Berlusconi è la vergogna del Paese. Ricominciamo dalle città: Merola sindaco al primo turno
In 10 mila per il comizio di chiusura della campagna pd
Articolo di Olivio Romanini su Il Corriere della Sera del 14 maggio 2011
Merola, in extremis la «spinta» di Prodi. Il Prof accolto come una star| «Non potevo mancare. Il sindaco dovrà essere come un metalmeccanico nei feriali e come un parroco nei festivi»
In prima fila nel pomeriggio ad ascoltare il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, in piazzetta della Pioggia c’e anche un anziano militante che indossa una maglietta bianca con disegnato un pullman e su cui si legge: «Dai Romano, per l’Italia che vogliamo». Quasi un cimelio ormai per il popolo del centrosinistra, roba di 15 anni fa. Però e stato evocativo e alla fine ha avuto ragione lui. Perché qualche ora più tardi Romano Prodi si è presentato a sorpresa sul palco di piazza Maggiore accompagnato dalle note di Bruce Springsteen ed è stato accolto come una star mentre tutti lo davano lontano da Bologna.
Anche se l’Ulivo è morto, lo schema di gioco è quello di sempre: il leader pd chiede compattezza alla gente del centrosinistra per chiudere subito la partita ed evitare il ballottaggio. «Vinciamo al primo turno — ha spiegato nel pomeriggio ieri il segretario — ma non sarebbe una sconfitta arrivare al ballottaggio. La sconfitta è quando si perde, ma non ho nessun dubbio che a Bologna vinciamo comunque». Nel suo primo appuntamento, prima del bagno di folla in piazza Maggiore (piena ma anche grazie ai gazebo montati dal Pd) Bersani accompagnato dal candidato del sindaco Virginio Merola e da tutto il gotha del partito non ha mai parlato del caso Delbono, ma ha fatto un accenno indiretti: «Bologna si rimetterà in piedi, ritroverà la strada, dirà qualcosa a questo Paese. C’è troppa energia qui».
Poi in serata è stata la volta dell’abbraccio della piazza, dove a lanciare l’ultimo sprint c’erano dieci-quindici mila persone. Il Pd ha scelto per la prima volta di aprire la serata conclusiva cantando l’inno nazionale. Dall’altra parte della citta aveva appena finito di parlare il ministro leghista Roberto Calderoli. I due fatti sono ovviamente legati tra loro e a chiarirlo è stato il segretario del Pd di Bologna, Raffaele Donini dal palco: «Nessuno di noi ha problemi o imbarazzi a cantare l’inno». È stato poi Maurizio Cevenini a richiamare il fantasma di Delbono: «Noi abbiamo sbagliato ma abbiamo pagato. Non diamo lezioni ma non ne accettiamo». Il suo discorso, al limite della commozione, è stato il più appassionato e quello che ha più colpito la platea.
La sfida con la Lega è stata la cartina di tornasole della serata ed è stata al centro anche dell’intervento di Merola: «Bologna e una citta coraggiosa, giusta e generosa, non e la villa di Arcore, non e una citta razzista». E poi ha attaccato anche il movimento grillino, ma poi gli ha rivolto un appello: «Chi non si unisce a noi contro questa destra fa lo sbaglio dell’avaro». Merola, incoraggiato da Prodi era emozionatissimo come non mai, ma alla fine ha superato la prova della piazza.
Il gran finale con Prodi e Bersani. «Non potevo mancare — ha detto il Professore — Merola sarà il sindaco e qui c’e bisogno di una maggioranza ampia fin dal primo turno». Ha attaccato ad alzo zero Berlusconi dicendo che la vergogna per la sua volgarità la sente in tutto il mondo. «La nostra sfida è quella di misurarci con il mondo anche se per la Cina una citta di 380 mila abitanti può essere considerata un condominio». Infine ha chiarito a Merola quale dovrà essere il suo compito: «Un sindaco deve stare attaccato al pezzo come un metalmeccanico nei giorni feriali e celebrare la sua citta come un parroco nei festivi».
Il comico Dario Vergassola ha fatto un mezzo miracolo facendo ridere tutto il gotha del Pd, soprattutto quando ha detto che «Prodi parla molto meglio, deve essere stato dal logopedista». Poi ha chiesto a Bersani, nel lanciare il suo intervento: «Tremonti dice che vince Alì Baba». Risposta: «Meglio Alì dei quaranta ladroni».