O puntiamo su ricerca, formazione, scuola, oppure scompariamo dal mondo
Intervista di Elisa Giacalone al Romano Prodi su DailyBlog.it
lunedì, novembre 22nd, 2010
Amici di Daily Blog, siamo in compagnia del Prof. Romano Prodi, due volte Presidente del Consiglio, nonché ex Presidente della Commissione europea. Buongiorno Professore
Buongiorno a lei.
Nel suo libro, La mia visione dei fatti, c’è un paragrafo dal titolo “Gli strumenti del mestiere” in cui illustra i fattori dell’economia della conoscenza. Quali sono questi fattori e come si inseriscono nell’economia della conoscenza?
Il libro è centrato sull’Europa ed è proprio il problema della conoscenza il grande dramma che abbiamo adesso, di cui soffriamo. O noi mettiamo tutte le risorse che abbiamo nella ricerca, formazione, scuola, oppure noi scompariamo dal mondo di oggi. Ormai, anche dal punto di vista quantitativo, il numero dei ragazzi, dei giovani che vengono assunti con competenze specifiche, soprattutto nel campo tecnico, è talmente alto, nel mondo nuovo, rispetto al nostro che la partita è persa. Se noi non cambiamo registro, se non intensifichiamo e specializziamo molto di più il nostro sistema del sapere, semplicemente la partita è persa, si gioca tutto lì.
Facendo riferimento allo scoppio della crisi economica, fine settembre 2008, se lei fosse stato al Governo cosa avrebbe fatto per arginare la crisi?
Non essendo stato al Governo, è una domanda a cui non mi sento di rispondere. Io dico però che a livello mondiale questa crisi – che è una crisi grandissima – avrebbe fatto precipitare le cose, se non ci fosse stato il rapido intervento di Obama col primo pacchetto e dei cinesi che hanno messo un argine a una frana che stava arrivando. Oggi si criticano questi provvedimenti ma non dimentichiamo che eravamo davvero sull’orlo dell’abisso e che decisioni sagge di politica economica ci hanno salvato. Certamente qui torniamo al problema europeo – se vuole, anche a quello italiano – noi italiani siamo calati di oltre il 5% nel 2009, ancor più lungo tutto l’arco della crisi, e stiamo risalendo dell’1% all’anno. A questi ritmi il Paese non si salva.
Il caso greco, un caso simbolo…
Un caso piccolo ma rappresentativo. La Grecia rappresenta il 2% dell’economia europea, quindi lo si poteva risolvere facilmente e in poco tempo. Non è stato risolto in fretta perché ogni Paese guardava al suo interno e soprattutto la Germania aveva le elezioni regionali e il cancelliere non voleva dare il messaggio che si spendessero soldi per salvare coloro che avevano commesso degli sbagli. E allora si è rinviata la decisione e il problema, da piccolo, è diventato molto più grande. Questo non vuol dire che gli errori e gli sbagli commessi dai greci non siano stati gravi, il caso era quantitativamente piccolo però i greci hanno imbrogliato sicuramente, in modo palese. E questo è avvenuto non per caso. Quando è nato l’euro, la Commissione che allora presiedevo aveva proposto dei sistemi di controllo sui conti dei singoli paesi. Sono state proprio la Germania e la Francia che non hanno voluto questi sistemi di controllo perché ledevano la loro autonomia nazionale, la loro sovranità. Il risultato è che altri ne hanno approfittato, la Germania si è sdegnata ma bisognava anche capire che se ci si pensava prima si poteva evitare anche questo.
Due volte Presidente del Consiglio, è proprio escluso che ci sia una terza volta?
È escluso.
Ringraziamo il Professore per essere stato con noi.
Grazie a lei.