La sconfitta di Berlusconi va al di là delle aspettative. Sono entusiasta delle vittorie ma non torno
“Sì è vero: sto bene, ma quando sono andato via a nessuno interessava”
La mia vicinanza al Pd è ovvia: non voglio entrare nel dibatitto interno, dico solo che ci vuole saggezza
Intervista di Ferruccio Sansa a Romano Prodi su Il Fatto Quotidiano del 18 maggio 2011
“Ho accolto i risultati con letizia“. Dovremmo scrivere Letizia, con la maiuscola. Romano Prodi scherza, con quel suo riso che gli italiani conoscono bene.
Non si sottrae alle domande. Una frase su Berlusconi: ‘È una sconfitta che va al di là delle aspettative. È il segnale che agli italiani, anche ai berlusconiani, le esagerazioni non piacciono”. E un messaggio al Partito democratico, pacato nei toni, ma molto significativo: “Questa vittoria e un invito alla saggezza, a cercare di essere sempre migliori”.
Prodi non fa più politica, lo ripete, ma lunedì il Professore guardava la televisione, contava, pesava i voti con la passione di uno che la sua città la conosce bene: Mancano poche sezioni, ma ci sono anche quelle di Saragozza e Santo Stefano, due quartieri dove il centrodestra è forte’. Poi alla fine ecco la vittoria. E Prodi ieri mattina decide di commentarla. Sta partendo perla Cina, ed è come un segno: il suo presente è lontano.
Allora Professore, stavolta Berlusconi è davvero sconfitto?
C’è un calo dei voti, ma soprattutto un crollo delle preferenze anche personali che sono dimezzate. È un segno che un certo tipo di fascinazione si sta ridimensionando. Certo, l’uomo (non lo nomina mai, ndr) sa suonare mille strumenti. Non posso dire se siamo gia alla saturazione, di certo il voto degli italiani e dei milanesi dimostra che le esagerazioni, anche ai berlusconiani, non piacciono.
Crolla il Pdl, ma neanche la Lega può cantare vittoria…
Mi sembra logico. Ormai la Lega è parte del sistema berlusconiano cui ha garantito la massima fedeltà. E gli elettori non fanno più distinzioni tra Pdl e Carroccio. Del resto abbiamo visto tutti quello che è successo in questi anni. Abbiamo assistito a quei balletti, come quello sulla Libia, che già sapevamo come sarebbero andati a finire.
Vinti e vincitori. Abbiamo parlato del Pdl, ci dia un’impressione anche sul “suo” Partito democratico…
Non gliela dò.
Una questione non ancora chiusa?
Sarebbe come rientrare nella vita politica e ho detto ripetutamente di voler restare fuori. (Poi Prodi fa una pausa, pesa le parole). Mi hanno detto che c’era necessita di un passaggio di mano e io ho accolto l’invito. Oggi mantengo il mio proposito. Non c’entra la pensione, io continuo a lavorare, a impegnarmi. E, la prego di credermi, non c’entrano rabbia e rancori.
Pero anche lei è stato con il naso appiccicato alla televisione per vedere i risultati…
È ovvio. Resta la condivisione. Sono molto contento dei risultati del centrosinistra, soprattutto nella mia Bologna. Io vengo da lì, la mia vicinanza al Pd è ovvia. Venerdì scorso sono andato in piazza Maggiore per sostenere il candidato del centrosinistra, perché quando c’è bisogno di dare una mano non mi tiro indietro. Ma entrare nel dibattito sul futuro del partito è un’altra cosa. Questo non voglio e non posso farlo.
Ecco, piazza Maggiore. Chi c’era ha visto come è stato salutato: la gente l’ha accolta con molto calore. Ha quasi oscurato il candidato e i dirigenti del partito. Non rimpiange di aver rifiutato la candidatura a sindaco?
Dai, non si fa il sindaco a 72 anni. A Bologna ci sono forze nuove ed è giusto che abbiano l’occasione di farsi avanti.
Davvero soltanto una questione generazionale?
Bè, quando sono venuto via erano tutti felici.
Forse nel partito, non la folla di piazza Maggiore. Comunque lei non ha abbandonato il Pd. Ha festeggiato, da casa sua, il risultato di Bologna. E quello di Milano…
Milano, che bella notizia. Non ho mai nascosto la mia stima per Giuliano Pisapia. Tra i due candidati è quello che mi è sembrato più moderato. Io l’ho conosciuto bene ai tempi del mio governo. Pisapia è sempre stato un interlocutore serio, preciso, affidabile. Sarebbe un ottimo sindaco.
A Milano, ma ancor più a Bologna, non ha vinto soltanto il centrosinistra. Il Movimento Cinque Stelle nella sua città ha sfiorato il dieci per cento. Come deve comportarsi il centrosinistra con le liste vicine a Grillo?
Le liste Cinque Stelle stanno dando voce al sentimento di stanchezza verso un certo modo di tare politica. E la politica deve saper dare ascolto a chi vota i movimenti, sennò questo fiato andra perso. Il Pd ha retto. Il centrosinistra ha conquistato due città al primo turno.
Non c’è il rischio che la vittoria dia troppa sicurezza?
Mi auguro che la vittoria porti saggezza. Deve essere così. Vincere al primo turno è un segnale di autorità riconosciuta, perché gli elettori ti mettono nelle mani la loro città . Ma allo stesso tempo ti danno una grande responsabilità. E ti invitano, ripeto questa parola, alla saggezza.
Professore, tutti quelli che erano compagni delle sue vittorie oggi festeggiano. E lei che cosa farà?
Sto partendo per la Cina.
Porta con sé la bicicletta?
Non posso. Quando sono all’estero vado a correre. Mi tengo in allenamento per andare in bici sulle mie colline. Bè, dice che a 72 anni non si può fare il sindaco, ma sulle salite dell’Appennino fa mangiare la polvere a un ventenne. Insomma, avrebbe ancora fiato perla politica (c’è chi sussurra la parola Quirinale…)
Ho ancora energie e tanto entusiasmo. Ma ci vuole anche l’intenzione. Le ragioni che mi hanno spinto a farmi da parte ci sono ancora tutte. E poi quando mi hanno chiesto di passare la mano a
nessuno interessava che avessi ancora le forze per fare 20 Km al giorno in bicicletta.