Rischiamo una stagnazione secolare: la BCE ha evitato il disastro ma ora ha finito le munizioni
“Rischio stagnazione secolare Draghi ha evitato il disastro ma ora ha finito le munizioni”
Romano Prodi: «Riforme non si fanno per chi possiede maggioranza. 20 anni di Ulivo? L’avevo dimenticato»
Il M5S sta cercando di monopolizzare l’intera espressione del populismo, guardando sia a sinistra che a destra.
Putin? Senza di lui non si risolve il problema della Siria.
Intervista di Marco Ascione a Romano Prodi su Il Corriere della Sera del 22 aprile 2016
Professor Prodi, il documento di economia e finanza ha corretto al ribasso, all’ 1,2%, le stime di crescita. Riserve sono state espresse da Fmi, Bankitalia e Istat. E il commissario Katainen ha già spiegato che l’ Italia ha avuto sufficienti concessioni.
“L’ Europa è parzialmente uscita dalla crisi e così anche noi che, con una previsione di una crescita tra l’ 1 e 1,2% rimaniamo tuttavia ancora nel gruppo di coda, dopo avere perso quasi il 20% della nostra capacità produttiva. Si è invertita la tendenza negativa ma, con questi dati, non è possibile risolvere il problema dell’ occupazione”.
Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, sul Corriere , hanno sottolineato come il governo Renzi sembri essersi arenato sulle riforme economiche.
“Di tutte le riforme quella che ci può salvare è la riforma della burocrazia. Il Paese ha difficoltà a decidere in tutti i settori. La vera questione, anche nei dibattiti del referendum, era: non ci fidiamo dello Stato e della sua capacità di giudizio. Quindi moltiplichiamo i controlli e le proibizioni. Questa è la paralisi italiana“.
Ha citato il referendum sulle trivelle. Sette italiani su dieci hanno scelto di non esprimersi. La morale?
“Io sono andato a votare e mi sono espresso per il no. La mia posizione è chiara. In questa fase di transizione è meglio produrre il petrolio che comprarlo, visto che ci sono già le trivelle.
Funzionano e non creano problemi.
Dobbiamo però impegnarci a partecipare al grande processo di sviluppo delle energie alternative dal quale siamo esclusi. Non siamo produttori di pannelli solari in numero sufficiente, non siamo in corsa per l’ auto elettrica e le più avanzate batterie. Per questo motivo ho proposto che le royalties provenienti dal gas e dal petrolio vengano impegnate nella ricerca sulle nuove energie“.
A ottobre ci sarà un altro referendum, decisivo: quello sulla riforma della Costituzione. C’ è chi ricorda che l’ Ulivo era a favore del Senato delle Regioni.
“Ora osservo che il dibattito si sta spostando su un braccio di ferro tra le forze politiche e non sul merito. Ricordo solo che le riforme costituzionali debbono durare molto e non possono essere mirate solo all’ interesse di chi possiede la maggioranza del momento”.
I Cinque Stelle sono ormai la principale forza di opposizione. Che ruolo possono avere?
“Stanno cercando di monopolizzare l’ intera espressione del populismo, guardando sia a sinistra che a destra. Come ha fatto la Le Pen in Francia. Per questo motivo mi aspettavo da tempo la posizione anti-immigrazione di Grillo”.
Ci sono i movimenti populisti da una parte ma anche un’ economia che non decolla. Esiste un problema di politica europea?
“È chiaro che uno scatto decisivo che ci faccia affrontare il problema dell’ occupazione si può fare solo con una politica europea diversa. Che non c’ è”.
Bisogna allentare vincoli e trattati?
“La colpa non è dei trattati ma di una politica sbagliata. La Germania ormai da molti anni applica e fa applicare una politica di austerità che non è adatta alla situazione di depressione in cui ci troviamo. Cresce poco lei e fa crescere ancor meno noi. Francia, Italia, Spagna che hanno interessi comuni per una politica diversa non riescono a mettersi d’ accordo tra loro. Tant’ è vero che l’ unica struttura europea che funziona come tale, la Banca centrale europea, sta facendo una politica alternativa”.
E questo perché accade?
“La Banca centrale ha capito il pericolo di una stagnazione prolungata e fa di tutto per evitarla. Ha evitato il disastro, ma ha esaurito le sue munizioni. Il pericolo della stagnazione è ancora di fronte a noi: se continuiamo con la distruzione della classe media e l’ accumulazione della ricchezza nella classe più elevata, che non consuma, costruiamo la stagnazione secolare“.
La stupisce che la progressista Austria voglia le barriere al Brennero?
