Le Primarie non mentono: quando i cittadini non si appassionano il problema è della politica
Primarie Pd al ribasso, l’allarme di Prodi: “Disinteresse preoccupante”. L’analisi del Professore sul crollo dell’affluenza alle urne dei Democratici
Intervista di Giovanni Egidio a Romano Prodi su La Repubblica, ed. di Bologna, del 30 settembre 2014
Ricoverato per un lieve malessere alla vigilia delle Primarie, il Professore, uscito dall’ospedale dopo tutti i controlli, ha commentato i dati dell’affluenza non nascondendo la sua amarezza. “Non mi aspettavo un calo di quelle dimensioni, la flessione era prevedibile, il crollo no. Pensavo andasse almeno il doppio della gente, se non il triplo. Il fatto è che quel tipo di consultazione popolare è molto diversa dal voto politico, non è per dovere civico che si va alle urne, ma perpassione, quasi un atto d’amore del cittadino nei confronti dei partiti. Se però la passione viene a mancare, di riflesso manca anche la partecipazione. E non è colpa degli elettori, ma della politica, questo credo sia chiaro”.
Di tutti gli assenti, Romano Prodi era il più giustificato. Un leggero malessere alla vigilia del voto gli ha imposto un brevissimo ricovero, necessario ai fini di un controllo. Insomma niente di grave, il Professore sta benone, al massimo dovrà tenersi a riguardo per un breve periodo, ma non c’è da preoccuparsi. Decisamente più preoccupante, almeno per lui, è stata invece l’affluenza alle Primarie di domenica. Su quella non se la sente proprio di scherzare, né tantomeno di sottovalutare. Anzi. “Un dato non poco, ma molto preoccupante raccontava ieri, dopo essere uscito dall’ospedale numeri così bassi non me li aspettavo, sinceramente. Sì, che ci fosse un calo era prevedibile e anche previsto, che ci fosse un tracollo invece no. Io almeno non l’avevo previsto”.
Prodi, varrà la pena ripeterlo, è tra i padri fondatori delle Primarie in Italia. Le ha sostenute, suggerite, in alcuni casi imposte (ma solo se lo riguardavano e quando affrontarle era apparentemente un rischio più che un’occasione, ad esempio nello scontro con Bertinotti alla vigilia del voto 2006) e sempre e comunque difese. Insomma le conosce bene, le ha studiate e certamente ne sa interpretare il significato più di tutti gli altri. “Vedete, la primaria perché lui l’ha sempre chiamata così, al singolare non è equiparabile al voto politico. Quello è un dovere, e come tale viene percepito dalla maggioranza dei cittadini. La primaria, invece, si basa sulla passione, sulla partecipazione, è quasi un atto di amore del cittadino verso la politica. Mi sento chiamato a scegliere dalla mia parte politica quale candidato presentare, e rispondo, alzo la mano, dico la mia. Se invece non sento la passione politica, allora non partecipo, me ne disinteresso. Ecco, questo è il male peggiore che può colpire la politica, il disinteresse. E questo si è manifestato domenica nella nostra regione. Ed è quello che deve preoccupare”.
Bisognerebbe, a questo punto, ragionare di quel disinteresse, capirne come minimo i motivi, se non proprio individuarne i responsabili. Ma sta al Pd ragionarci sopra, non al Professore. Lui dalla politica in senso stretto si tiene sempre più a giusta distanza, soprattutto dal voto dei 101 in poi. Dunque si ferma poco più in là, non affonda il colpo, cerca solo di lasciare il segno, quello sì, con una sintesi inequivocabile. “È un problema della politica quando i cittadini non si appassionano, non certo il contrario, questo credo sia chiaro a tutti”.
Dice ancora che le informazioni sono state scarse e frammentarie, che molta gente nemmeno sapeva quando e dove, nonostante in ballo ci fosse il prossimo presidente della regione, o quasi. “Sì, era un’occasione decisamente importante, il ruolo di governatore è cruciale ed è chiaro che il candidato del Pd in Emilia Romagna è più che favorito. Però la gente non si è mossa, o si è mossa molto poco. Io potevo anche pensare che i numeri calassero, ma meno del doppio di quello che è stato fatto non me lo immaginavo, in realtà pensavo si potesse arrivare perfino al triplo, invece è andata com’è andata. E non è un bel segnale, non lo è per nessuno. Le Primarie non mentono“.
No le Primarie non mentono, soprattutto quando parlano così chiaro. Ascoltarle non dovrebbe nemmeno essere così difficile.