Dopo l’Expo costruire un polo mondiale per la geopolitica dell’Acqua
Geopolitica idrica La scommessa che si deve vincere
Articolo di Elisabetta Soglio su Il Corriere della Sera del 4 agosto 2015
«Se non si interviene con una grande iniziativa mondiale la mancanza di cibo e acqua sarà causa non solo di immense tragedie umanitarie, ma delle nuove guerre».
Era il luglio 2011 quando il presidente Romano Prodi, con una lettera aperta sul Corriere, già poneva la questione dell’eredità immateriale di Expo. Di lì a poco, in un convegno della Fondazione Corriere, avrebbe puntualizzato l’idea candidando Milano e l’Italia a sede dell’Authority internazionale dell’acqua.
Finora quella proposta è rimasta senza seguito, anche se è stata rilanciata da altre personalità e diversi politici. Riproposta a metà del cammino dell’esposizione dal commissario unico Giuseppe Sala, l’idea deve tornare in cima alle agende di chi ha voluto e sostenuto questo evento. In molti padiglioni si parla di acqua, da Israele agli Emirati. Ciascuno racconta la quotidiana battaglia per affrontare la siccità, mostra i progressi scientifici e tecnologici della ricerca, invita bambini e adulti a riflettere sul dovere di non sprecare una ricchezza senza la quale non ci sono né agricoltura, né allevamento, né crescita. Né vita.
«L’Expo di Milano deve essere la grande occasione per approfondire gli aspetti tecnici e le soluzioni politiche», scriveva Prodi. Il passo successivo deve essere quello di tradurre tutto questo in un punto di riferimento permanente: sull’area di Expo, dove si pensa di realizzare una cittadella di università, ricerca e innovazione, deve trovare spazio anche un luogo dove dare continuità alla riflessione sull’acqua. Un luogo neutro dove le Nazioni possano tracciare le linee guida per evitare che l’acqua diventi causa di conflitti, possesso di pochi, privilegio di alcuni. Noi crediamo si possa fare. Anzi si debba.