“Non mi stupisce più nulla. Su questi temi tutti i governi inseguono le punte estreme dei propri Paesi. La Merkel conservatrice è più aperta dell’ Austria socialista, perché l’ Austria vede i suoi elettori angosciati in modo particolare dal passaggio dei profughi. Dopodiché la stessa Merkel è dovuta tornare indietro e ha proposto questo strano compromesso dell’ accordo con la Turchia, che è un accordo al ribasso. Ne comprendiamo la ragione solo quando ci viene detto che Ankara davvero possiede l’ unica arma nucleare: un milione e mezzo di profughi che può riversare immediatamente verso l’ Europa”.
Il governo Renzi, con l’ immigration compact, si è inscritto in una cornice più europeista.
“È la via giusta. Inoltre l’ Italia ha tutto l’ interesse a europeizzare il problema. Interesse nazionale e dovere etico coincidono”.
L’ Europa sta valutando gli eurobond per finanziare il piano ma la Germania finora ha frenato.
“Per i tedeschi gli eurobond sono ancora il simbolo del demonio. Sono state proposte mille diverse soluzioni in proposito ma un minimo di solidarietà nella gestione del debito pubblico viene ugualmente ritenuto un fatto demoniaco. Vi sono periodi storici nei quali bisogna mettere una nuova energia nel motore. Perché gli americani hanno superato la crisi più velocemente di noi?”.
Perché?
“Perché quando è arrivata la crisi, Obama ha messo sul tavolo 800 miliardi di dollari in un colpo solo. A volte la politica keynesiana è necessaria. Ma in Europa questa semplice evidenza economica è stata sempre rifiutata”.
In Libia nessun intervento militare neppure se in futuro ce lo chiederà Serraj?
“Con il suo arrivo a Tripoli via mare il governo Serraj sembrava non avere prospettive. Poi è riuscito a guadagnare l’ appoggio delle forze economiche sopravvissute al caos libico: la Banca centrale di Libia, il Fondo economico degli Investimenti e la compagnia petrolifera di Stato. Ed anche l’ appoggio di alcune tribù. Ora il governo ha un minimo di autorità in più. Manca ancora il voto del Parlamento di Tobruk. In questa fase la comunità internazionale deve quindi assecondare lo sforzo di Serraj, come ha fatto l’ Italia. L’ intervento militare avrebbe l’ effetto di unire sì il Paese, ma contro di noi. Anche se lo chiedesse Serraj. Ma non lo chiederà”.
Siria, Ucraina, profughi, lei insiste sul fatto che nessun problema sarà risolto senza un accordo Usa-Russia. Non si rischia di essere troppo indulgenti con Putin?
“Riusciamo a fare la pace in Siria senza di lui? Evidentemente no. Mentre l’ emigrazione di lungo periodo l’ avremo sempre con noi, il flusso tragico di oggi che fatichiamo a gestire è conseguenza della guerra. Mi rendo conto che dire questo in periodo di sanzioni un accordo può sembrare un segno di debolezza. Ma le sanzioni debbono essere efficaci non solo quando si applicano ma anche quando si tolgono. E toglierle alla Russia oggi può avere un’ efficacia politica maggiore. C’ è in gioco il problema dei rapporti di lungo periodo con Mosca, rapporti che sono indispensabili per il futuro russo e il futuro europeo. Ricordo che la Germania, leader delle sanzioni contro la Russia, ha concluso col Nord Stream il più grande contratto nel settore dell’ energia con Mosca. Stiamo giocando?”.
Lei ha incontrato spesso Putin. È il leader giusto per il suo Paese?
“Non do pagelle sulla personalità dei leader mondiali ma ho sempre cercato di rendere compatibili i loro e i nostri obiettivi. Non ho mai pensato che Gheddafi fosse un campione di democrazia ma ho sempre pensato che fosse meglio trattare con lui che aprire il baratro dell’ anarchia. Quanto a Putin è uomo del tutto concreto. Nei nostri incontri abbiamo potuto mettere in discussione tutti i problemi. L’ unico su cui non accetta discussioni è quello di avere la Nato alle porte di casa. Per questo motivo dobbiamo avere ben in testa che la soluzione del problema ucraino è quello di operare per un’ Ucraina indipendente, un vero stato cuscinetto né russo né occidentale. Non è permesso a nessuno di scegliere il leader di un altro Paese”.
Mai?
“Noi non dobbiamo giudicare le leadership, ma favorire l’ evoluzione dei Paesi. Bisogna stare attenti quando si interferisce nella vita di un altro Paese e bisogna invece preoccuparsi di ciò che potrebbe venire dopo”.
Professore oggi sono 20 anni dalla vittoria dell’ Ulivo.
“Me ne ero dimenticato. Adesso che lei me lo ricorda sono indeciso se mettermi a cantare la Canzone Popolare o a pensare a cosa si può fare per lottare contro la “Xylella fastidiosa” che tanto danneggia i nostri ulivi”.