Democrazia non è solo voto, ma costruire prospettive per il futuro
CRISI: PRODI, DEMOCRAZIA NON E’ SOLO VOTO MA PROSPETTIVE FUTURE =
(AGI) – Sarteano (Siena), 25 nov. – Chi si aspettava una nuova discesa in campo di Romano Prodi, complice il seminario dei deputati del Pd, rimarra’ deluso: non e’ tornato l’ex premier, e’ tornato il Professore. Non ci sono le piccinerie della politica italiana. Ci sono la crisi globale, il nuovo assetto multipolare, quello che il mondo dovrebbe essere e non e’.
“E’ cambiato il lavoro, ci sono le paure, e’ chiaro che bisogna prendere decisioni spiacevoli di lungo periodo e questo e’ in contrasto netto con il tempo elettorale”, ha sottolineato. Per esempio, “l’odio verso il fisco di fronte al raggiungimento degli obbiettivi collettivi necessari” che “nelle elezioni diventa un problema dominante, in contraddizione con il lungo periodo degli assetti sociali e della ripresa del Paese”.
“La democrazia“, ha insistito, “non e’ soltanto il voto, sono le prospettive future, questo e’ un problema serissimo”. E non a caso ha citato un dirigente cinese che chiacchierando con lui gli ha detto: “Sono preoccupato per la democrazia in Europa”.
Eppure l’esordio non prometteva scenari cosi’ foschi.
“Siete abituati a sentire messaggi non allegri, quindi non aggiungo tristezza a tristezza”, ha premesso Prodi. Ma poi le sue parole non sono state certo sotto la lente dell’ottimismo.
Soprattutto quando parla di Europa. I cui mali, ha spiegato, hanno la radice nel differente posizionamento sulla guerra in Iraq.
“La divisione in Europa e’ stata drammatica”, ha spiegato, “ed e’ stata anche alla radice dell’attuale difficolta’”. A pesare e’ “la mancanza di una visione comune sula pace e sulla guerra”.
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(AGI) – Sarteano (Siena), 25 nov. – “La nostra Europa e’ la vera contraddizione”, ha sottolineato, “Ha 496milioni di abitanti, e’ al primo posto per Pil ed esportazioni, ha bilanci molto piu’ sani di quelli degli Usa”. Eppure non ha voce” in politica estera. “Quando vado in Medio oriente mi supplicano, mi chiedono ‘cosa sta succedendo'”, ha raccontato, ma “la grande divisione dell’Iraq rende impossibile una politica comune”.
Lo stesso vale per la moneta unica. “L’euro e’ una cosa leggendaria”, ha detto, ma “gli studenti cinesi mi chiedono se l’Ue e’ laboratorio o museo”. Dunque, “evidentemente stiamo perdendo l’occasione della storia”.
Ben diverso e’ il caso della Cina. “La Cina agisce dappertutto eccetto nei posti i cui ci sono delle grane, ne’ in Medio Oriente ne’ in Iraq”, ha spiegato Prodi, “per esempio in Africa non esiste nessuno che agisce come la Cina, ha relazioni diplomatiche con 50 paesi”.Ma piu’ in piccolo anche della Turchia e del Brasile. “Il mondo e’ gia’ diventato multilaterale, con problemi politica estera infinitamente diversi da quelli di alcuni anni fa, con uno sbilanciamento impressionante”, ha insistito l’ex premier, “gli Usa sono ancora di gran lunga la potenza militare piu’ importante al mondo, ma non la possono piu’ esercitare da soli”. Se l’Europa e’ in difficolta’, l’Italia lo e’ a maggior ragione. “Siamo al 169esimo posto della classifica dell’Fmi sulla crescita degli ultimi 10 anni, penultimi solo prima di Haiti”.
In questa situazione, “cosa abbiamo come punti di forza?
Nonostante tutto l’industria manifatturiera anche se soprattutto al Nord”, ha ricordato. “Poi ci sarebbero quelli potenziali come il turismo, ma non si traducono mai in azione di politica economica, non abbiamo neanche una catena alberghiera italiana”, ha detto, “non abbiamo elaborato strategie per progredire”.
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(AGI) – Sarteano (Siena), 25 nov. – C’e’ poi “un migliaio di imprese che possono aiutarci in qualche modo a entrare nel mondo”, ma “tutto questo ha bisogno di un investimento sulle risorse umane, cominciando dalla scuola tecnica, diverso da quello che abbiamo nella nostra mente. Per noi la scuola tecnica e’ solo di seconda categoria e diventera’ solo per ragazzi stranieri. E meno male, ma e’ l’unico modo di conservare e di avere strutture produttive che ci tengano a livello degli altri paesi del mondo”.
Dunque servono politiche, coraggiose, per esempio sulla finanziaria. “So benissimo quali problemi provoca, ma e’ un problema che dobbiamo in qualche modo affrontare”, ha sottolineato. Oggi, ha insistito Prodi, “non abbiamo strumenti per affrontare problemi di lungo periodo come il cambiamento climatico, le disuguaglianze. Un giorno facciamo un dramma il giorno dopo ce ne dimentichiamo”.
Invece le disuguaglianze aumentano, fatta eccezione per il Brasile, e “quando la disparita’ si verifica in paesi statici come l’Italia le prospettive per i giovani ancora sono piu’ gravi”. Poi c’e’ il tema della “scarsita’ e distribuzione delle risorse: l’aumento della popolazione portera’ ad aumento dei prezzi alimentari e hanno riserve solo in Africa e America Latina”. In questo quadro, “mai come oggi si esige una risposta globale”. Il primo G20, ha detto ancora, “sembrava un momento di grande solidarieta’”. Invece da Seul “si e’ usciti con la struttura di governo di questo mondo sempre piu’ liquido, un sistema di comando non c’e'”. Nella crisi “ogni paese ha agito nella crisi per conto suo, ma abbiamo bisogno sempre di piu’ di un’autorita’ sovranazionale”.