Un sistema di Atenei paritari per unire il Mediterraneo

Prodi: “Creiamo una grande alleanza tra Università”
“Se riuscissimo a costruire un sistema di Atenei paritari, con doppia sede una al nord e una al sud, con uguali numero di professori e studenti del nord e del sud, dopo qualche anno si costituirebbe una comunità di 200.000 o 300.000 ragazzi che studiano insieme e si confrontano”

Intervista di Alessandro Di Maria a Romano Prodi su La Repubblica ed. Firenze del 25 febbraio 2022

Romano Prodi, politico ed economista due volte premier e presidente della commissione europea dal 1999 al 2004, è intervenuto ai lavori del forum dei sindaci del Mediterraneo in corso a Firenze.

Professore, quanto sono importanti questi incontri?

“Avere un paio di giorni in cui ci si trova insieme, con i sindaci delle città, dalla Slovenia fino alla Spagna e Portogallo, dal Marocco fino alla Turchia, è una bella occasione: hanno partecipato davvero tanti sindaci che, tra l’altro, hanno parlato non solo dei loro problemi, ma di quelli comuni. E questo è molto utile. Ormai abbiamo ridotto al minimo i discorsi corali e il Mediterraneo invece ha bisogno di tornare a discutere insieme dei problemi comuni e delle politiche per affrontarli. Io sono voluto venire qui con delle proposte concrete”.

E infatti ha lanciato l’idea di venti, trenta università del Mediterraneo. Una bella sfida?

“E’ un’idea che ho da qualche anno. Se riuscissimo a costruire un grande sistema di Università paritarie, con doppia sede una al nord e una al sud, con uguali numero di professori e studenti del nord e del sud, dopo qualche anno si costituirebbe una comunità di 200.000 o 300.000 ragazzi che studiano insieme e si confrontano, una comunità che potrebbe contribuire in concreto al futuro del Mediterraneo, oggi frammentato e incapace di superare le tante tensioni sorte nel corso degli anni, per ragioni politiche, religiose ed economiche. Tensioni che ci hanno fatto dimenticare i tempi in cui qui convivevano pacificamente italiani, francesi e greci insieme a egiziani, siriani, tunisini e marocchini”.

E allora ha pensato a questa idea per ricomporre il mosaico?

“Sì, a un grande sistema di Università paritarie: non l’università americana con sede a Beirut o l’università della Sorbona in Algeria, ma un sistema paritario di università che si esprime con uguale autorità, a sud e a nord del Mediterraneo. E solo l’Unione Europea può essere l’organismo unificatore di questo sistema. I costi a bilancio di una iniziativa del genere sono minimi, se confrontati ai costi che affrontiamo per pattugliare le coste. Il costo prevalente non può che essere della Ue, per il resto ci dovranno pensare i Paesi del nord e i Paesi del sud”.

Secondo lei quindi avrebbe un costo fattibile?

“Assolutamente sì, e poi, parlando da italiano, sarebbe una grande occasione per il Mezzogiorno che oggi ha di fronte il nulla. Dinnanzi al nulla non si costruisce lo sviluppo e il nostro Mezzogiorno ha bisogno di strumenti come questi. Sarebbe un bel contributo, anche se certo non può essere l’unico”.

A Firenze in questi giorni al forum, tra sindaci e vescovi, si parla molto di fratellanza, accoglienza, pacificazione. Eppure nell’Europa orientale la situazione è totalmente differente. Come vede il bombardamento dell’Ucraina da parte della Russia?

“Peggio di così non poteva andare, non avrei mai pensato che si potesse arrivare a questa situazione. Quando Putin ha attaccato erano ancora in programma dei colloqui diplomatici. Questo mi ha colpito tantissimo, è veramente qualcosa di assurdo, qualcosa che pagheremo per lungo tempo”.

Lo dice da europeo o da italiano?

“Lo dico da europeo, e da italiano sono consapevole che l’Italia pagherà un prezzo altissimo. Detto questo l’atteggiamento di Putin è incomprensibile, l’invasione porta con sé grandi sofferenze immediate e conseguenze tragiche che si trascineranno per lungo tempo”.

Secondo lei Putin si fermerà all’Ucraina?

“Io mi auguro che torni indietro! La Russia non ha le forze economiche e militari per uno sforzo ulteriore. Aggiungo un’osservazione: la Russia sta facendo una politica estera di allargamento ed estensione che va oltre i suoi mezzi. Dobbiamo stare attenti noi, ma deve stare attenta anche la Russia”.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
febbraio 25, 2022
Interviste