C’era una antica amicizia. Massimo Hilbe meritava ancora di più
Bologna, morto Massimo Hilbe, industriale gentile
Nel ’95 prestò il suo autista al pullman dell’Ulivo di Romano Prodi. L’ex premier lo ricorda: “Un uomo di valore, che meritava di più”
Articolo di Marco Madonia su Il Resto del Carlino del 15 marzo 2018
Bologna, 15 marzo 2018 – «Un uomo il cui stile personale è inarrivabile». Romano Prodi quando parla di Massimo Hilbe usa solo il presente. Coniugare all’imperfetto il rapporto con l’industriale scomparso ieri è una fatica. Hilbe è stato un imprenditore (con la meccanica Rhibo ha avuto incarichi di prestigio nella Confindustria bolognese e regionale di cui è stato anche vicepresidente), un filantropo discreto e un prodiano che non sopportava quella definizione. Marito di Simona e papà di Riccardo, come la sorella Anna (giornalista di Lotta Continua e fondatrice della libreria di via San Petronio Vecchio dove i libri si prendono in dono) ha sempre guardato a sinistra.
Nella Confindustria che adorava Berlusconi era un’orgogliosa mosca bianca. Con Prodi il legame è stato tanto forte che gli ‘prestò’ Umberto Bianchin, l’autista del pullman ulivista partito nel ‘95 alla conquista dell’Italia. «Non era solo gentile e intelligente ma affrontava ogni argomento con una serenità straordinaria. Si è perduto non solo un imprenditore di valore ma un punto di equilibrio per tutta la città».
Dell’ex presidente del Consiglio era anche vicino di casa. «C’era un’amicizia antica. Ci incrociavamo e passeggiavamo fino a lavoro. Lui fumava la sua sigaretta in clandestinità e chiacchieravano non di politica ma di tutto il resto: l’analisi sulle cose e sulla società, sui modi di fare. Hilbe meritava ancora di più».
Il presidente di Confindustria Emilia, Alberto Vacchi, racconta di «un imprenditore di altri tempi, un uomo di parola e di grandi valori. Aveva a cuore le persone che lavoravano con lui e una grande capacità di valorizzare il nostro territorio. Una persona piena di passione ma sempre di grande discrezione».