Lo Stato guidi la rivoluzione digitale

Prodi scaccia la paura: l’Europa c’è, sì al MES
“Lo Stato guidi la rivoluzione digitale” L’ex Presidente della Commissione UE: “Dobbiamo andare di corsa verso il 5G, quando sento dire che è rischiosa penso: poveri noi” “Speravo che i 5 stelle abbandonassero i discrosi astratti e invece usano la solita teologia. Il Pd? Serve più coraggio e più forza”

Intervista di Davide Nitrosi a Romano Prodi sul Quotidiano Nazionale del 24 giugno 2020

BOLOGNA – Squilla il cellulare di Romano Prodi. La suoneria è l’Inno alla gioia di Beethoven, l’inno dell’Europa unita per capirsi. “Non l’ho mai cambiato e tanto meno oggi”, giura l’ex presidente delle Commissione europea, per due volte premier dell’Italia. “Stavolta l’Europa è intervenuta per eliminare l’aspetto più drammatico per il prossimo futuro, con una mole di interventi e di aiuti senza precedenti”.

Presidente dica la verità, un po’ ha paura del futuro?

“La paura è un  sentimento che non bisogna avere. Un altro conto è prepararsi al peggio, sia nella sanità sia nell’economia. Ma sul fronte delle precauzioni sanitarie l’Italia è stata di esempio per Francia, Germania e altri Paesi  dopo che all’inizio del lockdown eravamo derisi”.

Certo l’economia ha sofferto moltissimo. Forse troppo?

“Le previsioni economiche sono pessime e ora bisogna fare tutto il possibile perché si trovino le idee migliori per ripartire spingendo la capacità di acquisto dei cittadini e la solvibilità delle imprese. Ma senza paura, la paura è paralizzante. La preoccupazioni e la precauzione sono invece concetti dinamici”.

Non la preoccupa il debito?

“Mi preoccupava prima, mi preoccupa ora. Ma l’Europa ha messo risorse certe. Aspettiamo l’approvazione definitiva del Consiglio europeo di metà luglio, ma ormai la Cancelliera tedesca ha messo in gioco tutto il suo prestigio e dal primo luglio inizia la presidenza tedesca dell’Unione”.

Bastano le misure europee?

“Ci sono 100 miliardi per la cassa integrazione europea, ci sono i prestiti BEI per le Pmi a tassi bassissimi. E poi c’è il Mes: se non lo prendiamo siamo un po’ strani. Non c’è più una condizionalità e abbiamo 36 miliardi a tasso sotto zero. E’ un serio aiuto all’Europa in difficoltà”.

Eppure i 5 Stelle continuano a opporsi. Ha capito perché?

“Hanno usato la teologia per giudicare il Mes e quando il fondo è cambiato ormai l’avevano descritto come se fosse il demonio. I partiti tradizionali avevano difetti, ma erano più empirici di 5Stelle e Lega. Per la democrazia alcuni principi fondamentali devono essere immutabili, ma sulla politica economica la sua grandezza sta nell’adattarsi alla realtà“.

Conte potrebbe valutare il Mes in modo meno teologico…

“Conte ha bisogno dei voti. Però bisogna fare i conti. Se una parte del nostro debito, a cui viene in soccorso il MES, ha tassi di interesse bassissimi, è piu’ difficile che la speculazione si accanisca nei nostri confronti”.

Perché nel frattempo ci dobbiamo finanziare con i titoli di Stato.

“Durante la pandemia il Tesoro ha lanciato titoli per oltre 22 miliardi di euro destinati ai piccoli risparmiatori italiani. Una bella operazione, ma nel frattempo i fondi stranieri hanno venduto il triplo della somma di buoni del Tesoro in loro possesso”.

Il Pd è troppo il traino dei 5 Stelle?

“In una coalizione ognuno va al traino dell’altro. Diciamo che serve più coraggio, ma anche più forza. Credevo che l’impegno di governare facesse scomparire tra i 5Stelle i dibattiti astratti, ma oggi non vedo neppure l’apertura ai bisogni della società”.

Deluso?

“Mi aspettavo una maggiore capacità di apprendere dai problemi reali”.

Pentito di aver appoggiato questo governo?

“Neanche un po’. L’alternativa sarebbe stata una teologia ancora più ingiusta e arcaica, contro i principi base della democrazia, come la flat tax”.

Giusto ridurre l’Iva?

“L’invito del governatore Visco di avviare un’analisi generale del pacchetto fiscale è la via giusta. Bisogna valutare se sia meglio ridurre l’Iva, il cuneo fiscale o prendere altre misure. E capire cosa vuol dire temporaneità delle misure. Certo che qualsiasi misura che favorisca il pagamento non in contanti, mi trova assolutamente d’accordo. Solo lottando contro l’evasione garantiamo un futuro all’Italia”.

La svolta digitale è sempre importante per ripartire?

“La connettività va valutata come diritto umano, al pari dell’acqua, del cibo e della libertà. E’ un obbligo per ogni paese”.

Come si garantisce? Con l’intervento dello Stato?

“Creare una forte spinta verso la digitalizzazione era il piano Rovati. Quando lo presentammo fui crocifisso. Che sia una società pubblica o mista, deve essere uno strumento che si prenda cura in un modo rapidissimo, direi immediato, di connettere tutto il paese”.

Via libera al 5G anche?

“Bisogna correre verso il 5G. Solo chi si connette cammina. E questo vale ancora di più dopo il Coronavirus. Dobbiamo correre a connettere il Paese. Qualsiasi sia la tecnica. Quando vedo chi si oppone al 5G adducendo rischi che nessun altro al mondo adduce, dico: povera Italia”.

Grillo ha lanciato l’idea di una società unica tra Tim e Open Fiber con lo Stato.

“Approvo in pieno l’idea di una grande società che faccia fare un salto di progresso al paese. Poi che sia di un proprietario unico, o mista, non posso dirlo. Un grande tessitore che connetta il paese è però indispensabile e urgente”.

Lo Stato che partecipa come lo vede ?

“Alla francese. Non penso al modello della Bielorussia o della Cina. Non gestione pubblica, ma partecipazioni di minoranza pubblica per garantire che l’impresa in cui il popolo italiano ha messo tanti soldi non venga venduta subito agli stranieri, come purtroppo è stato fatto dopo alcune privatizzazioni”.

Nel frattempo siamo alle prese con una macchina burocratica che soffoca il paese.

“Io sono dispiaciuto, ma non sorpreso dai ritardi nei pagamenti. L’Italia ha leggi e situazioni che impediscono di fare più presto: le procedure di pagamento sono complicate e rischiose”.

Che fare allora?

“Prenda la Gazzetta ufficiale e legga un decreto. Prima ci sono pagine e pagine di riferimenti ad altre leggi: “visti gli infiniti decreti tal dei tali….” Serve un processo di semplificazione. Bisogna arrivare a scrivere: la norma è subito applicabile”.

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