Il Corriere scrive il falso: ho tenacemente voluto l’immediato ingresso nell’Euro
Morte di Ciampi, Prodi a Giavazzi: «Il mio governo non ha mai pensato di ritardare l’ingresso nell’euro»
La replica dell’ex presidente del Consiglio a quanto scritto dall’editorialista del Corriere della Sera nel suo ricordo dell’ex capo dello Stato scomparso oggi
Lettera di Romano Prodi a Il Corriere della Sera del 16 settembre 2016
È destituito di qualsiasi fondamento e del tutto privo di senso quanto pubblicato oggi su Corriere.it (ore 13.02) a firma di Francesco Giavazzi nell’articolo: «Morto Carlo Azeglio Ciampi: la personalità d’acciaio dietro lo sguardo mite».
L’entrata nella moneta unica europea fu tenacemente e inflessibilmente voluta da me e da tutto il mio governo, senza che mai sia stata presa in considerazione, da nessuno, una qualsiasi ipotesi di ritardo.
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L’Italia era pronta a entrare nell’Euro da subito, nessun tentativo di rinvio
Lettera di Romano Prodi a Il Corriere della Sera. Pubblicata anche su Il Messaggero del 20 maggio 2010
ROMA (20 maggio) – «Formato nel maggio del 1996 il governo da me presieduto, decisi subito che dovevamo entrare nell’euro insieme al primo gruppo dei paesi europei». Lo scrive oggi sul Corriere della Sera l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi. In una lettera al quotidiano di via Solferino, il Professore ricostrusce i mesi in cui l’Italia decise di intraprendere il faticoso cammino per essere ammessa all’Unione monetaria.
Prodi smentisce che l’Italia abbia mai provato ad accordarsi con la Spagna per allentare i parametri di Maastricht, insomma per rinviare l’ingresso nell’euro, come nei giorni scorsi aveva scritto sul Corriere l’editorialista Sergio Romano. «E’ una ricostruzione errata quella secondo la quale soltanto di fronte al no dell’ex primo ministro spagnolo Aznar avrei avviato lo sforzo per rispettare i criteri di convergenza», dice Prodi.
Al vertice di Valencia con Aznar del 1996 non ci fu alcun tentativo di rinvio dell’ingresso nell’euro di Italia e Spagna «con il tentativo di indurre la Spagna a fare fronte comune per ammorbidire i cosiddetti parametri di Maastricht e consentire così ai nostri due Paesi di entrare nella moneta unica anche senza il pieno rispetto delle condizioni stabilite a livello europeo».
«L’Italia che, dopo le distruzioni della guerra, aveva costruito il proprio benessere scegliendo la strada dell’apertura all’Europa e dell’Europa unita, non poteva in alcun modo mancare questo decisivo appuntamento della storia», aggiunge il Professore.
«Con il ministro del Tesoro Ciampi, che da appassionato europeista condivise immediatamente ed in pieno questa scelta – continua Prodi – decidemmo, tuttavia, che, senza un’approfondita analisi dei conti, non sarebbe stato responsabile, e dunque in alcun modo possibile, modificare l’evoluzione della finanza pubblica disegnata dal precedente esecutivo e che, per l’Italia, prevedeva il raggiungimento dei parametri di Maastricht con un anno di ritardo rispetto agli altri paesi europei».
Dopo avere «studiato a giugno e luglio i conti con Ciampi – scrive l’ex premier – arrivai alla conclusione che ce l’avremmo potuta fare». Allora, dieci giorni prima dell’incontro di Valencia con Aznar, «scrissi due lettere identiche, al cancelliere tedesco Helmut Kohl e al presidente francese Jaques Chirac» in cui «comunicavo il fermo impegno del mio governo ad adottare tutte le misure necessarie per portare l’Italia nell’euro sin dal suo avvio». E «il raddoppio a 62.500 miliardi di lire della manovra economica del ’97 fu la traduzione dell’impegno dichiarato nelle lettere».
«L’ingresso dell’Italia nell’euro – conclude Prodi – rimane come uno dei punti più alti della nostra recente storia nazionale»