elezioni, all’istante che brucia tutto in un momento e molto poco alle corse di domani, al divenire, a costruire un destino per le generazioni future. Ma ce la facciamo insieme questa “Raticosa”?