Il nuovo Prodi professore in TV
Il nuovo Prodi professore in tv
Articolo di Aldo Grasso su Il Corriere della Sera del 13 ottobre 2011
L’ avevamo lasciato in dissidio con il mezzo. Della tv diceva che gli sembrava «una cattiva maestra, diseducativa più che pedagogica, superficiale più che dedita all’ approfondimento, talvolta addirittura prepotente nell’ imporre le sue regole». E la tv ricambiava dicendo che lui, il «mortadella», bofonchiava troppo davanti a una telecamera, al limite della comprensibilità e senza un briciolo di ironia.
Lui è Prodi, il professor Romano Prodi. Lo abbiamo ritrovato in forma, più giovanile di quando è stato costretto a lasciare. All’ Archiginnasio di Bologna, nella stupenda sala dello Stabat mater, davanti a un folto gruppo di studenti italiani e stranieri il professore ha tenuto la prima delle tre lezioni sull’ economia («Il mondo che verrà», La7, martedì, ore 23,10).
Il distacco dalla politica attiva gli ha fatto bene: era chiaro nell’ esposizione, pedagogico quanto basta. Ha illustrato gli scenari mondiali, il futuro degli equilibri internazionali, il ruolo (sempre più marginale) dell’ Europa, degli Stati Uniti e dell’ Asia.
Ha parlato di risorse alimentari e di risorse energetiche («aumenta la popolazione, diminuisce il cibo»). Partendo dall’ ascesa dei grandi Paesi emergenti, ha analizzato l’ attuale instabilità del sistema economico occidentale, la crisi dei debiti sovrani e la strada che ha portato a questa situazione difficile. Si è concesso persino digressioni sulla location: «È emozionante parlare qui, in questa magnifica aula.
Ci sono gli stemmi degli studenti del 500 e del 600, c’ è ancora l’ aria dello Stabat Mater di Rossini e sono tante le memorie che si susseguono». Ha parlato infine dei due grandi mali dell’ Italia: lo spaventoso debito pubblico e la criminalità organizzata (a unire i due universi ci pensa la forte evasione fiscale).
È stata molto brava anche la conduttrice Natascha Lusenti, discreta, preparata, attenta al ritmo della trasmissione. Per una volta, la sua erre alla francese è servita a dare al professore un tocco di malizia e d’ impertinenza.