Prodi dopo il trionfo: senza unità nazionale non è possibile uscire dalla crisi
Prodi dopo il trionfo: «Mai pensato di ricandidarmi»
Intervista di Linda Pigozzi a Romano Prodi su La Gazzetta di Reggio del 09 gennaio 2011
Reggio. Osannato dalla piazza al pari del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Romano Prodi ha vissuto a fondo la giornata reggiana di venerdì, festa del Tricolore e primo atto ufficiale delle celebrazioni del 150 dell’unità d’Italia. Una giornata, ammette, che ha innescato in lui più di uno spunto di riflessione.
Partiamo dall’inizio. Da quell’accoglienza caldissima che i reggiani le hanno riservato. Sorpreso?
«A Reggio sono affezionato e mi ha fatto molto, molto piacere sentire tutto quel calore. A Reggio io mi sento come il gatto di casa (ride, ndr). Al di là della questione politica, che non dico certo sia secondaria, credo che venga colta e apprezzata la familiarità che ho con la città e la sua gente. Tante persone che venerdì in piazza ho visto e salutato mi conoscono direttamente».
Al suo passaggio si è alzato dalla folla un grido suonato come un’invocazione:”Romano, pensaci tu”. Cosa risponde?
«Rispondo con una battuta. E cioé che ci ho già pensato abbastanza in passato. Entrai in politica con un disegno preciso: un’alleanza di centrosinistra, un’allenza di riformisti che potesse risolvere i grandi problemi italiani. Purtroppo, malgrado i tanti sforzi fatti, non è stato possibile realizzare questo disegno così come era stato progettato».
Sinceramente, mai avuto un ripensamento?
«Un politico serio, una persona seria, non fa politica senza un disegno serio. Non si fa politica tanto per fare, soltanto per stare attaccati a una sedia. La mia Italia, quella che avrei fortemente voluto realizzare, era quella che ho proposto nel 1996 e che poi ho riproposto nel 2006. Non altre».
La folla reggiana ha acclamato anche l’attuale sindaco di Firenze Matteo Renzi, uomo «nuovo» e in ascesa del Pd. E’ lui il suo ideale successore?
«Non do giudizi su altri uomini politici. Non fa parte di me esprimere giudizi».
Al Valli l’abbiamo vista annuire durante il discorso di Napolitano….
«Le sue parole, espresse al teatro Valli e presto risuonate in tutt’Italia, sono state forti nei contenuti ed estremamente equilibrate. Sono parole che nessuno può obiettare. L’ha fatto Umberto Bossi (il leader del partito del Carroccio, da giorni in polemica con i festeggiamenti per il 150 dell’unità d’Italia, ha dichiarato che la Lega celebrerà l’anniversario solo dopo che sarà realizzato il federalismo, ndr) ma l’ha fatto solo come battuta. Del resto, le parole del Presidente sono ineccepibili».
Il passaggio del discorso presidenziale che più ritiene significativo?
«La bandiera assunta come simbolo di unità nazionale senza la quale non è possibile uscire dalle difficoltà sia politiche sia economiche che oggi ci troviamo a vivere. Mi ha inorgoglito sentire il Presidente sottolineare l’esigenza di un’unità di cui la bandiera Tricolore, nata a Reggio, è il simbolo». Orgoglio reggiano? «Certamente: orgoglio reggiano».