Possiamo raddoppiare la nostra produzione di petrolio, non facciamocelo soffiare dai croati

Intervista a Romano Prodi sul petrolio: non facciamoci soffiare il petrolio dai croati, usiamo due cannucce

Inntervista di Lucia Annunziata a Romano Prodi su L’Huffington Post del 20 maggio 2014

Prodi, Petrolio, Mediterraneo. Una triade irresistibile, stando alle reazioni sulla rete. Tempi nuovi o nuove libertà?

E’ proprio l’ex Presidente del Consiglio a rompere uno dei tabù più consolidati della cultura italiana di sinistra affrontando domenica in maniera esplicita, nel suo tradizionale editoriale sulla prima Pagina de Il Messaggero, un tema fra i più scabrosi in politica: riprendere le trivellazioni in Italia per rimpinguare le disastrate casse della nostra nazione. Come dice il titolo “Quel mare di petrolio che giace sotto l’Italia: possiamo raddoppiare la produzione di idrocarburi“.

I numeri che porta Prodi sono impressionanti in epoche di vacche magrissime quali quelli in cui viviamo: “Sulla base dei progetti già individuati – possiamo almeno raddoppiare la produzione di idrocarburi (petrolio e metano) a circa 22 milioni di tonnellate equivalenti petrolio entro il 2020. Solo questo significherebbe alleggerire la nostra bilancia dei pagamenti di circa 5 miliardi di euro ed aumentare le entrate fiscali dello Stato di 2,5 miliardi ogni anno. Si attiverebbero inoltre investimenti per oltre 15 miliardi, dando lavoro alle decine di nostre imprese che operano in ogni angolo del mondo ma sono impossibilitate a farlo nel loro Paese.”

Se non lo facciamo noi lo faranno altri, ricorda il Professore, citando il tentativo della Croazia di acquisire i diritti a trivellare nelle nostre acque: “Si tratta di giacimenti che si estendono nelle acque territoriali di entrambi i Paesi ma che, se non cambierà la nostra strategia, verranno sfruttati dalla sola Croazia.” La conclusione è scritta nel solito stile didattico: “ Ci troviamo in una situazione curiosa, per non dire paradossale, che vede il nostro Paese al primo posto per riserve di petrolio in Europa, esclusi i grandi produttori del Mare del Nord (Norvegia e UK). Nel gas ci attestiamo in quarta posizione per riserve e solo in sesta per produzione. Abbiamo quindi risorse non sfruttate, unicamente come conseguenza della decisione di non utilizzarle. In poche parole: vogliamo continuare a farci del male.”

Insomma, razionale, precisa e didattica che sia, densa di attenzione sui caveat ambientali e legali, la proposta di Romano Prodi riapre di colpo uno dei dossier più delicati e di certo più proibiti della sinistra italiana, e non solo , negli ultimi venti anni: il rifiuto a cercare il petrolio .

Il dibattito di una campagna elettorale avvelenata nei suoi ultimi giorni, non registra subito la proposta. Non così la rete che nelle sue molte articolazioni – compreso il nostro Huffington Post su cui l’articolo dell’ex Premier riceve decine di migliaia di visite in poche ore – afferra immediatamente la novità del discorso.

Un interesse che il Professore, rintracciato dalla nostra telefonata a Shangai, accoglie con una sorta di divertimento, la sua solita risata.

Ha rotto un Tabù , Professore …

“Beh insomma, non mi ero riproposto questo! Semplicemente, quando ho letto le dichiarazioni del Ministro degli Esteri della Croazia ho deciso di documentarmi. La conclusione che ho tratto dalla lettura è che se i dati dei Croati sono veri – e la controparte italiana mi ha confermato che lo sono – siamo davanti a un caso classico, quello di un bicchiere con una sola cannuccia. Meglio averne due di cannucce, non le pare? I dati ci dicono che ci sono altre situazioni in sviluppo nel Mediterraneo su cui si appuntano interessi per la estrazione. Mi sono dunque limitato ad analizzare il perché e a dire che, pur usando tutte le possibile precauzioni, non ci possiamo permettere di lasciare lo sfruttamento della nostra energia in mano altrui”.

Nel dire questo lei però mette insieme una triade Prodi- Petrolio- Mediterraneo, cioè l’incrocio fra sinistra e trivellazioni su territorio italiano, che è stato un vero e proprio tabù negli ultimi decenni, una innominabile discussione.

“Io dico l’ovvio. Quel giacimento di cui parliamo verrà sfruttato. I Croati sono pronti ad acquisirne i diritti e sono pronti industrialmente all’operazione. Se lo facciamo metà noi e metà gli altri è meglio , no? Ovviamente la sicurezza e la protezione dell’ambiente sono per tutti una priorità, il “principio di precauzione” ha la precedenza su tutto, ma la risposta ai rischi industriali non è il non fare, ma la capacità di governarli. Usando la testa, possiamo raggiungere livelli che ci danno sicurezza”.

Più la ascolto e più mi sembra chiaro che lei propone non solo una soluzione economica ma un modo diverso di ragionare su molti nodi e su molte certezze che la sinistra ha coltivato fin qui.

“Io cito sempre il sindaco di New York. Che ripeteva: “pulire i cessi non è nè di destra né di sinistra”. Fare le cose è semplicemente interesse comune. Questa è la mia metodologia”.

Comunque, il Prodi che parla così mi pare un Prodi molto più libero di prima…

“Probabilmente. C’è di nuovo il fatto che da quando sono uscito dalla politica non mi viene nemmeno più minimamente in testa l’idea di chiedermi che effetto faccia in politica quello che dico. In questo senso si, si può dire che ho acquistato una libertà totale. Un libertà totale che, mi faccia specificare bene , non ho nessuna intenzione di perdere più”.

E sulla libertà si chiude la telefonata con la profonda solita risata del Professore, come si addice ad un benevolo nonno. O a un grande Faust.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
maggio 20, 2014
Interviste