Sacrosanto volere un’Europa diversa da quella attuale, ma non cercare consensi nella palude antieuropea
Prodi: “Da Renzi eccesso di polemiche. Sbagliato mettere in discussione la nostra appartenenza all’Europa”
L’ex presidente del Consiglio: “Con il veto siamo in posizione di forza, ma i pugni sul tavolo servono a poco. Il premier ha ragione sulla scarsa solidarietà”
Intervista di Andrea Bonanni a Romano Prodi su La Repubblica del 17 novembre 2016
BRUXELLES. Presidente Prodi, la Commissione mette riserve sul bilancio italiano. E L’Italia mette riserve sul bilancio Ue. Che ne pensa?
“Mi sembra evidente che ci sia una contrattazione in corso. Con la minaccia di veto, l’Italia si colloca in una posizione di forza in attesa di una valutazione definitiva di Bruxelles sul bilancio italiano”.
Romano Prodi è in partenza per la Cina. Da anni, ormai, i cinesi gli chiedono di spiegare l’Europa. Forse, ogni tanto, qualche spiegazione in più farebbe bene anche agli europei.
Non crede che la polemica di Matteo Renzi strizzi l’occhio anche all’opinione pubblica italiana?
“Certo, la posizione del governo ha una valenza esterna e una valenza interna. Forse si pensa che criticare l’Europa faccia piacere agli elettori. Può anche essere giusto. Ma, se si sposano queste critiche con la scomparsa della bandiera europea nelle apparizioni pubbliche di Renzi, la polemica rischia di prendere un significato equivoco. Diventa una questione di appartenenza. E mettere in dubbio la nostra appartenenza all’Europa è sbagliato. Detto questo, credo che la posizione del governo italiano sia in questo momento più tattica che strategica “.
Fino a che punto si possono sommare posizioni tattiche di critica all’Europa senza che finiscano per diventare una posizione strategica?
“Temo che un eccesso di polemica ci possa precludere alleanze che sono indispensabili per raggiungere i nostri obiettivi di fondo. La somma dei brontolii, alla fine ti mette nel banco dei brontoloni. D’altra parte, trovo che Renzi abbia ragione quando lamenta una mancanza di solidarietà europea che francamente mi ha sorpreso”.
In che senso?
“Su insistenza della Germania, abbiamo chiuso la porta ai flussi di rifugiati provenienti dalla Siria. Ma la porta ai flussi in arrivo dalla Libia resta sempre aperta. Mi chiedo anche perché le navi della solidarietà europea che raccolgono i naufraghi nel Mediterraneo finiscano sempre per portarli tutti in Italia. Strana solidarietà”.
Allora è giusto battersi, come dice di fare Renzi, per un’Europa diversa?
“Chiedere un’Europa diversa da quella attuale è sacrosanto. Ma per perseguire questo obiettivo occorrono alleanze e programmi. I pugni sul tavolo sono solo uno strumento tattico, non strategico”.
Ma Renzi fa bene a picchiarli?
“Diciamo che trovo il modo un po’ inusuale. Non vorrei che, come succede tra i bambini, l’eccesso di mugugni finisca per emarginarci e per alienarci da chi ritiene l’Europa il proprio punto di riferimento. Se ci facciamo assimilare al gruppo di coloro che considerano Bruxelles solo come una controparte negoziale facciamo un errore strategico“.
Lei che è uno dei padri del Partito Democratico, sul fronte della politica interna dove mette la linea rossa nella polemica con l’Europa?
“La linea rossa la metto sulla bandiera. Cioè sulla questione di appartenenza, di identità. Per i democratici l’Europa è l’unica prospettiva del nostro futuro e la sola possibilità di salvare il Paese. Mettere in discussione queste certezze suscita riflessioni “.
Ma dicono che criticare l’Europa porti consensi…
“Cercare consensi nella palude anti-europea è un errore. Se deve scegliere un modello anti-europeo, la gente vota per l’originale, non per la brutta copia”.